Governatore e gentiluomo

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Questo  inizio di primavera, colmo di avvenimenti terribili e tensioni preoccupanti, sia in Italia, sia all’estero,  è stato caratterizzato anche da qualche notizia  diciamo, più lieve, se non addirittura boccaccesca. Lieve ovviamente  per chi la notizia l’apprende, dall’ esterno, perché per il protagonista, il governatore di New York costretto a dimettersi per una vicenda di squillo, lieve davvero non è stata. Un personaggio poco simpatico, così fieramente bacchettone e moralista e, invece, così ridicolmente all’opposto nella vita privata.

Eppure, vedere un uomo umiliarsi è sempre spiacevole.

E allucinante mi è apparsa la sua confessione pubblica, con la stoica moglie al fianco, confessione  fatta  per rimettere il mandato e contemporaneamente lavarsi la coscienza,  mettendo in piazza la sua vita privata.

Vita che, tuttavia, almeno secondo il mio pensiero, privata dovrebbe rimanere.

Una scenetta familiare  alla quale, come ha fatto notare una nota attrice comica,[1]mancavano  solo i frugoletti della coppia  che saltellando intonavano una lieta filastrocca sul tema. La considero una forzatura davvero penosa e inutile, un’ulteriore umiliazione per la moglie, quando sarebbe bastato dare le dimissioni da una carica così importante e in vista, e sparire dalla scena politica, ma solo per aver commesso un  reato federale negli Stati Uniti[2].

Non entro nel merito, perché ogni giudizio è comunque passibile di errore, ma il  voyeurismo latente  di una certa  fetta della società, un puritanesimo di facciata, comunque esasperato, vede nella  confessione pubblica di colpe private, nell’umiliazione di un singolo, il modo per punirlo, non solo, trova che questo sia il modo per far sentire tutti gli altri, invece, assai puliti, retti, con le coscienze cristalline.

Una cosa penosa e inutile dicevo… ma, per la serie “al peggio non c’è mai fine” il peggio, almeno secondo me, è rappresentato dalla mossa strategica posta in atto dal successore del governatore, successore che, nel suo discorso di insediamento,  ha pensato bene di rendere edotti, subito,  i cittadini del fatto che sia lui, sia la moglie, avevano già provveduto in passato a fare le loro brave scappatelle. Come dire, “abbiamo già dato, ma non l’ho tenuto nascosto. Quindi  non perdete tempo, pensando di  potermi scalzare di qua per qualche affaruccio di sesso.”

Perché alla fine, sempre e solo di questo pare si tratti, e tutto viene rinnegato, come se non esistesse la possibilità che a determinare azioni o scelte magari imperfette, ci sia qualcosa di meno prosaico, ci sia  una motivazione più profonda, qualcosa  della quale non vergognarsi così totalmente.

Questo lo trovo ancora più meschino e triste, più ancora del fatto che, fresco di nomina, il neo governatore si preoccupi di mettere al sicuro la carica ottenuta, confessando, prima ancora di venir accusato, privilegiando la poltrona insperatamente capitatagli sotto le terga. Poltrona per difendere la quale disinvoltamente rinuncia a mantenere il riserbo su certe vicende, come un gentiluomo avrebbe dovuto fare, almeno per proteggere la moglie.

Evidentemente vale di più la poltrona.

La vita privata degli eletti dal popolo, quando non  sconfini in comportamenti contro la legge, non ci deve riguardare, perché sono cittadini  come gli altri, con le loro debolezze e i loro errori. Dei quali devono dar conto solo se sono in contrasto rispetto alla Legge.

Ciò che appartiene alla sfera privata, come potrebbe essere un’avventura, una scappatella, parole che trovo orribili, oppure un grande amore, nato fuori da un rapporto legale come il matrimonio, deve rimanere privato. Conoscere le vicende private altrui, non serve certo a farci sentire bravi e buoni,  tantomeno è giusto ergersi a giudici di chicchessia.

Ciò che non è reato per la  legge, quand’anche fosse una colpa per l’etica, non rientra nella nostra sfera di giudizio.

Ma  ci farebbe piacere  che i nostri politici (quelli importanti, quelli blasonati, non solo  certi “peones” piccoli e maldestri come Cosimo Mele) fossero colpevoli, se proprio, di queste scappatelle,  piuttosto che di altre gravi  mancanze, ma che, soprattutto, avessero il buongusto di dimettersi, qualche volta.



[1] Luciana Litizzetto, solitamente piuttosto sguaiata e sopra le righe, ma qui decisamente divertente.

[2] Per il ‘Mann Act’ del 1910, chi attua o permette di trasferire prostitute da uno stato all’altro commette un reato federale.

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