Matteo Salvini e Giorgia Meloni, uno al governo l’altra all’opposizione, trovano unità di intenti a livello internazionale nel firmare l’appello delle destre contro un superstato europeo che porterà – così sostengono – a una crescente cessione di sovranità dei singoli Stati membri; sono in compagnia dell’ungherese Viktor Orban e di altri rappresentanti di quella destra che vuole “”basarsi sulle tradizioni, sul rispetto della cultura e della storia degli Stati europei, dell’eredità giudaico-cristiana”” e sui valori della “”famiglia e dell’unità delle nazioni””.
Stupisco di quel ‘giudaico’ che avrà fatto venire l’orticaria alle frange estreme della destra e mi domando cosa si intenda per ‘unità delle nazioni’, se ognuna fa quel che vuole. La cooperazione europea sta vacillando non per un disegno delle forze radicali, come loro scrivono, ma proprio per quell’unità che in realtà è soltanto mediazione dei diversi interessi, quindi lunga, inefficace e sempre fuori tempo massimo.
Il segretario del Pd Enrico Letta punta il dito contro la firma del documento “”Non si può stare allo stesso tempo con l’europeismo e con Orban. Non si può essere sostenitori insieme di Draghi e di Orban. Semplicemente, non si può”. “”L’alleanza dei sovranisti di Salvini e Meloni ha due primi ministri, Orban e Morawiecki. Sono gli unici due che l’anno scorso hanno messo il veto a Next Generation Ue al Recovery Plan che salva l’Italia. Solo la determinazione degli altri 25 li ha poi battuti””
La replica non si è fatta attendere. Lorenzo Fontana: “”Letta può stare sereno: i suoi socialisti sono stati alleati di Orban per anni e fino a pochi mesi fa, visto che il leader ungherese faceva parte del Ppe”; veramente il Pd fa parte del Gruppo dei Socialisti e Democratici, ma il nodo della questione è un’altra: l’inattendibilità di Matteo Salvini, perché le sue dichiarazioni sono sempre fresche di giornata, ma quello spazio durano. Non so se alla lunga sarà vincente; la crescita costante e coerente di Fratelli d’Italia parrebbe indicare il contrario.
Sono diverse le posizioni della Lega che ondeggiano nel suo volere essere di lotta e di governo; ad esempio perché un partito di governo ha bisogno di indire un referendum per modificare le leggi sulla magistratura? E’ l’ammissione di non contare o di non essere capaci di proporre e portare avanti riforme.
Può anche darsi, nell’Italia fatta a modo suo, che Salvini risulti credibile nonostante il palleggio con-contro, lui che esprimeva: “”solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che, invece di essere ringraziati, vengono indagati“” a proposito delle indagini sui tristi fatti avvenuti nelle carceri italiane. I video mandati in onda in questi giorni confermano mille motivi per indagare quelle donne e quegli uomini, così come la necessità di indagare i loro comandanti. E così Salvini svicola: “Chi sbaglia paga, soprattutto se indossa una divisa. Questo non vuol dire però infamare e mettere a rischio la vita di quarantamila uomini e donne della penitenziaria che rendono questo Paese più sicuro. La giustizia faccia il suo corso, e se ci sono stati abusi vanno puniti». Nessuno stava infamando le donne e gli uomini dei penitenziari; lui però difendeva a priori proprio quelli che stanno rivelandosi ‘infami’.