Le convergenze parallele
Questo paradossale accostamento, e l’attento lettore di Bice Antonio da Francavilla penso che lo possa confermare, fu utilizzato da Aldo Moro, negli anni 70 del secolo trascorso, per raffigurare il tipo di rapporto che veniva imposto dalla ineludibilità del confronto diretto e costruttivo tra DC e PCI che la storia di quegli anni stava imponendo. “Convergenze parallele” oggi, incredibile a dirsi, le trovo concretizzate, le posso toccare con mano sfogliando più di una immagine presa all’interno del Pd . Questo paradosso, anche se non letale per un partito, anche se comprensibile in quanto stiamo parlando di aggregazioni umane di nuova formazione e quindi bisognose di rodaggio , credo che costituisca oggi per il Pd un grosso limite che ne condiziona non solo il suo appeal , ma ne impedisca anche il pieno svilupparsi delle sue interessanti potenzialità e quindi produca ancora più perplessità che rassicurante gradimento nei confronti di importanti e significativi strati dell’elettorato vecchio e nuovo in mobilità o alla ricerca di un centro di gravità permanente.
Per esempio Emilio Sabatini , candidato presidente alla Provincia di Modena, ex democristiano convinto oggi militante nel Pd e , sempre per esempio, Giorgio Pighi, candidato Sindaco al comune di Modena ex post comunista , anch’esso confluito nel Pd mi appaiono come la dimostrazione tangibile della “ convergenza (militano nello stesso partito) parallela” (distinta e distante che non li fa mai incontrare e amalgamare in una unica e sostanziale consonanza culturale poi politicamente condivisa ). Il loro glorioso passato che li vide su sponde fieramente contrapposte costituisce un DNA politico la cui sintesi propositiva dovrebbe sprigionare ricchezza di contenuti e di valori vincenti. Pare invece che la realtà prospetti spesso e volentieri arroccamenti striscianti, figli di un prevedibile richiamo della foresta, che di fatto impediscono il pieno dispiegarsi di quel nuovo, attuale e moderno”quid” che costituiva la ragion d’essere della nascita del Pd. Mi pare che si debba prendere atto che ex D.C. ed ex PCI sono confluiti nel Pd portando con se , oltre agli effetti personali, anche molta “ specifica identità” della loro passata esperienza che, in alcuni casi, si sta rivelando dominante e cerca di rimettere anacronistiche radici anche in questo nuova casa comune. Si ha dunque la sensazione, in alcuni è ‘convinzione’, che questa sorta di primato da ‘peso specifico” o da ‘appartenenza’ li renda poi come tanti separati in casa o come tanti convitati di pietra incapaci di fare passi decisivi in direzione di una nuova e ritrovata sintesi interna in grado di proporre un riformismo che sia ovviamente e certamente sostenibile, ma principalmente direzionato al servizio della persona e non solo dell’individuo o di una superba individualità! Così dunque , mi pare di vedere nitidamente anche nei Piani Alti dei palazzi romani “convergenza parallela” tra l’ex PCI Pier Luigi Bersani e l’ex democristiano Dario Franceschini; tra Franco Marini e Massimo D’Alema e via dicendo si potrebbe continuare. Per rispetto della verità bisogna poi dire in modo altrettanto chiaro che non tutto il Pd si deve leggere con questi limiti di conformazione interna. Ci sono iscritti al Pd dei giovani ansiosi di potere scrivere pagine nuove in un contesto e su scenari completamente mutati dopo il crollo del muro di Berlino. Sappiamo perfettamente di avere di fronte un moderno partito di massa composito e articolato con una sua dialettica interna.
A questo proposito noto che, in questi giorni di campagna elettorale, si tende a mettere in grande risalto sui quotidiani di intesse cittadino principalmente le figure dei candidati a Sindaco lasciando in penombra i candidati nel consiglio comunale.
