Proviamo a immaginare l’impossibile. L’Italia privata all’improvviso dei cinque milioni di cittadini immigrati residenti nelle nostre regioni, città, borgate. Sarebbe la paralisi. Lo sbandamento di milioni di famiglie, dove spesso una tata o una badante fanno andare avanti le cose e la vita. Migliaia di piccole imprese del Nord non aprirebbero i battenti. E l’agricoltura, l’edilizia, mille altre attività entrerebbero in debito d’ossigeno, come succede all’atleta quando non ce la fa più. Perché questa è l’Italia oggi. Una grande società ‘aperta’, plurale, multietnica. Una comunità qualitativamente diversa da prima, da com’era venti o dieci anni fa. Abbiamo imparato ad accogliere, questa è la verità. E per fortuna.
(Giuliano Amato e Massimo D’Alema, Una strategia (che funziona) per fermare i clandestini, Corriere della Sera, 23 maggio 2009)
Preso atto che
· Secondo il rapporto Caritas/Migrantes, in Italia sono presenti quattro milioni e mezzo di stranieri che rappresentano quasi il 7% della popolazione e il 10% della forza lavoro;
· Dal 2001, la percentuale di stranieri cresce di circa 400 000 persone all’anno; senza di loro saremmo un “paese di anziani” (oggi gli over 65 sfiorano i 12 milioni);
· Gli stranieri sono concentrati nel Nord Italia, soprattutto in Emilia-Romagna e Lombardia. La loro distribuzione sul territorio è uniforme (con alcune eccezioni) perché nel tempo si è adattata alle caratteristiche del mercato del lavoro;
· Il tasso di natalità degli immigrati è di 2,40 bimbi pro capite, contro l’1,28 per gli italiani.
· Le comunità più numerose sono (in ordine) quella rumena, albanese, marocchina e cinese. Uno straniero su quattro possiede un diploma o una laurea;
· I minori stranieri presenti in Italia sono oltre 900 000 e solo uno su tre è arrivato mediante ricongiungimento familiare; negli altri casi si tratta di bambini e ragazzi nati in Italia;
Considerato che
· Limitandosi ai contratti regolari, in agricoltura e pesca gli immigrati rappresentano il 20,9% della forza lavoro, nell’edilizia il 19,7% (con punte del 50% nelle grandi città) e nella ristorazione il 20%. Il settore tessile impiega un numero elevato di immigrati, il 14,8% del totale della manodopera, mentre l’industria conciaria vede una presenza di stranieri per il 15,7%. Gli addetti ai forni a ciclo continuo delle imprese di ceramica sono solo stranieri: senza di loro, il distretto ceramico non esisterebbe da molto tempo. Nella macellazione, gli addetti stranieri superano il 50% della forza lavoro;
· Oltre 133 000 stranieri sono impiegati in agricoltura e sono in gran parte rumeni. La raccolta di frutta e uva in Emilia-Romagna dipende strettamente da loro. La Coldiretti ha scritto che “gli immigrati […] contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del made in Italy alimentare nel mondo”. L’88% dei lavoratori stagionali stranieri ha dichiarato di essere privo di un contratto di lavoro pienamente in regola;
· In Emilia-Romagna tra gli operai addetti alla lavorazione del Parmigiano Reggiano uno su tre è indiano. La stessa percentuale è presente anche nella filiera di produzione del prosciutto di Parma;
· Gli stranieri rappresentano il 67% della manodopera impiegata nei servizi per le famiglie. In Italia lavorano 774 000 assistenti familiari di cui circa 700 000 straniere. Il 48% di loro lavora al nord. Secondo il Censis, per una famiglia su dieci la presenza di una badante è “vitale”. Una badante straniera guadagna il 20% in meno di una italiana Senza il lavoro delle assistenti familiari, il welfare italiano sarebbe gravato di circa un miliardo di euro all’anno in più. Il 25% delle colf non ha il permesso di soggiorno e il 57% svolge la propria mansione in nero;
· Nella sanità privata operano quasi 100 000 infermieri stranieri. Per rispondere alle esigenze della sanità pubblica, per gli infermieri dall’estero sono stati aperti canali “privilegiati” per l’accesso ai permessi di soggiorno;
· Circa 250 000 imprese hanno un titolare straniero. L’Emilia-Romagna è al terzo posto per numero di imprenditori stranieri presenti sul territorio. Questi imprenditori forniscono lavoro a circa 500 000 persone;
· In Italia operano 1500 preti immigrati, provenienti soprattutto dalla Polonia. Sono 1500 anche i militari ed i carabinieri di cittadinanza italiana, ma di origine straniera. Sono oltre 200 i calciatori di serie A immigrati;
· Gli stranieri rappresentano il 12% degli iscritti attivi (numero degli iscritti tolti pensionati e disoccupati) ai sindacati;
· Secondo l’INAIL, i lavoratori stranieri corrono il doppio dei rischi d’infortunio rispetto ai colleghi italiani;
· A parità di mansione, gli stranieri percepiscono fino al 40% di reddito in meno;
· Nel 2008 gli stranieri hanno versato nelle casse dell’erario circa sei miliardi di euro;
· Il 10% dei conti correnti ital
iani è intestato a stranieri. Poste Italiane è la società con il maggior numero di clienti immigrati;
· Nel 2008 gli stranieri hanno acquistato 120 000 case per un totale di 15 miliardi di euro evitando in buona parte il crollo del mercato immobiliare italiano;
