Tempo fa una gentile commentatrice,
Devo a
L’altra sera, dopo averlo allettato, promettendogli di cucinare il piatto che predilige, ho provato a sondarlo circa il significato di quell’allusione agli affarucci.
Sarà stato per via della leccornia che ho preparato, o, più probabilmente, per via dell’eccellente
– Avrai sicuramente letto sui giornaloni, in occasione della visita di Ingrid Betancourt, che il governo colombiano ha denunciato, prove alla mano, la collusione di esponenti comunisti italiani di rilievo con le FARC. Le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), come saprai, sono una organizzazione para-francescana, pacifica, multicolore, rivolta al bene del prossimo, bollata da quegli imbecilli dell’ONU come “organizzazione terrorista”. L’articolista del
– Scusa Ugolino, – chiedo timidamente dopo il suo silenzio – non credi che se fossero provate le collusioni fra il Prc e le FARC, la magistratura italiana sarebbe già tempestivamente intervenuta per rilevare, accertare e condannare il reato, penalmente rilevante, di sostegno e di complicità con un’organizzazione terroristica, altrimenti rischierebbe a sua volta di essere di essere incriminata di omissione o, peggio, di correità?
Prima mi ha folgorato con uno sguardo carico di indicibile commiserazione, poi ha cambiato decisamente argomento, lasciando che alcune domande continuassero, rimbalzando, a percuotere la mia mente:
° Perché nessuno fra i dipendenti dell’apparato giudiziario ha indagato e indaga sulle collusioni dichiarate, provate e accertate anche dal governo colombiano, fra la sinistra arcobalena comunistoide e il terrorismo (non solo colombiano, naturalmente)?
° Perché su tali compiacenti connivenze, ormai di pubblico dominio, qualcuno fra i dipendenti del suddetto apparato non fa almeno finta di indagare, tanto per giustificare, almeno in parte, il lauto stipendio percepito proprio per indagare, accertare e condannare anche i reati di terrorismo internazionale e nazionale?
° O forse non si “apre” neppure la fatidica “inchiesta”, destinata comunque ad insabbiarsi come le tante, troppe altre riguardanti il mondo comunistoide, perché s’intende prestar fede ai signori del Prc (tali Ferrero P. e
° O si deve supporre che l’apparato giudiziario è (non “sia”: “è”) composto in parte da impiegati e funzionari, dipendenti della pubblica amministrazione, che persistono nell’esigere “l’indipendenza” dell’apparato stesso e, quindi, anche personale, mentre in realtà costoro sono di fatto dipendenti e subalterni dell’area politica comunistoide, che, per conseguenza, risulta essere perennemente intangibile e non indagabile?
° Tutto ciò non significa che la pretesa “indipendenza” dell’apparato e dei suoi adepti si traduce ispo facto in una irresponsabile, sconfinata licenza di fare e disfare ciò che meglio aggrada a sé stessi e a chi, pilotando inchieste e quant’altro, dispone che così sia, senza doverne rendere conto a nessuno?
° È azzardato supporre che la sbandierata ”indipendenza” dell’apparato giudiziario, ove di fatto albergano numerosi pubblici funzionari dipendenti e subordinati all’area comunistoide, non sia solo una “dipendenza” di pura matrice ideologica, elemento che di per sé sarebbe già sufficiente, in una nazione civile, a disporne la radiazione immediata, ma anche di natura diversa, diciamo più “articolata”?
° Fino a quando i cittadini, o, se si preferisce, il popolo sovrano, dovrà o potrà tollerare un simile stato di cose?
Senza che me ne rendessi conto, dopo aver conversato blandamente sugli eventi napoletani connessi al campionato di calcio ed altre faccende consimili, tra un calice ad un altro di
[1] Bice n° 139 “La fiaccola ardente” commento di
[2] Trattasi di Repubblica
[3] Inutile specificare “italiana”: è un privilegio solo nostro.