Assessore Guaitoli come commenta il recente esito delle elezioni amministrative tenutesi in Abruzzo?
Nonostante la vittoria del candidato del Pdl, che rappresenta una sconfitta per la nostra parte politica, il risultato elettorale ha registrato un notevole consenso per l’Italia del valori che si attesta, ora, attorno ad un 15%, in Abruzzo: un risultato impensabile all’indomani delle elezioni politiche del 2006, e quelle più recenti del 2008, a dimostrazione che la cultura, il valore della legalità, il senso dello Stato e la proposta di gestire le risorse pubbliche in modo più oculato e trasparente devono assolutamente essere il primo comandamento per la classe politica: questo è l’insegnamento da trarre dopo le recenti e gravi vicende giudiziarie che hanno visto il coinvolgimento del presidente della regione Abruzzo, esponente del Pd.
In una spassosissima caricatura del brillante Forattini, pubblicata su un quotidiano nazionale, abbiamo visto Berlusconi che lanciava una scarpa in testa a Di Pietro: lei ritiene che candidare un “Dipietrista” alla presidenza della regione Abruzzo sia stato un errore?
No è stato un segnale che, insieme al Pd, abbiamo voluto dare, per indicare che la strada della legalità, della trasparenza e della partecipazione attiva dei cittadini al governo della cosa pubblica sono l’unico percorso possibile.
Penso però che il risultato più preoccupante oltre alla sconfitta elettorale, sia l’inedito e massiccio fenomeno dell’astensionismo da parte dei cittadini: infatti si sono recati alle urne poco più della metà degli abruzzesi, un segnale di allarme che è espressione della disaffezione e delusione rispetto alla politica e che rappresenta un atto di protesta per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto il presidente della Regione Ottaviano Del Turco e la sua giunta.
Nonostante ciò la dura e severa opposizione portata avanti dall’onorevole Di Pietro, leader dell’Idv, tutta incentrata sul rispetto della legalità ( il cui primo capitolo è stata la campagna di raccolta di firme per l’abrogazione del Lodo Alfano) è la strada giusta da percorrere?
Sì, Di Pietro, consentimi l’espressione, ha centrato l’obiettivo: se non si volta pagina, si rischia di perdere il consenso degli elettori che ora subiranno anche le conseguenze di una crisi economica devastante, forse meno grave a Modena che altrove, grazie diversificazione e specializzazione produttiva di tante piccole e medie imprese, che rappresentano gran parte della nostra struttura produttiva e grazie alle banche modenesi che sono sufficientemente capitalizzate.
Inoltre va detto che le nostre amministrazioni comunali e provinciali non lasceranno soli e senza il sostegno delle nostre comunità coloro che perderanno il lavoro per la crisi che stiamo attraversando.
Utilizzeremo al massimo gli ammortizzatori sociali previsti dal sistema di welfare modenese e metteremo a disposizione tutte le risorse disponibili, chiamando l’intera cittadinanza a sostenere coloro che in questo momento si trovano nelle maggiori difficoltà economiche.
Riguardo infine ai recenti scandali giudiziari, voglio ricordare che la responsabilità penale è individuale ed i casi dell’Abruzzo, di Napoli e di Pescara non rappresentano la gran parte delle amministrazioni che agiscono nel rispetto delle leggi.
Il fatto che ci siano casi di corruzione non comporta necessariamente che l’insieme dell’organizzazione cui appartengono sia corrotta, semmai dimostra che i partiti, quali organi di rappresentanza diretta dei cittadini, devono avere più capacità di controllo e di indirizzo nei confronti di coloro che li rappresentano nelle istituzioni.
In Germania, ad esempio, il cancelliere Helmut Kohl, il principale protagonista e fautore dell’unificazione della Germania si dimise dalla sua carica per il coinvolgimento in finanziamenti illeciti al suo partito, che oggi invece esprime il cancelliere Angela Merkel, esponente della Cdu, lo stesso partito di Kohl.
Però a questo punto rispunta il problema, finora mai risolto, anzi rimosso ed accantonato da tutti gli schieramenti politici, dei costi della politica e del finanziamento dei partiti?
Sì, il problema dell’alto costo della politica esiste: i partiti devono contenerne al massimo i costi, adottando il modello Usa di reperire i fondi direttamente presso i cittadini come ha fatto Barak Obama, la cui vittoria è stata, in parte, determinata anche da quei tantissimi contributi da 5 e 10 dollari versati dai singoli c
ittadini, che hanno ridotto il peso delle lobby e delle multinazionali.
Circa la proposta avanzata da Di Pietro di abolire le costose province lei cosa pensa? Tra l’altro l’abolizione delle province, prevista nel programma elettorale del Pdl, è incorsa nel deciso “Niet” di Bossi che nel nord Italia ha creato 7 nuove province con presidente e maggioranza rigorosamente tutti leghisti .
Nel caso dell’abolizione delle province occorre chiedersi quali enti possano assumerne le funzioni come ad esempio, la pianificazione territoriale, la viabilità, i parchi e l’ambiente.
La Regione Emilia-Romagna, a differenza di altre regioni, ha attribuito numerose deleghe alle Province e credo non sarebbe opportuno né efficiente ricondurle di nuovo alla Regione.
Le Unioni dei Comuni, che non sono ancora presenti sull’intero territorio provinciale, sono una risposta alla eccessiva frammentazione.
Per i comuni più piccoli significa poter offrire servizi ed opportunità che sono appannaggio dei soli comuni maggiori, ma certamente le Unioni non risolvono il problema di gestire il territorio provinciale in un’ottica unitaria e solidale.
La stessa dimensione della Provincia, per territorio e popolazione ne fa un’entità di livello adeguato
nel panorama europeo ed internazionale, amministrazioni più ristrette, entro i confini comunali, sono spesso troppo limitate.
La vera forza del nostro territorio è la capacità di rappresentarsi ed agire in rete garantendo a tutti le stesse opportunità di sviluppo e qualità di vita.
Vedremo quali novità proporrà, sul fronte del cosiddetto federalismo e delle autonomie locali, il Ministro Calderoli che intende potenziare il potere legislativo delle regioni: a quel punto dovremo valutare le reali funzioni delle province.
Ad ogni modo sprechi ed enti inutili, a tutti i livelli, devono essere eliminati: già il Governo Prodi, nei suoi due anni di vita, aveva messo mano alla riduzione dei costi della politica e dell’amministrazione statale, per esempio riducendo drasticamente il numero delle comunità montane, cosa di cui adesso nessuno più discute, come se ministri e parlamentari avessero rinunciato ai loro privilegi.
All’opposto, i tagli drastici alle finanze locali, a causa di minori trasferimenti statali ed alle minori entrate dovute alla crisi economica generale, rischiano questi sì di rendere “inutili” gli enti locali, a partire proprio dalla capacità di spesa per investimenti di Comuni e Province.