Il gruppo del Carroccio presenta un’interrogazione (primo firmatario Simone Pelloni) sul futuro della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna in caso di fusione con altro istituto di credito
Corrisponde a verità la notizia di una possibile fusione tra BPER e Banco Popolare di Milano? La Regione intende attivarsi per tutelare l’accesso al credito? Si prevedono conseguenze occupazionali nel modenese, sede della direzione generale dell’istituto bancario locale in favore delle sedi legali e amministrative di BPM?
Lo chiede la Lega con un’interrogazione a prima firma Simone Pelloni e sottoscritta anche dai colleghi Stefano Bargi, Emiliano Occhi, Massimiliano Pompignoli, Daniele Marchetti, Maura Catellani e Matteo Rancan.
Pelloni, in particolare, sottolinea come Popolare Emilia-Romagna e Banco popolare di Milano “”svolgono un ruolo fondamentale nell’accesso al credito di molte piccole e medie imprese che fanno parte del tessuto socio-economico della nostra regione”” e di come, nel passato, altre fusioni bancarie abbiano “”portato ad una diminuzione degli organici presso gli stessi istituti di credito interessati alla fusione e a una contrazione complessiva del credito alle imprese, soprattutto per le aziende che beneficiavano di un fido presso le banche che hanno dato vita a un nuovo soggetto giuridico””.
Il consigliere modenese, infine, rimarca come un’ipotesi di riduzione degli sportelli e disponibilità al credito, potrebbe generare gravi problemi sia alle comunità locali, in particolare a quelle montane “”meno collegate ai capoluoghi provinciali””, che alle piccole e medie imprese per cui una contrazione creditizia potrebbe determinare “”un colpo forse mortale per molte di esse, con effetti nefasti anche sul lato dell’occupazione””.
(Luca Boccaletti)