Dimmi per chi voti e ti dirò chi sei

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Il divieto di mandato imperativo regola e definisce il mandato generale che l’eletto riceve dai suoi elettori, verso i quali egli non ha alcun impegno giuridicamente vincolante e la sua responsabilità è solo politica.
art. di Maria

 

Anche in passato erano abbastanza diffusi, oggi ancora di più: sono i test psicologici da giornaletto. Ossia quelle pillole di psicologia spicciola, chiamiamole così, che deducono, o hanno la pretesa di farlo, qual è il nostro temperamento, quali sono i nostri ideali, le nostre tendenze politiche, come ci rapportiamo col nostro prossimo, come affrontiamo l’esistenza, e altre cosucce del genere, osservando, chessò, come mangiamo la pizza, come apriamo una bustina di zucchero, come mettiamo i libri, come accavalliamo le gambe  o cosa scarabocchiamo mentre siamo al telefono…A mio avviso poco più su, a livello scientifico, di un oroscopo,  dato che con fin troppa facilità e sicumera deducono che cosa c’è dietro gesti, modi di fare, tic e abitudini; quando invece non esiste nulla, nelle profondità degli abissi, e nelle vette del cielo, di insondabile e misterioso quanto l’animo umano …e quando, per aprire uno spiraglio su di esso,  occorrono anni di studi e capacità personali di medici e psicologi. Comunque questi test  “da farsi sotto ombrellone”, per divertimento, per passare il tempo, non fanno danni, a patto di non fidarsi ciecamente di essi.

Naturalmente, anche il test del “dimmi per chi voti e ti dirò chi sei” è assai in auge, perché  è certamente indicativo della personalità dell’elettore sapere per chi vota. Nella cabina elettorale, se questo test ha una maggiore attendibilità, rispetto ad altri, scegliamo chi ci somiglia, qualcuno che ci piace molto, o che ci dispiace meno degli altri, comunque  qualcuno con il quale abbiamo molti punti in comune, nel quale ci riconosciamo.

Estremizzando il concetto, si può dire  allora che  il galantuomo vota per il galantuomo, il  mafioso per chi è in odor di mafia, lo studioso per la persona colta, il delinquente per l’emerito briccone, il suino infoiato per il verro in doppiopetto, il bugiardo per un “contaballe imperiale”,  le signore e signorine di piccola virtù per le loro simili e via dicendo… Non è lusinghiero, anzi è preoccupante tutto ciò…visto  che a rappresentarci abbiamo un Parlamento infarcito di indagati a vario titolo, tanto per dire.

Tuttavia, fino a quando  non si troverà un sistema migliore, la democrazia rimane pur sempre il meno ingiusto tra i sistemi politici e, pur prendendo le distanze dai predetti test da ombrellone, è innegabile che votiamo, in generale, per chi è nostro punto di riferimento, per colui che ammiriamo e che, comunque, soddisfa o si avvicina il più possibile alle nostre idee e alle nostre speranze, nonché ai nostri progetti di vita.

Per questo, pur a conoscenza di quanto recita l’art. 67 della Costituzione “”Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato””… l’elettore medio, con un certo disappunto e sbigottimento, assiste talvolta a defezioni, alla nascita di nuove realtà politiche, a transumanze, da un partito all’altro, dall’ opposizione alla compagine di governo e dal governo nuovamente per altri lidi.

Certo, in democrazia il divieto di mandato imperativo regola e definisce il  mandato generale che l’eletto riceve dai suoi elettori,  verso i quali  egli non ha alcun impegno giuridicamente vincolante  e la sua responsabilità  è solo politica.

Ma, senza mettere in dubbio la liceità dell’azione di “cambiare casacca” per ogni uomo politico, rimane la reazione, che va dalla sorpresa, al disappunto, alla delusione, etc., di chi ha votato per una certa figura politica, in una determinata fazione e vede la stessa figura politica  passare con disinvoltura alla fazione opposta.

Non importa se dall’opposizione alla maggioranza o viceversa.

Il risultato è semplicemente che il cittadino elettore non si sente più rappresentato dalla persona che ha votato.

Non una piccola cosa.

 

Maria

 

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