Euro: !?!

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Dove andrà l'euro senza l'Europa? Dove può andare una moneta senza Stato? Amare considerazioni sull'incerto destino di una moneta in cerca di uno Stato: uno scenario surreale che ricorda tanto “I sette personaggi in cerca di autore” di Pirandello. Articolo di Giulia Manzini

“Da ormai otto anni i cittadini di 15 Stati europei (con la recente aggiunta di un sedicesimo: Cipro) spendono una moneta, cui, caso unico al mondo, non corrisponde alcuno Stato”.

Questo l’incipit dell’editoriale di  Marcello De Cecco comparso sull’ultimo numero della rivista italiana di geopolitica Limes”. Una situazione anomala che occorre “normalizzare” il più presto possibile, visto che ogni moneta è tra le massime espressioni della sovranità di uno Stato.

E’ bastata infatti una crisi finanziaria greca (paese che produce solo il 2% dell’intero Pil dell’Unione Europea), l’attacco  speculativo e un crollo delle borse di tutto il mondo, per mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’euro. Ma come? Per salvare la grandi banche sono stati spesi miliardi di euro dal terribile ottobre 2008 fino ad oggi, mentre durante le ultime settimane troppi paesi della Ue, Germania in testa, hanno esitato a salvare un paese come la Grecia abitata solo da 11 milioni di abitanti? “Oggi più che mai – continua  De Cecco – l’euro, figlio del timore francese per la riunificazione tedesca, sconta le mille contraddizioni di un’ Unione Europea geopoliticamente acefala.

La crisi greca spaventa tutti, ma, alla fine, ci siamo accorti che le chiavi del potere decisionale sono nelle mani della Germania. Il paese che, per ottenere l’Ok dalla Francia alla riunificazione, ha dato, in cambio, al resto d’Europa il fortissimo marco tedesco. Obama, non a caso, ha telefonato di persona alla Merkel e non ad altri per convincere la cancelliera a salvare la Grecia dal default e, di conseguenza l’intera Eurolandia dopo il crollo di tutti i listini in borsa della scorsa settimana. In fondo è giusto salvare uno stato membro della Ue come la Grecia (anche se falsificare i bilanci è frutto di una logica levantina assai riprovevole), culla dell’intera cultura occidentale. A pochi forse è venuto in mente l’antico adagio latino: “Graecia capta ferum victorem cepit”. La Grecia conquistata dai romani ingentilì, conquistò a sua volta e rese meno rude, grazie alla sofisticata cultura, il suo stesso vincitore. Forse è davvero venuta l’ora di pagare il conto. Ed oggi, vale anche la pena ricordare che il sommo poeta romantico Lord Byron perse la vita a Missolungi, in Grecia, nel 1824, a sostegno della guerra di indipendenza greca dall’impero ottomano. E come dimenticare che, alla medesima sorte, andò incontro il patriota e rivoluzionario italiano Santorre di Santarosa che trovò la morte in battaglia, sempre in Grecia nel 1825? Dunque, in breve. Fuori dai denti. Tutti gli attori e comprimari dello psicodramma terrificante (o psico- dracma?). Merkel, governi europei, fondo monetario internazionale (leggi: Usa) date loro i soldi per salvarsi dalla bancarotta. In fondo, la filosofia ce l’hanno insegnata loro. Parimenti la poesia, la storia, ecc. E Kant ed Hegel sono in fondo eredi di Aristotele e di Platone. Suvvia, siamo generosi: l’attuale debolezza della divisa europea sarà pure poco autorevole, ma potrà essere la premessa di una ripresa dell’export dei paesi della Ue. Infine, se l’Europa continuerà ad essere quasi una mera “espressione geografica” e non politica, l’euro continuerà ad ammalarsi. Insomma basta con la demagogie delle piccole patrie tanto in voga oggi. Rileggiamoci la grande lezione dei padri fondatori dell’europeismo Schumann e De Gasperi. D’ora in poi o la politica degli stati membri della Ue diventerà un percorso condiviso e duraturo (guidato però da chi giustamente ha i bilanci più in ordine vedi Germania) oppure ci ritroveremo di nuovo a pregare davanti al capezzale dell’euro senza sapere a che santo votarci. Non a San Geminiano, ma questa volta a San Benedetto da Norcia, protettore dell’Europa.

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