Etica e dovere di cronaca

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Il dovere di cronaca, sacro in ogni latitudine, situazione e accadimento, negli eventi bellici è ancora più importante e giornalisti e fotografi di guerra svolgono un ruolo insostituibile e prezioso. Scuote le coscienze, tuttavia, il sospetto che i fotografi internazionali, tempestivamente presenti a documentare i massacri efferati, fossero già a conoscenza della strage imminente della quale tutti erano all’oscuro.

E’ ormai la prima notizia in ogni notiziario: dopo l’attacco sferrato da Hamas a Israele, tutto il mondo con crescente preoccupazione assiste al conflitto che ne è scaturito con i suoi infiniti orrori. Ciò che sappiamo, lo dobbiamo al lavoro, insostituibile e prezioso, dei giornalisti che, nei luoghi teatro di guerra, in ogni parte del globo, acquisiscono notizie, intervistano, raccolgono  testimonianze, riportano  comunicati… aggiornandoci su tutto  quanto  accade. Le notizie, sulle azioni dell’una e dell’altra parte, sono corredate da filmati e immagini, talvolta così raccapriccianti da non essere trasmettibili ma che sono e rimarranno testimonianza inconfutabile oltre che futura memoria.

Come in qualsiasi altra attività umana, anche in questa nobile professione non siamo certo tutti uguali; ci sono grandi alberi, arbusti, piccoli cespugli o modesti fili d’erba… ma tutti fanno il loro dovere.  Fuor di metafora, tutti i giornalisti che svolgono con rettitudine e competenza il proprio lavoro meritano rispetto, grandi o piccoli che siano ma, innegabilmente, è più facile scrivere un pezzo nella quiete del proprio studio piuttosto che incalzare di domande un uomo politico, guadagnando a fatica spazio fra decine di altri colleghi e uomini della scorta e i curiosi…tanto per fare un esempio banale.  Figuriamoci quanto meno facile sia reperire le notizie sotto un bombardamento, o nell’infuriare della battaglia. Non è da tutti svolgere il proprio lavoro in zone a rischio, condividendo i pericoli e i disagi di qualsiasi combattente. A questo si aggiungono elementi come l’ambizione personale, il maggior guadagno, la ricerca dello scoop.

Il dovere di cronaca, sacro in ogni latitudine, per qualsiasi situazione e accadimento, per quanto riguarda gli eventi bellici è ancora più importante e giornalisti e fotografi di guerra svolgono un ruolo insostituibile e prezioso. Scuote le coscienze, tuttavia, il sospetto che i fotografi internazionali, tempestivamente presenti a documentare i massacri efferati, fossero già a conoscenza della strage imminente della quale tutti erano  all’oscuro.
In pratica, il 7 ottobre 2023 i miliziani di Hamas avevano al seguito fotografi che lavorano per colossi come la  CNN, AP, Reuters… garantendo  scoop e servizi assolutamente imbattibili ma non è  questo, il problema:  tutti gli inviati di guerra sono  accanto  ai soldati  e documentano  quello che vedono ma l’attacco al kibbuz, con gli innominabili  atti di barbarie che ne sono  seguiti, è un attacco  terroristico  nei  confronti  di civili inermi, non è una normale ( ahimè) azione di guerra in cui  soccombono militari e anche civili ma in cui le parti  sono entrambe in grado di fronteggiarsi. Quella del 7 ottobre non è un’azione di guerra ma terrorismo. Il fatto che circolino poi filmati con un fotografo in moto che brandisce una bomba a mano e  foto che immortalano un altro dei fotografi, Hassan Eslaiah, abbracciato ad un leader di Hamas, Yahya Sinwar, è sconcertante.

A questo proposito, Nitzan Chen, direttore dell’ufficio stampa del governo israeliano ha chiesto ufficialmente spiegazioni all’ Associated Press, alla Reuters, alla CNN e al New York Times,  sulla presenza a Gaza e Israele di fotografi freelance durante  l’attacco, fotografi che hanno poi venduto loro le immagini del massacro  ad opera di Hamas.  

E un atto  di terrorismo, del quale si conosca la progettazione, in teoria  impone che ci sia una scelta, con il sopravvento dell’uomo sul giornalista. Essere al corrente di un simile massacro e limitarsi a documentarne l’atroce svolgimento, non è accettabile, neppure nella nostra società, nella quale la sensibilità etica progressivamente si sta atrofizzando.

