di Alberto Venturi Se fossi uno straniero, non sceglierei Modena per arricchire la visita a Expo; preferirei Venezia, Firenze o Roma; se fossi un Italiano che abita da Firenze in giù potrei pensare a una deviazione dall’autostrada per un pellegrinaggio nella Terra delle Rosse, più facilmente un mordi e fuggi che un soggiorno. Se fossi un turista in Riviera, stanco di scendere in spiaggia o bisognoso di un’alternativa a nuvole invadenti, inserirei senz’altro, nei miei orizzonti, la Ghirlandina, il mito Ferrari e la terra di Pavarotti, attirato dai profumi di una cucina esclusiva e insieme popolare. Ovvero: spero di sbagliarmi, ma non credo nell’Expo portaturisti a Modena; confido fermamente invece nelle potenzialità ricettive della nostra terra e riconosco all’esposizione universale il merito di avere smosso le istituzioni locali, da troppo tempo sonnecchiose all’ombra del proprio campanile. Finalmente si è visto qualche impegno condiviso, come il Ferrari & Pavarotti Land, o Ceramicland e Terra Maestra nel distretto ceramico. Con qualche avvertenza: se Expo è il fine, stiamo spendendo inutilmente tempo e risorse (o quasi); se invece Expo è l’occasione di un cantiere permanente e permanentemente in corso, allora i frutti non mancheranno. Quanto tempo, a livello provinciale e regionale, si è dovuto lavorare, pubblico e privato, per fare conoscere e valorizzare l’enogastronomia delle nostre terre, conquistandole finalmente quel ruolo di eccellenza assoluta che merita? Molti, molti anni! Prima di tutto è stato un percorso di crescita e di consapevolezza culturale; abbiamo una cucina esclusiva perché l’abbiamo recuperata per noi, l’abbiamo tornata a fare nostra, è parte del nostro stile di vita e ne connota la qualità. Non solo la cucina. Io, che sono di Fiorano, ho vissuto la riscoperta e il recupero del Castello di Spezzano, delle Salse di Nirano, della Basilica della Beata Vergine del Castello. La ‘scoperta’ della nostra industria ceramica come cultura, oltre che come attività economica. Lo abbiamo fatto non pensando al turismo, ma per la necessità di bilanciare l’industrializzazione troppo veloce e troppo caotica che rischiava di trasformare la comunità in una periferia indistinta. Lo abbiamo fatto per noi Fioranesi; l’aspetto turistico è venuto dopo. Quindi una seconda avvertenza: non si può e non ha senso costruire una Cinecittà di cartapesta in nome del turismo (vedi parco a tema); ha invece senso strutturare una offerta di accoglienza che consenta di fruire e di scoprire le ricchezze del nostro territorio, trovando risposte facili e convenienti in termini di logistica, di mobilità, di percorsi, di informazioni. In conclusione: benedetta Expo che ci offre l’opportunità di scoprire noi stessi e di strutturare un’accoglienza capace di rendere appetibile la nostra terra per i turisti e così accogliente che li inviti a tornare. Ma è una opportunità; vedremo se sapremo coglierla. Ci riusciremo se, ad esempio, dietro i grandi giganti come Ferrari e Pavarotti sapremo sviluppare la cultura che ha rappresentato il loro trampolino e il costante punto di riferimento. |
di Gianni Galeotti A tre settimane dall’avvio dell’EXPO è chiaro, anche senza numeri ufficiali, che le propagandate opportunità di business e di promozione turistica per il sistema Paese nel suo complesso, e per i territori come quello modenese in particolare, che l’esposizione universale di Milano avrebbe dovuto portare, si stanno in realtà riducendo a ben poca cosa. L’Expo, ad oggi, sembra funzionare a Milano e per Milano, mentre i territori che auspicavano di guadagnare qualcosa intercettando turisti disposti magari a prolungare il soggiorno in Italia allettati dell’offerta regionale e provinciale devono già iniziare a ricredersi. Modena ne è l’esempio con il suo Discover Ferrari – Pavarotti Land. Dopo un roboante anticipo promozionale, con schiere di giornalisti a bordo e foto nei luoghi simboli del tour, nessuno ha più sentito parlare, promuovere, e tantomeno dare numeri, sull’utilizzo della navetta bus del circuito in grado di collegare MEF, Galleria Ferrari, Casa Pavarotti e Palazzo Ducale di Sassuolo. Eppure, dopo decenni di immobilismo nel campo della promozione turistica e del marketing territoriale, Modena aveva, anzi ha, un progetto forte, ben ideato e realizzato. Peccato che questo progetto sia nato solo a pochi mesi dall’EXPO. E questo fa arrabbiare, e parecchio. Perché fa anche di un buon progetto, un’occasione persa. La Ferrari ha una storia a sé ed i numeri della galleria di Maranello sono sempre stati e continueranno ad essere alti anche fuori dal circuito EXPO ma il resto no. Se non fosse stato per Nicoletta Mantovani e la sua decisione di aprire le porte della casa del tenore, Modena non avrebbe avuto nulla per ricordare Pavarotti per ricambiare ciò che di grande l’artista ha fatto per la propria città e per attrarre i suoi fans internazionali. Nemmeno un busto da fare visitare a qualche turista assetato di respirare o bramoso di toccare qualcosa di lui. Da sempre, nonostante i milioni di euro spesi in società di consulenza, le istituzioni modenesi non hanno mai saputo o voluto investire in un progetto territoriale e turistico di respiro internazionale, degno di chiamarsi tale, capace di fare conoscere al mondo, in modo strutturale e capillare, ciò che di grande ha e ciò che di eccellente può offrire. Dal 1997 Modena è sede di un sito Unesco, patrimonio dell’umanità, con la sua Piazza Grande, la sua Ghirlandina ed il suo Duomo, ma non ha saputo, ed evidentemente voluto, vendere nemmeno questo. La realtà è che Modena, a livello istituzionale, ha sempre chiuso, anziché aprire, le porte dei propri tesori, ha sempre tenuto nascosto, anziché promuovere, le proprie eccellenze culturali. Dalla Galleria Estense alla biblioteca, con tanto di Bibbia di Borso d’Este, solo per fare un altro esempio. Da troppi anni, Modena e la provincia, non solo non hanno valorizzato quanto già c’era e che il mondo ci invidia. No solo hanno chiuso ma non hanno saputo nemmeno mettere in rete quanto già c’era. E non basta svegliarsi a tre mesi dell’EXPO, cosa è che è successa, per recuperare venti anni di cose non fatte. Non basta avere finalmente un buon progetto perché questo viva di vita propria, senza essere collegato realmente, in termini promozionali, non solo con Milano ma con tutto il mondo, magari attraverso i tour operator. A Modena abbi |