Infatti , noto a conferma, che nel “compitino” preparato per gli aspiranti Sindaci, (per qualcuno nuovi Texas rangers??) non c’è nemmeno un timido accenno sul nuovo ruolo che dovrebbe assumere il consiglio comunale come logico contrappeso alle nuove funzioni attribuite ai Sindaci per il governo delle città.
In effetti anche questo importante e qualificante aspetto che sta caratterizzando le moderne democrazie urbane è trascurato e lasciato in ombra.
Questa è una leggerezza dovuta alla colpevole responsabilità dei partiti in lizza che passa indenne tra il disinteresse dei media locali che non evidenziano questa grave lacuna
Dicevamo dunque del Pd modenese che non è tutto convergenze parallele ma anche espressione di nuove linee , istanze e tematiche emergenti.
Tuttavia per ovvie ragioni di spazio mi soffermerò solo su personali valutazioni sulla presenza del Pd nella competizione riguardante il futuro governo di Modena città.
Il candidato a Sindaco e la lista del PD per il comune di Modena
Credo di non essere troppo impertinente nell’affermare che i Sessanta anni ininterrotti di governo della città da parte di uomini della sinistra modenese richiederebbero oggi in ognuno dei protagonisti sulla scena, una dimostrazione tangibile di voglia comprovata di rinnovamento, di cambiamento o di un salutare rimescolamento delle carte.
Se la proposta della maggioranza di governo uscente è quello di proseguire verso il sessantacinquesimo anno di governo cambiando il meno possibile … c’è poco da ballare!!!
Perciò a prescindere dall’onestà, dalla serietà e dalle capacità dell’avv. Giorgio Pighi, a queste condizioni date, diventa difficile aspettarsi una competizione sfavillante di idee, di sollecitazioni di confronti ad alti livelli come si richiederebbe per governare al meglio una città moderna ed avanzata quale è Modena.
Nulla di nuovo dunque sotto il sole. Del resto se i protagonisti del governo di Modena e della sua opposizione degli ultimi 5 anni sono poi gli stessi che ci ritroviamo anche e ancora in questa campagna elettorale dove consisterebbe la novità interessante da ascoltare?
La lista del Pd dei candidati al consiglio comunale di Modena.
E’ formata per metà da donne con poi una rappresentazione equilibrata delle varie istanze presenti sul territorio.
Ha come capolista una nome di prima fila del Pd: il segretario provinciale Stefano Bonaccini.
La sua presenza probabilmente scaturisce dalla volontà di dare una autorevolezza senza riserve alla lista che ha l’onere di sostenere il Sindaco uscente Giorgio Pighi.
Personalmente mi sarei aspettato una scelta diversa.
Se il segretario del primo partito della città doveva scendere di persona nella competizione tanto valeva farlo ai massimi livelli: candidarsi alla poltrona di sindaco di Modena.
Sarebbe stata la scesa in campo ufficiale del Pd, primo partito della città per il governo della città. Una nutrita serie di ragioni suggerivano e avrebbero giustificato scelte eccezionali dovute da ragioni contingenti o eccezionali. Non avrebbe significato prepensionamento o sconfessioni per il sindaco uscente ma poteva essere tranquillamente motivato come l’esigenza di portare in piazza Grande al cospetto della città la proposta politica del nuovo soggetto politico che risponde al nome di Pd.
Probabilmente una simile mossa avrebbe scompigliato i disegni e i desideri anche della opposizione.
Questo ovviamente secondo me.
Ragioni più profonde e più sensate avranno consigliato il Bonaccini di agire diversamente.
La leggo come una scelta da saggio democristiano più che da avanguardia progressista e credo che questo non debba suonare minimamente offensivo.
Pd: ci sono novità di rilievo?
Dite voi!
Dieffe
PS
La prossima puntata parlerò del PdL fermo restando che per diritto di replica qualche autorevole interlocutore voglia approfondire il tema o parti qui trattate.
Nel qual caso cederei volentieri il passo.