Gli alunni più problematici sono quelle bande di bulletti…

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Siamo andati a colloquio da una professoressa di un liceo scientifico. Con lei abbiamo provato a capire quali sono stati i cambiamenti degli ultimi anni, sia nei giovani ma soprattutto nel mondo scolastico. E il quadro che emerge è tutt’altro che rallegrante.

Professoressa Zaira, da quanto tempo insegna?

 

Sono entrata di ruolo nel 1978, prima tante supplenze e una discreta conoscenza delle problematiche della scuola. Sono insegnante di italiano presso un liceo della Provincia.

 

Andiamo subito al punto: si dice che questi giovani sono diversi e forse più pericolosi.

 

Non so cosa si intenda per diversi, io direi che sono più svelti mentalmente. La tecnologia che ha preso il sopravvento negli ultimi dieci anni ha velocizzato il mondo. Io ricordo, tanto per dire, gli attuali trentenni. La voglia di andare a scuola era la stessa che riscontro adesso, ma per quella generazione c’era la necessità e la voglia comunque di emergere. I ragazzi di oggi invece mi sembrano tutti molto più allineati e diventa ben più importante avere il telefonino di ultima generazione piuttosto che conoscere i rudimenti di una materia. Ma quando devono pensare hanno sviluppato una metodologia che non è paragonabile a quella di vent’anni fa. Sono schematici e veloci come un computer. Lo stesso computer che ormai è parte integrante della loro vita extrascolastica.

 

La colpa è anche un po’ vostra?

 

Senza dubbio anche la scuola ha perso un po’ della sua autorevolezza. Come insegnanti ci siano dovuti scontrare con limitazioni sempre maggiori per quanto riguarda l’educazione dello studente. Un buffetto alle elementari non ha mai fatto male a nessuno, adesso invece non puoi neppure pensare di darlo. Le bocciature erano comunicate ai genitori e loro stessi erano d’accordo sul da farsi anche per il bene del figlio. Adesso sento che in tante scuole la parola d’ordine è promozione, anche per far aumentare gli iscritti.

 

Che cosa comportano più iscritti?

 

Più finanze da impiegare e maggior visibilità sul territorio. Non dimentichiamo un aspetto determinante: negli ultimi anni i tagli alla scuola pubblica sono stati enormi. E non voglio che questo mia sfogo sia visto come un piagnisteo tipico del dipendente pubblico. A volte ci troviamo anche senza carta per le fotocopie. Senza poi sminuire l’ormai cronico tam-tam dei precari. Qualcuno accetta il posto e poi non si presenta andando in malattia innescando l’alternanza dei supplenti. Come si fa a dare delle certezze ad uno studente se vede che nella stessa materia rischia di avere quattro professori in un anno? Sarebbe doveroso fare chiarezza.

 

Quali sono i suoi suggerimenti per il futuro della scuola pubblica?

 

Lo dico da quasi pensionata: vorrei vedere un ringiovanimento del corpo docente. Le nuove leve, cioè chi ha già fatto diverse esperienze, sono più portate a confrontarsi con i giovani d’oggi. Se un mio studente mi parla di Msn o musica da scaricare da internet io non so nemmeno da dove partite. E’ necessario che studenti e professori trovino punti di contatto anche per instaurare un rapporto di fiducia che porta poi risultati in ambito concretamente scolastico ed educativo.

 

Come ci si comporta con gli studenti stranieri?

 

Questa sarebbe più una domanda da elementare o medie. Da noi i ragazzi arrivano e sono per la maggior parte già integrati nel sistema sociale e culturale. Sinceramente, gli alunni più problematici non sono gli extracomunitari, bensì quelle bande di bulletti in cui convergono sia i figli dei ricchi che i ragazzi che vivono nelle case popolari. Non c’è distinzione di ceto e capire quali sono i loro disagi diventa ancora più difficoltoso. Una volta sapevamo che i figli degli operai la vedevano in un modo e quelli dei borghesi in un altro. Punto. Ora le dinamiche si sono profondamente modificate e anche noi facciamo fatica a trovare gli strumenti necessari per combattere, passatemi il termine, queste forme di rigetto verso l’autorità.

 

Ultima domanda. Voglio una risposta sincera. La riforma della Moratti le è piaciuta?

 

Non sono mai stata una catastrofista. Ci sono scelte giuste e sbagliate. L’introduzione dell’informatica e della doppia lingua straniera già alle elementari mi pare una buona idea, poi però ce ne sono altre contestabili. E quelle sono già emerse in tutta la loro forza durante gli scioperi della scorsa legislatura. 

 

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