Assessore Grandi cosa vede a sinistra del Partito Democratico dopo il “gran rifiuto” di Veltroni col famoso discorso “Noi andiamo da soli”?
Vedo la necessità imprescindibile da parte di tutta l’opposizione di centro- sinistra di serrare i ranghi e “fare sistema” per impedire al governo Berlusconi di persistere in politiche di ridimensionamento del Welfare, dell’incremento dei contratti dei precari; inaccettabile poi che venga sistematicamente posta la fiducia sull’approvazione di leggi che devono essere dibattute in Parlamento con un regolare dibattito tra maggioranza ed opposizione: io ho l’impressione che, nonostante la smisurata maggioranza di cui la Cdl dispone, il Parlamento sembra quasi essere esautorato su tutte le questioni più importanti; non vorrei sembrare eccessivo, ma a me sembra che, in questo modo, pesi e contrappesi ed il rituale stesso della Democrazia vengano così messi in soffitta o continuamente scavalcati.
Da settimane la maggioranza e l’opposizione si sono avvitate in un estenuante psicodramma dovuto al rinnovo di importante cariche, tra l’altro, vacanti da diverso tempo. Cosa significa tutto questo secondo lei?
Secondo me ci troviamo davanti ad una inaccettabile forma di bulimia da parte della maggioranza di cariche che devono essere ricoperte da esponenti dell’opposizione: si tratta di organismi di vigilanza importanti che Berlusconi intende mettere in sordina facendo della Democrazia e della legalità in Italia una sorta di anomalo falò: un anomalo falò tutto italiano che fa dell’Italia una Democrazia a sovranità limitata.
Per Lei quali dovrebbero essere le priorità del dibattito politico? Come giudica il nostro paese dove i metalmeccanici ,al pari dei professori, percepiscono lo stipendio più basso rispetto ai loro colleghi europei?
L’aumento dei prezzi, il calo dei consumi, la perdita di potere di acquisto dei salari e delle pensioni gravati da tasse e mangiati dall’inflazione, sono queste le priorità di cui la classe politica dovrebbe occuparsi, mentre invece da settimane tutti si accapigliano su Alitalia e Commissione di Vigilanza Rai facendo così cadere la sinistra in un trabocchetto pericoloso: infatti tutti abbiamo l’impressione che la sinistra oggi presente in Parlamento non sia una vera sinistra, ma sia un partito di massa di centro, oggi pericolosamente vicino anche all’Udc.
La vera sinistra ora è purtroppo fuori dal Parlamento ed è frammentata tra quello che resta di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, i Verdi: io non so se un leader come Niki Vendola potrebbe da solo riassumere e guidare tutte queste diverse anime.
Secondo me bisogna rimettere in discussione le regole, in poche parole la cosiddetta “deregulation” di reaganiana memoria, che hanno portato questo turbo capitalismo finanziario, straccione in tutto e per tutto, a saltare in aria col risultato che troppi piccoli risparmiatori pagheranno il conto, ci saranno dei licenziamenti mentre le banche colpevoli di tutto questo disastro riceveranno aiuti di stato per poter continuare a dare credito alle aziende, aziende che oggi, anche nel nostro territorio cominciano a fare la delocalizzazione delle risorse umane: lasciano il cervello operativo dell’azienda in Italia ma aprono filiali in paesi dove il costo del lavoro è bassissimo.
Insomma chi godrà di aiuti di stato saranno banche, ditte, aziende, mentre per tanti lavoratori è prevista la mobilità, la cassa integrazione e contratti di lavoro sempre più punitivi e precari.
Quale può essere una risposta della sinistra?
Riscrivere le regole in questo mondo impazzito dove banche accreditate rifilavano ai risparmiatori carta straccia: riscrivere assieme regole e criteri che tengano conto dei diritti delle persone, dei cittadini, dei consumatori. Per fortuna a Modena l’economia “tira” perché ci sono tante solide piccole e medie imprese che lavorano e dunque costituiscono economia reale, incrementano un Pil e non sono realtà virtuali come la carta straccia che gira e viene scambiata tra le varie borse del mondo.
Spero che tra qualche giorno l’elezione di Barak Obama ponga fine a questa “inaccettabile ricreazione cominciata con la deregulation di Reagan” affinchè si riscrivano regole che tengano conto della lezione di Keynes con buona pace del libero mercato che finalmente non è più quell’idolo totalitario che avrebbe dovuto essere il migliore meccanismo regolatore dell’economia di tutto il mondo.