Domani una grande occasione

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""Pagine memorabili del giornalismo italiano"" Non ho scelto a caso questo articolo. La penna di Dino Buzzati esprime con la lievità del poeta e le pennellate dello scrittore di razza la drammaticità della situazione di quell’immediato nostro dopoguerra.

Domani una grande occasione. Poi dopodomani, se occorre, torniamo pure come prima, si ricominci pure a fare le carogne, a litigare, a odiare, a cercar di fregare il prossimo, si riprenda pure ad amare così ridicolmente noi stessi, a sfogare le basse cose dell’animo. Ma domani! In gamba, o amici, signore e signori… Dopo cinque anni di pausa, domani per la prima volta viene offerta una eccezionale occasione (ed è inutile ridacchiare con quell’aria superiore, diciamo pure cretina, come fa quel signore là in fondo).

Dopo cinque lunghi anni lo spirito del vecchio Natale sarà di nuovo fra noi, un po’ dappertutto, questa antica favola che non si consuma mai. Non soltanto nelle chiese, ma anche fuori, a San Babila e alla Bovisa, all’ospedale e tra le macerie, sui marciapiedi di via Padova, nei cimiteri, nei tram e nelle guardine, Dio Santo, e basterà veramente poco, basterà fare così con la mano perché diventi anche nostro. “Non vi domandiamo di impegnarvi. In seguito, se lo riterrete necessario, tornerete pure alle solite carognate. Non vi chiediamo giuramenti o promesse. Più tardi, insomma, si vedrà . Ma domani! Dopotutto è il primo Natale decente dopo tanti anni, ce n’eravamo quasi dimenticati… Dimenticate per un giorno i soldi, il dolore, il sangue… Un’occasione simile vi capiterà solo una volta all’anno. E voi, giovanotti, che solitamente siamo costretti a giudicare molto male, lasciate stare il mitra, domani… Cercate anche voi una stanza calda di umana simpatia e statevene quieti un pochino. Per le strade deserte passeranno cittadini con pacchetti di biglietti da mille e diamanti? Guardateli, se mai, dalle finestre senza spaventarli… Cercate anche voi di sorridere con le vostre caratteristiche facce patibolari; date a titolo di esperimenti dieci lire al povero, accendete lumini, costruite presepi, entrate magari in chiesa un istante a vedere, se non altro, per quello che costa. “Scommettiamo che le vostre facce non saranno più tanto patibolari. Almeno domani, ripetiamo, in via assolutamente provvisoria, senza impegni per l’avvenire”.

Dino Buzzati

 

Il Corriere della Sera – lunedì 24 dicembre 1945

 

Dopo cinque anni di privazioni, l’atmosfera natalizia stentava a farsi sentire. Anche il Bambino Gesù manteneva gli orari di guerra: nasceva alle sei del pomeriggio, due ore prima del coprifuoco. L’anno prima al posto del panettone c’erano castagne e noci e il “Corriere” era di un sol foglio. Alle terribili distruzioni della guerra si univano le distruzioni morali e la delinquenza comune aveva assunto aspetti drammatici: venti, trenta rapine al giorno. Così Gaetano Afeltra ricordò, mezzo secolo dopo, quella vigilia di Natale[1].

Non ho scelto a caso questo articolo. La penna di Dino Buzzati esprime con la lievità del poeta e le pennellate dello scrittore di razza la drammaticità della situazione di quell’immediato nostro dopoguerra.

È in situazioni simili che si erge in tutta la sua potenza la speranza cristiana nel futuro, con la consapevolezza che il peggio è finalmente passato. È inutile, e per certi aspetti blasfemo, tentare simmetrie con il nostro tempo, non solo e non tanto perché sono trascorsi sessantaquattro anni e quella orribile guerra è ormai quasi ignota ai più, quanto perché si rivolgerebbe una grave ingiuria alle sofferenze patite da chi visse quegli anni, sofferenze al cui confronto le nostre presunte necessità e i nostri capriccetti da bimbi molto viziati sono meno che niente. Forse però un poco di riflessione non guasterebbe.

Domani è Natale, questa antica favola che non si consuma mai. Auguro a tutti i nostri Lettori di trascorrerlo con serenità e letizia, dimenticando per un giorno ciò che di sgradevole e di indigesto li opprime.

Buon Natale dunque, da parte della Redazione di Bice e mia personale.

 


[1] http://archiviostorico.corriere.it/1996/dicembre/29/Quel_brindisi_con_Buzzati_tra_co_0_96122913123.shtml

 
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