· Gli stranieri si ribellano alla mafia. La prima rivolta è scoppiata a Castelvolturno il 19 settembre 2008 dopo l’uccisione di sei immigrati. La seconda si è verificata a Rosario il 12 dicembre 2008 dopo il ferimento di due lavoratori stranieri;
Considerato, inoltre, che
· La presenza di stranieri è cresciuta in modo vertiginoso in un tempo ristretto: nel 2003 gli stranieri in Italia erano un milione e mezzo;
· Gli stranieri privi di permesso di soggiorno sono circa 650 000. Il 65% degli stranieri entra con un regolare visto turistico e, una volta scaduto, rimane sul territorio (cd. overstayers). Un altro 30% giunge attraverso le frontiere di terra. Solo il 5% degli immigrati approda via mare e di questi circa il 70% avanza immediata richiesta di asilo;
· Il tempo d’attesa medio per il rilascio di un permesso di soggiorno varia dai 60 giorni all’anno e mezzo. Sindacati e associazioni denunciano che è all’ordine del giorno la consegna di un permesso di soggiorno già scaduto;
· Nel giugno del 2009 la popolazione carceraria era pari a 63 350 detenuti ed il 40% era rappresentato da stranieri. E’ doveroso sottolineare che, a parità di reato, gli stranieri accedono molto meno alle misure alternative al carcere;
· In un rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro del marzo 2009 si legge: “E’ alta l’incidenza della discriminazione e delle violazioni dei diritti umani fondamentali nei confronti degli immigrati in Italia. Razzismo e xenofobia anche verso richiedenti asilo e rifugiati persistono nel paese”. L’Italia è “sotto osservazione” assieme a Slovenia, Portogallo, Benin, Burkina Faso e Uganda;
· Nel 2009 la Commissione ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale denuncia l’Italia per “violazioni dei diritti umani verso i lavoratori migranti dell’Africa, dell’Est Europa e dell’Asia, con maltrattamenti, salari troppo bassi e dati in ritardo, orari eccessivi e situazioni di lavoro schiavistico in cui in parte la paga è trattenuta dall’impresa per dormitori affollati, senza acqua corrente né elettricità”;
· Negli ultimi anni si sono consumate decine e decine di aggressioni a sfondo razzista nel nostro paese: a Roma, ad esempio, sono state denunciate 33 aggressioni o omicidi nel solo 2009;
· Gli stranieri pagano in media un canone di locazione più caro del 20% rispetto ai prezzi di mercato. L’Unione Piccoli Proprietari denuncia che il 57% dei proprietari “discrimina apertamente” gli immigrati non concedendo loro un’abitazione (legalmente) in affitto;
· La crisi economica ha privato di lavoro circa 142 000 lavoratori stranieri; ad oggi la disoccupazione tra gli immigrati è dell’8,5%. Prima della crisi vigeva un’assoluta complementarietà tra lavoratori stranieri ed italiani, ma se la politica non sarà in grado di far fronte adeguatamente alle conseguenze sociali della crisi economica si rischia di passare presto dalla complementarietà alla competizione;
Tenuto conto che
· I numerosi provvedimenti del Governo in materia di immigrazione (es. introduzione del reato di clandestinità, supertassa sui permessi di soggiorno, restrizioni in materia di ricongiungimenti familiari) si sono rivelati slogan vuoti, inefficaci e controproducenti;
· Tali provvedimenti hanno contribuito solo ad una progressiva recrudescenza dei sentimenti xenofobi, particolarmente vivi in un momento di crisi strutturale come questo, senza altresì risolvere nessuno dei problemi connessi, ad esempio, alla lotta alla criminalità che sfrutta le situazioni di clandestinità;
· Esponenti della Chiesa cattolica, del mondo dell’associazionismo e del volontariato hanno espresso fortissime preoccupazioni per queste misure e persino autorevoli esponenti della maggioranza di governo hanno preso le distanze. E’ il caso, ad esempio, della recente proposta di introduzione del cd. permesso di soggiorno “a punti” (sottosegretario Carlo Giovanardi, 5 febbraio 2010: <<Qui non si parla né di clandestini, né di irregolari, né di lavoratori extracomunitari che vogliono conseguire la cittadinanza italiana, ma semplicemente di lavoratori perfettamente in regola con le vigenti norme sull’immigrazione che richiedono di conseguire il permesso di soggiorno. E’ discutibile l’idea di mettere in moto un meccanismo di valutazione, inevitabilmente discrezionale, che, da un lato, impegnerebbe le strutture amministrative dello stato, dall’altro, costringerebbe milioni di lavoratori extracomunitari, comprese colf e badanti, ad un ulteriore, gravoso adempimento>>);
Tutto ciò premesso, il Consiglio Comunale
invita la Giunta ad associarsi alle istanze avanzate dal movimento autonomo “Primo Marzo” che ha indetto per lunedì 1° marzo 2010 una giornata di mobilitazione non violenta per invitare l’opinione pubblica a riflettere sul ruolo degli immigrati nella nostra società.
I Consiglieri:
Giulia Morini Cinzia Cornia Fabi
o Rossi Luigi Alberto Pini Giulio Guerzoni
Paolo Trande Giancarlo Campioli Francesco Rocco Stefano Rimini Maurizio Dori
William garagnani Enrico Artioli