La sentenza che obbliga entro il 2023 a mettere a gara le concessioni balneari, è l’ennesima accusa alla politica che in questi anni non è riuscita ad approvare una riforma del settore, anche, ma non solo, per le mille riserve e per il corporativismo degli operatori.
Come succede ad esempio anche con i taxi a Roma.
Il mio timore è che affidare le tante concessioni delle nostre spiagge con un’asta a livello europeo, finisca per limitarsi a chiedere l’affitto più alto, favorendo grandi gruppi internazionali, quando invece la fortuna della nostra Riviera si basa sull’umanità e sul sudore delle famiglie, capaci di creare empatia e servizio ‘umano’ con il turista.
C’è poi la necessità di tutelare chi è del luogo, perché io reputo essere questo un valore aggiunto importante e chi fino ad oggi ha gestito con successo la concessione.
Aggiudicare con asta le concessioni consentirà allo stato di incassare più soldi ed è giusto, ma non basta. Anzi diventerebbe una iattura se spostasse gli utili altrove.
La Sardegna dovrebbe essere maestra in questo.