La democrazia si risolve in un dogma: la maggioranza ha sempre ragione. Giusto, sbagliato?
Per certi versi potrebbe sembrare giusto, sennonché, se sbagli a mettere la croce e il tuo voto finisce per essere determinante (51% vs 49%), la maggioranza ha il sopravvento e la minoranza, che tanto minoranza non è, soccombe totalmente senza possibilità di farsi sentire.
Per fare un esempio pratico prendiamo la nostra Costituzione, che qualcuno ha l’azzardo di affermare che è la più bella del mondo. Sarà anche vero, ma che sia perfetta, mi sembra un po’ esagerato. Analizziamo, quindi, l’Art. 139 che enuncia:
-La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale-
. Per cui, il popolo italiano non ha nessuna sovranità su questa questione. Nell’ipotetico caso in cui gli italiani volessero cambiare la forma dello stato da repubblica parlamentale a repubblica presidenziale, si dovrebbe procedere a una completa revisione costituzionale.
A chi spetterebbe? Alle forze di governo o al popolo? Anni or sono, tale quesito fu risolto in Brasile con un referendum in cui il corpo elettorale carioca fu chiamato a decidere. Per rendere maggiormente democratica la scelta tra repubblica parlamentare o presidenziale, fu inserita anche una terza variante. Ovvero, una monarchia costituzionale.
Riprendendo il discorso della democrazia, in Italia, abbiamo un partito che esprime un 20% di consensi (nei sondaggi), ma che sembra essere il detentore della volontà popolare.
Ovviamente, mi riferisco al Partito Democratico che con l’attuale segretario, da un po’ di tempo a questa parte, ci delizia di argute proposte. La prima che mi viene in mente è la proposta di far suonare, dopo l’inno nazionale, la canzone nazional popolare (non per tutti, però!), Bella Ciao. Ora, che io sappia, d’inni nazionali ce n’è sempre solo uno! Anche perché se io sento suonare l’Inno di Mameli mi alzo in piedi, ma se sento la canzone sopra citata, non mi rappresenta e, quindi, non la riconosco. Non perché non riconosca il sacrificio dei partigiani, che personalmente rispetto, anche se non posso dimenticare che tra loro ci furono degli assassini e quella canzone era a loro vicina. Quindi, attenzione a chi parla di democrazia a tutto campo. Qualche volta bisognerebbe ascoltare anche la parte sconfitta del famoso 49% e cercare un punto d’incontro anziché imporre la propria volontà.
Termino con la gastronomia. Con i primi caldi e l’allentamento degli spostamenti molte persone si sono lanciate nel famoso pranzo domenicale fuori porta. Il problema è che questa “scampagnata” spesso si rivela deleteria per il portafoglio e per il fisico. Per farla breve, spesso il proprietario assume toni da Domenedio quando gli viene contestato, anche gentilmente, qualcosa. Ad esempio, se ti permetti di far notare che una tagliata chiesta al sangue non può essere servita affettata sottile, sparsa nel piatto (come fosse un vitello tonnato), rosina da una parte e grigia dall’altra, perche ti senti aggredire affermando che la carne è diventata di quel colore e cotta, a causa del piatto bollente e che nessuno dei suoi clienti si è mai lamentato. Alla mia risposta che gli italiani non hanno più la cultura del cibo, mi sono sentito dire :
– …non le permetto di affermare queste cose…-.
Alla faccia della democrazia!!!
Ps. In privato, a chi ne farà richiesta, sarà fornito il nome della trattoria da evitare accuratamente.