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Non amo gli uomini di sinistra in generale, salvo rari casi. Discutendo con i loro rappresentanti o simpatizzanti immagino la sensazione che hanno provato le persone guardando una distesa di neve in un gulag della Siberia, dietro ad un filo spinato. Il nulla. Campi di concentramento sparsi nello sterminato territorio russo che ancora adesso i vecchi compagni ricordano con piacere e che chiamavano il paradiso rosso. In effetti, l’uomo, guardando nell’infinito, si chiedeva: – Che cosa ho fatto per meritare tutto ciò? -. Niente, soltanto avere avuto la sfortuna di non volere mettere il cervello o, meglio, il proprio libero pensiero al servizio di un gruppo di persone. Altri accettarono, vuoi per convinzione, vuoi per opportunismo o per la paura di finire a guardare nel vuoto della tundra siberiana. Partendo da questo presupposto io non vedo nessuna differenza tra le due sinistre: quella passata e quella presente. Tutte e due cercarono, e cercano di cambiare il mondo. Gli usi e i costumi con cui siamo nati e con i quali vorremmo anche morire. Certo! Non tutto è perfetto, ma preferisco questo malato sistema al fatto di dovermi prostrare verso la Mecca o di vedere il velo in testa a mia moglie. Tornando a bomba, i nipotini di Stalin nostrani ci sono andati vicini a vedere l’affermarsi del loro magnifico e, quanto mai rosso, paradiso terrestre sorretto dalle baionette delle guardie bolsceviche. La sorte benigna però ci ha risparmiato. Non ebbero la stessa fortuna milioni di persone dell’Europa dell’Est, e forse anche per questo erigono muri e schierano soldati alle frontiere. Questo è un periodo della storia, che la maggioranza delle case editrici del nostro paese tiene a evitare, quasi fosse una sorta di favoritismo alla sinistra italiana. Tale atteggiamento mi porta a fare paragoni con il modo di farci digerire quella che possiamo definire tranquillamente, invasione. Certo, se fossimo ancora in quegli anni, sarebbe tutto più facile. Allora all’Est i sovietici riempirono i treni di non allineanti al nuovo corso e li mandarono a fare compagnia a quelli russi. Adesso, i sovietici nostrani, si servono dei così detti migranti per imporre le loro idee. Una rivincita tardiva, che può solo mettere definitivamente fuori gioco l’Italia dal contesto europeo. Però, non credano i progressisti che hanno a disposizione tutti gli organi d’informazioni, quali stampa, televisione, scrittori e comici che sono stati allevati per anni nel loro seno, di vincere facile. Sta però, alla così detta destra politica, cercare di inserire, partendo dal più piccolo paese fino alla più grande città, persone culturalmente preparate che parlino agli italiani e controbattano i “trinariciuti” (termine tanto caro a Guareschi) della sinistra. Una sorta di ritorno ai Comitati Civici di Luigi Gedda nel 1948. Questa volta, però, senza i preti cattolici. Purtroppo, in gran parte sono passati armi e bagagli dall’altra parte! Salvo, una schiera di refrattari vandeani.