Ha fatto il giro del mondo, suscitando le reazioni più disparate, l’immagine di un bambino americano di dieci anni, di Millersburg, nell’Ohio, portato in tribunale con le gambe legate da una spessa catena. Si rimane sbigottiti, anche se quel bambino, difficile, violento, incapace di gestire la sua rabbia, dicono ora gli attoniti parenti…è un matricida. Parola terribile della quale lui forse neppure conosce il significato o l’esatta grafia.
Un bambino al quale, tuttavia, venivano regalate armi; l’ultima, con la quale ha ucciso la madre, Deborah McVay, di 46 anni, sparandole un colpo di carabina alla testa, era un regalo di Natale proprio della mamma. Tutto è ancora al vaglio degli inquirenti ma, che si sia trattato di un incidente, o di un piccolo diverbio sfociato in tragedia, dopo il rifiuto di fare una commissione, (la Mc Vay pare avesse chiesto a suo figlio di andare a raccogliere la legna da ardere) di sicuro c’è la violenza: quella dell’inconsapevole assassino, quella forse consumata quotidianamente all’interno di una famiglia in conflitto e quella di regalare, a un bambino di dieci anni, carabine calibro 22 e un fucile da caccia calibro 12, e non libri, trenini, play station o videogiochi.
E c’è la violenza di portare il bambino imputato in tribunale, in catene. Cosa che appare a distanza siderale dal nostro concetto di giustizia, di impunibilità dei minori, nonché da quello, forse meno condivisibile, di non ledere la dignità dell’essere umano, mostrandolo in manette, neppure quando è un delinquente.
Come se la sua dignità umana non l’avesse già perduta e sprecata, macchiandosi di un delitto.
Comunque, a questa notizia, già sufficiente a rovinare la giornata anche alla persona meno sensibile, si aggiunge quella, sempre proveniente dagli USA, sulla grazia negata a Billy The Kid, a quasi 130 anni dalla sua morte. Bill Richardson, governatore democratico del New Mexico, all’inizio del
Un giorno,un anno, o 130 anni, non mutano le responsabilità e le colpe, anche quando le sentenze, o le grazie negate, sono semplicemente atti burocratici e non hanno effetti reali come in questo caso. Impossibile non rimanere, tuttavia, scossi.
Anche perché questa severità, questa apparentemente assurda dedizione alla Legge, stridono con le vicende, ad esempio, di Cesare Battisti che, pur riconosciuto colpevole e condannato a più ergastoli, gode di ben altra indulgenza.
Indulgenza che, trasversale ai ceti, va dall’operaio, all’intellettuale, a qualche première dame…indulgenza fatta di stucchevoli e assurdi “distinguo” fra atti delinquenziali e scelte ideologiche, “distinguo” che, di fatto, lo giustificano in quanto politicamente impegnato. Mi sbaglierò, ma ammantare rapine e omicidi di significato politico non fa di un criminale un rivoluzionario. Egli resta un criminale comune; inoltre, nel caso di Battisti, (e non solo nel suo caso), un criminale che non brilla per coraggio, un criminale scappato dalle sue responsabilità per non pagare il suo conto con la giustizia.
Un criminale di basso profilo, Battisti, senza l’oscura grandezza che alcuni criminali riescono a mantenere, per quanto efferati. Sarebbe stato meno vile, ammettendo le proprie colpe, sarebbe stato meno meschino, chiedendo perdono, mostrando di avere abbastanza dignità per accettare l’espiazione.
Ma non si possono tenere grandi comportamenti, se si è piccoli, mediocri… e Cesare Battisti, a parte il nome altisonante, appare una persona comune ed è proprio in questa sua normalità l’aspetto più inquietante che testimonia la capacità del terrorismo di scatenare l’orrore, seminare la morte, attraverso persone che nulla hanno di eccezionale. L’Italia ora promette contromisure alla mancata estradizione, gli avvocati dell’ex Pac (Proletari armati per il comunismo) invece, hanno presentato istanza per il suo rilascio.
Dà una stretta al cuore vedere il volto emaciato e sofferente di Alberto Torregiani, gravemente ferito e rimasto paralizzato, appena quindicenne, nell’agguato in cui fu ucciso suo padre, il gioielliere Pierluigi Torregiani. Egli è emblema e simbolo di ogni familiare e di ogni vittima, riunite nella sua persona. Pensando a lui, davvero con con fatica scrivo che le persone civili devono rifuggire dalla vendetta e confidare nella Giustizia. Nella quale si fa tanta fatica a credere, quando alterna severità e indulgenza in modo incomprensibile ai comuni mortali.[1]
Parafrasando certe profondissime parole[2], i comuni mortali vorrebbero, almeno, che fosse dato a Cesare ciò che è stato dato a Billy.
Maria
[1] L’ergastolano mafioso Salvatore Vitale fu mandato a spasso dal tribunale di sorveglianza a maggio dell’anno scorso perché “depresso”. Bruno Contrada (80 anni) ex poliziotto e medaglia d’oro, condannato per un reato non espressamente previsto dal codice ed assolto una volta nell’iter processuale con formula piena, si è visto negare ieri la scarcerazione perché «non pentito», condizione peraltro impossibile da ottenersi in quanto Contrada si è sempre dichiarato innocente.Il Giornale
Giacomo Cavalcanti, arrestato il 20 maggio del 2009 per l’omicidio di Alvino Frizziero, capoclan di Mergellina, avvenuto nel novembre del 1984 e scarcerato per meriti “poetici” dopo appena dieci mesi di reclusione. Nomen et cognomen… omen!
[2] «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (greco: ? p?d?te ? ? ? t ? ?a?sa??? ?a?sa?? ?a ? t ? t? ? Te? ? t ? Te ? ; latino: Reddite quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo) è un celebre detto attribuito a Gesù Wikipedia