« Ma è incredibile ! Tre filetti e una. bottiglia di vino, trecento euro!»
« Ma dove credete di essere, all’Enoteca Pinchiorri?»
« È una rapina, una vera grassazione!»
I tre commensali, ritenendo inutile passare a vie di fatto con il cameriere, innocente latore del conto, estrassero imprecando il denaro dai portafogli, cento euro ciascuno, e lo deposero nel piatto. Il cameriere balbettò un «grazie» appena udibile e si allontanò con la massima velocità consentitagli dalla sua delicata situazione plantare.
Consegnando il bottino al principale, fece un succinto rapporto: «Madonnina, sor Vincenzo! Sono furibondi! – e soggiunse – Quelli non li vediamo più di sicuro ».
Il proprietario vagliò per un attimo la situazione e senza indugiare oltre restituì al cameriere cinque biglietti da dieci euro: «Ovvia, riportali a que’ taccagni e di’ loro che c’è stato un deprecabile errore».
Il cameriere si avviò verso il tavolo, dove i tre indugiavano fingendo di fumare una sigaretta prima di andarsene. Lungo il tragitto, lento pede ma svelto di mente, egli pensò che in primo luogo quella era stata una sfuriata senza costrutto, perché i tre signori apparivano allegri e già dimentichi del furto subito; in secondo luogo che li avrebbe messi in imbarazzo, non essendo facile dividere cinquanta per tre; e infine che l’avidità del suo principale gli stava costando la meritata mancia.
Così, con uno di quegli impulsi che risolvono anche i nodi più intricati, intascò venti euro e con un sorriso sfrontato andò a consegnare ai suoi clienti i residui trenta, profondendosi in scuse, peraltro accolte dai tre avventori con un’espressione di sdegnata sufficienza.
La serata procedette come tutte le serate nei ristoranti, fra tavoli e cucina con qualche sporadica puntata alla cassa, ma un tarlo aveva preso a rodere il cameriere.
«Ognuno dei tre clienti, – diceva tra sé e sé -, ha pagato in definitiva novanta euro e quindi tre per novanta, fa dugentosettanta; io ne ho intascati venti, e fanno dugentonovanta; e allora, gli ultimi dieci euro, quelli che mancano a fare trecento, maremma ladra, dove son finiti?»
Mentre i colleghi abbassavano le serrande e spegnevano le luci il pover’uomo era ancora lì, appoggiato a una colonna, con il suo dubbio in mente.
Dove sono finiti realmente i dieci euro mancanti all’appello?
Risoluzione:
Ovviamente il problema è solo apparente: in realtà i trecento euro iniziali non c’entrano più nulla. I conti, trenta euro più i venti intascati, vanno fatti sulla seconda transazione, cioè sui cinquanta euro che il sor Vincenzo aveva detratto dal suo incasso.
Complimenti e congratulazioni a topo 2 che il 24-01-2006 alle 10.48 ha risolto il rompicapo nel modo seguente: Non è vero che mancano 10 € …