La presidenza di Barack Obama aveva promesso cambiamento. Uno ovviamente può legittimamente chiedersi se il cambiamento sia sempre e comunque benefico, ma non vi è dubbio che gli americani nelle elezioni presidenziale del 2008 gli avevano dato un chiaro mandato perché desse una svolta.
Otto anni di presidenza repubblicana, sette anni di guerra in Afghanistan, 5 anni di guerra in Iraq, la crisi economia del 2008 avevano convinto gli americani che il partito repubblicano non fornisse la risposta adeguata alle esigenze, ai sogni, alle speranze del paese.
Gli americani volevano un paese più attento alle questioni ambientali, più pacifico, e più equo nella redistribuzione della ricchezza.
Negli ultimi mesi la popolarità di Obama è calata vistosamente, solo il 40 % degli americani sembra approvare l’operato della sua presidenza, e su molte questioni (economia, crisi di bilancio, etc.) l’azione del governo Obama viene bocciata a stragrande maggioranza. In condizioni normali un tasso di approvazione così basso si traduce poi in una sconfitta elettorale.
Ma queste non sono condizioni normali. L’elettorato americano non è entusiasta di quello che fa Obama, ma preferisce che alla guida del paese ci sia lui piuttosto che un repubblicano. Nell’ultimo rilevamento fatto dall’Istituto Gallup ai primi di agosto, è stato chiesto agli elettori chi avrebbero scelto fra Obama e un candidato repubblicano e la risposta è stata largamente favorevole ad Obama. Il 45% degli elettori voterebbe per Obama e il 39% voterebbe per un generico candidato repubblicano.
A metà agosto, un nuovo sondaggio ha chiesto agli elettori americani per chi voterebbero fra Obama e Perry, Romney, Ron Paul e la Bachmann. Il risultato è che Obama batterebbe Romney e Ron Paul di un punto, Perry di 4 e la Bachmann di 5.
L’istituto Gallup commenta questo risultato dicendo che la percentuale di americani che voterebbe per Obama è superiore a quella che approva il suo operato. Perché evidentemente gli americani temono che le politiche perseguite dai repubblicani possano essere pure peggiori di quelle perseguite da Obama. Per cui Obama rischia di essere rieletto più per i demeriti altrui che per i meriti propri.