Egregio Consigliere comunale Andrea Galli, mi consenta

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Questa è una nota di appunti rivolti al contenuto dell’articolo a firma del esponente del PdL pubblicato in questa stessa pagina. Questo articolo è stato scritto con l’auspicio che anche l’approfondimento di questo tema a Modena si allarghi con contributi a più voci depurati da slogan o da inutile propaganda


Egregio Consigliere comunale Andrea Galli,

Approfitto delle sue valutazioni inerenti la possibilità di introdurre l’ora di religione islamica nelle nostre scuole, oggi pubblicate anche su Bice, per permettermi qualche commento in proposito.

Perciò, preso dall’euforia procurata dalla ricorrenza del quarto anno di pubblicazioni di Bice, oggi sconfino dal mio ruolo super partes per entrare nello specifico della battaglia politica , ma senza intenzioni , con questa mia scelta, di perdermi o di trascinarla in inutili e sterili polemiche.

Parto dunque, egregio Andrea, dall’inizio citando una sua affermazione che mi ha lasciato perplesso:

“Dopo aver sentito le dichiarazioni del viceministro Adolfo Urso, sulla possibilità d’introdurre un ora di religione islamica all’interno delle nostre scuole vorrei rassicurare i modenesi, soprattutto quelli che si riconoscono nel centrodestra.”

Il fatto che Lei intenda con queste sue note rassicurare una parte dei modenesi che militano e si riconoscono nel centrodestra mi sollecitano due appunti che subito le esterno.

Primo appunto:

Il tema che si sta sollevando è serio e complesso e non è né di destra né di sinistra. E’ semplicemente un problema nuovo che solo poco più di sei o sette anni fa non ci balenava nemmeno tra le anticamere del nostro cervello e adesso la sua soluzione non consiste certamente nel tacerlo, nel non parlarne, nel non discuterne.

Le sue rassicurazioni poi, Lei da buon ed esperto politico tutto questo me lo insegna, sarebbe auspicabile poterle garantire a tutti i modenesi e non solo a quelli che si riconoscono in un partito anche se importante. Fin qui nulla di grave, a meno che le sue rassicurazioni si basino su una fuga dalla realtà.

 

Secondo appunto:

Un grande partito di massa quale è il PdL, nel quale lei milita, non credo sia possibile raffigurarlo come realtà tangibile della vita politica liberata dai lacci della burocrazia politicante  e contemporaneamente proporlo come campione del liberalismo attraverso la pratica (udite, udite) di un suo dogmatico pensiero unico.

Se ogni voce interna non autorizzata a parlare, viene sbugiardata come frutto di una deriva di “ un compagno revisionista” dall’ultimo nominato  “custode della rivoluzione” si evidenzia nei fatti la presenza di pesanti contraddizioni, secondo me, difficilmente governabili nel lungo periodo. Credo invece che un “ Partito delle Libertà” evochi l’esigenza di una vivace dialettica interna: è grazie alla presenza di diverse teste pensanti, tra loro dialoganti anche con divergente rapporto dialettico, che si assicura e si forma la nuova classe dirigente. Ritengo che il pluralismo di voci proveniente dal suo partito rappresenti  una invidiabile ricchezza e non un limite che deve sconcertare il vostro elettorato.

Lei avverte questa necessità “ vorrei rassicurare i modenesi che si riconoscono nel centrodestra.”

Le riconosco che il Partito delle Libertà non può avere il ruolo di “partito guida” delle masse o della popolazione che aggrega, ma non credo nemmeno possa diventare  il braccio docile e acritico , l’interprete fedele, l’onesto portavoce della vostra pubblica opinione o degli aderenti al partito che settimanalmente  consultate con efficienti sondaggi.

Del resto le grandi intuizioni  che segnarono o caratterizzarono il corso della storia furono prerogativa o di leader carismatici o di ristrette elites di gruppi dirigenti e non fu  mai determinata dalla capacità delle masse di saper armeggiare con lucidità il“ che fare” nei momenti più critici della loro storia. Mi permetto di farle notare, egregio Andrea, proprio la necessità di imboccare un tragitto contrario: nei periodi di grandi trasformazioni le masse vanno guidate, all’occorrenza corrette  o convinte della opportunità di certe scelte impegnative, difficili o impopolari.

Questo contraddittorio porsi contemporaneamente motrice e rimorchio del cambiamento non mi convince.

Infatti Lei nel proseguo del suo ragionamento rivolto a tranquillizzare più che a stimolare afferma:  

Se vogliamo evitare ghettizzazioni e vogliamo evitare di essere sommersi sotto le macerie della nostra evidentemente stanca Civiltà dobbiamo spiegare chi siamo anche attraverso le nostre Radici ed evitare di chiudere in tanti piccoli ghetti autoreferenziali chi viene in Ita
lia
.”

 

Terzo appunto

Devo premettere che concordo con Lei, egregio Andrea, che navigare in questo arcipelago formato da “ tanti piccoli ghetti autoreferenziali” si rischia di arenarsi:

Il Sannita seguito dagli irakeni o lo scita dagli iraniani; Il sunnita “compassionevole” marocchino o il sunnita “arrabbiato” dei Fratelli Mussulmani, maggioranza in Egitto più tantissimi altri ne sono la dimostrazione… 

Del resto così come pochi sanno dirci quanti e quali siano  le molteplici chiese cristiane che si sono formate nel mondo dopo la riforma di  Martin Lutero, ancora meno, sono coloro in grado di fornirci una mappa precisa ed aggiornata di queste molteplici realtà islamiche.

Eppure nonostante queste puntuali precisazioni  non porsi il problema del come affrontare per risolvere la difficile integrazione degli islamici nel nostro paese col tempo rischia di aggravare la situazione. Non credo che per la sua soluzione ci si possa affidare alla “provvidenza divina”.

Se si dovesse verificare, che i nati in Italia, sia pure da più generazioni, mantengono la fede nella religione islamica non significherà per forza che le nostre politiche di integrazione abbiano fallito .

Ci troveremmo probabilmente in presenze di una testimonianza di fede religiosa di sapore non italiano da parte di italici ,e questo lo dovremo anche agli anni spesi senza avere dedicato un minimo delle nostri capaci intelligenze  per comprendere che è necessario pervenire ad una sorta di italianizzazione dell’islam più che a gareggiare e a scommettere su una sua ineluttabile vocazione criminal, visto che questa è ormai la seconda religione del nostro paese.

Cammino impervio, sicuramente carico di incognit,e ma si impone la necessità di acquisirlo come questione impegnativa per tutti da superare brillantemente. Falliremo miseramente se cercheremo di zittire chiunque ne parli per non spaventare il rispettivo elettorato. Falliremo se la nostra mediocrità farà pensare che un partito da solo è in grado di giungere ad una soluzione accettabile a  dispetto dell’altra metà del paese.

Sarà e dovrà essere una ricerca collettiva dove ognuno e chiamato a prestare il meglio della sua intelligenza.

In questi impegno corale egregio Andrea Galli penso che anche  la sua presenza  sia opportuna anche se viviamo nella convinzione che essere di destra o di sinistra si misuri  secondo i giudizi benevoli o malevoli che diamo sull’islam!

Al piacere di rileggerla

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