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3 risposte

  1. La deontologia professionale non è un optional.
    Qualche giorno fa Enrico Mentana, giornalista di cui ho grande stima, ha pubblicato foto dell’attentato terroristico posto in essere da Hamas il 7 ottobre.
    Foto raccapriccianti per stomaci forti.
    A sua giustificazione ha affermato testualmente: “Ognuno può pensare della guerra di Gaza quel che vuole, siamo in un paese libero. Si può leggere perfino che Hamas ha compiuto solo un gesto di autodifesa con la mattanza del 7 ottobre, che ha scatenato questo conflitto armato. Ma una cosa non accetto: che si metta in dubbio quel che è accaduto quella mattina, a partire dall’omicidio di bambini che dormivano nel loro letto, e dall’esecuzione di massa dei ragazzi che partecipavano al rave party. Chi fa il mio mestiere ha visto immagini che mai potrà dimenticare. Lo squallore intellettuale di chi dice “stai inventando, fuori le prove” qualifica solo la bassezza umana di persone incapaci di dire quel che pensano davvero: “hanno fatto bene”. Ho scritto subito, e confermo, che una reazione che colpisce anche la popolazione civile di Gaza diventa vendetta e non più giustizia. Ma tutto questo non accadrebbe senza quel pogrom di 37 giorni fa, che oggi si tenta in tutti i modi di relativizzare, o addirittura di confutare.”
    Io penso che nessuno abbia dubitato di quell’attentato terroristico e non c’era bisogno di pubblicare le foto del terribile massacro per dimostrare che i morti ammazzati erano veri.
    Quelle foto sono state veicolate sui social e l’universo mondo ne ha preso visione.
    Se è vero com’è vero che nessuno si sogna di difendere la strage di civili posta in essere da Hamas mi vien da pensare che la pubblicazione delle foto sia stata fatta per giustificare poi Israele nella sua reazione all’attentato.
    Reazione che si sta trasformando in un strage a tappeto dei palestinesi residenti nella striscia di Gaza: uno sterminio di massa che sta facendo impallidire persino la pulizia etnica di Hitler che portò al massacro di oltre 6 milioni di ebrei.
    Israele non può massacrare tutti i palestinesi per fare un torto ad Hamas.
    Sono sempre stato dell’avviso che sulla faccia della terra ci sia una sola razza: quella umana.
    Non accetto l’idea dell’antisemitismo e non accetto l’idea del massacro di civili, che sono tutti esseri umani , sia quelli appartenenti al popolo eletto ( da chi? Perché ? Mi chiedo in quanto miscredente ) sia quelli appartenenti al resto del mondo che quotidianamente vengono sterminati nel corso dei 57 conflitti in essere sul pianeta Terra in questo momento .
    Io ho impressione che la deontologia professionale dei giornalisti sia andata a farsi friggere, sacrificata sull’altare dello scoop e dell’audience.
    In un momento di crisi dell’editoria, quando una testata dopo l’altra è costretta a chiudere a causa dei conti drammaticamente in rosso, per di più senza poter più contare sulla stampella del finanziamento pubblico a reggere in piedi un’azienda ormai economicamente collassata, si inventa ormai tutto pur di rimanere a galla.
    Anche se il rischio è la disinformazione e la bufala , l’importante è che il messaggio attiri l’attenzione del lettore.
    L’importante è fare sensazione ! L’importante è che se ne parli !
    E la deontologia professionale del giornalista che fine ha fatto ? L’abbiamo buttata nel cesso.
    Per quanto attiene ai corrispondenti di guerra ritengo che il loro sia il mestiere più difficile e pericoloso in assoluto anche se è di estrema importanza per una corretta informazione sull’evolversi della situazione bellica.
    Però soffermarsi sui particolari macabri delle carneficine belliche per attirare l’attenzione dei lettori o degli spettatori non è certo bello e corretto.
    Ma ritengo che, tutto sommato, mostrare all’universo mondo gli orrori della guerra, senza però soffermarsi sui dettagli più raccapriccianti , possa essere un deterrente e dare piena consapevolezza dei livelli di crudeltà cui l’uomo può arrivare.
    Non spendo neanche una parola sui giornalisti , che stavano lì il 7 ottobre perché previamente informati e che riprendevano le scene del massacro senza intervenire . Quello non è assenza di deontologia ma cinismo feroce allo stato puro.

  2. “Essere al corrente di un simile massacro e limitarsi a documentarne l’atroce svolgimento, non è accettabile, neppure nella nostra società, nella quale la sensibilità etica progressivamente si sta atrofizzando.” Chi opera così non ha etica ne rispetto, é solo uno sciacallo e niente più, così pure chi acquista e paga profumatamente questi servizi fotografici.

  3. Chi opera così non ha etica ne rispetto, é solo uno sciacallo e niente più, così pure chi acquista e paga profumatamente questi servizi fotografici.

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