Doveva cambiare l’Italia in cento giorni. Sono diventati mille. Miracoli non ne fa nessuno. Neanche Renzi. Ma che cos’altro ha fatto finora? A parte la trovata degli 80 euro, dati con una mano e presi con l’altra, che gli sono serviti a guadagnare un bel po’ di voti alle europee (mica è stupido il ragazzo!), sulla crisi economica non ha inciso minimamente. Dispensa manciate di ottimismo. Come faceva Berlusca. Sposta ogni giorno più in là la data della ripresa, se mai ci sarà. Ma la crisi continua.
E’ partito, dice, dalle riforme. Ma a cosa serve aver tolto di mezzo il Senato, senza abolirlo, ma trasformandolo in una mezza camera? Non certo a risparmiare. Se per assurdo venissero abolite tutti i costi della politica, Quirinale, Senato, Camera, Regioni, Province e Comuni, il risparmio sarebbe di appena 3,5 miliardi di euro su un bilancio complessivo di 780 miliardi di euro. Ma siccome non si può fare, perché non c’è paese al mondo che possa fare a meno delle sue istituzioni, il risparmio sarà irrisorio.
Ma, dice, si snellisce l’iter delle leggi, essendo sufficiente per approvarle il sì della Camera. Vero. Ma in Italia le leggi più che farle bisogna abolirle, perché ce ne sono troppe. Talmente tante che è impossibile conoscerle tutte. Come le tasse, che per pagarle senza sbagliarsi bisogna pagare un commercialista o andare da un Caf (centro di assistenza fiscale) che comunque alla fine viene pagato dai cittadini.
In compenso con l’operazione Mare Nostrum fanno arrivare in Italia ogni anno centomila africani disperati, affamati, senza lavoro, alcuni con la scabbia, altri con la tubercolosi o altre malattie infettive. Nello stesso tempo centomila italiani, giovani, laureati o diplomati, sani e ben nutriti se ne vanno all’estero a cercare lavoro. Centomila arrivano, centomila partono. Il saldo è zero. Tutto regolare, tutto a posto. Per Renzi.