Consigli Comunali enti inutili?

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Quando ero giovane il Consiglio Comunale svolgeva sedute aperte per confrontarsi con i rappresentanti dell’economia, della scuola, dell’ambiente; mai, durante il bilancio, avrebbe parlato il ragioniere capo, se non per qualche dettaglio, perché il consiglio comunale affronta i temi politicamente, in una visione d’insieme e di prospettiva, della quale i numeri sono una conseguenza. Lo stesso vale per la pianificazione urbanistica.

 


A Fiorano Modenese, due dei quattro consiglieri comunali eletti nella lista civica del sindaco, decidono di uscirne per non avvallare ‘scelte non pienamente condivise’: “L’appartenenza a un gruppo, in questo caso la Lista Civica che abbiamo rappresentato fino ad oggi, limita le possibilità di intervento e la libertà di azione sulle proposte che passano al vaglio del Consiglio. Il ruolo di ciascun Consigliere non dovrebbe essere quello di supportare l’amministrazione a priori ed in nessuna occasione dovrebbe assomigliare ad un tifo da stadio: in ‘gioco’ c’è il nostro paese, con le sue case, il lavoro dei suoi abitanti e tutto ciò che ne compone la vita sociale”.

Ci sarebbero tante cose da dire, a partire dall’assurdità delle liste ‘del sindaco’, anticamera della morte della politica, privilegiando le persone sui collettivi, sui movimenti e sui partiti, una visione ‘singola’ sia da parte del candidato che di chi viene chiamato.

Oppure che nessuno dovrebbe votare qualcosa se non è d’accordo, ma nessuno dovrebbe trovarsi in quella condizione, se di base c’è un programma chiaro; temi o situazioni non previsti dovrebbero essere oggetto di confronto, prima di diventare un atto ufficiale.

Io credo però che, a monte, sia lo stesso istituto del Consiglio Comunale ad essere sminuito nei fatti, perché non esiste la volontà di riconoscerlo come massima espressione della comunità. Sono stati regolati i tempi e il numero degli interventi per consigliere (giusto, ma perché applicarli pedantemente e meccanicamente anche quando non c’è alcuna volontà di ostruzionismo?), non si possono fare battibecchi e polemiche per cui ognuno dice la sua e tutto finisce lì, tanto la maggioranza voterà comunque. Il Consiglio è ingessato e imbalsamato dalle regole che si è dato per evitare eccessi. Di quanto detto, resta memoria soltanto nelle registrazioni (prima o poi saranno cancellate o rese illeggibili per tecnologia obsoleta); spesso non viene riportato il sunto del dibattito neanche nella delibera. I giornali ed i media, salvo qualche grande comune, non seguono più le sedute e comunque conta la polemica, non l’importanza dell’argomento.

Quando ero giovane il Consiglio Comunale svolgeva sedute aperte per confrontarsi con i rappresentanti dell’economia, della scuola, dell’ambiente; mai, durante il bilancio, avrebbe parlato il ragioniere capo, se non per qualche dettaglio, perché il consiglio comunale affronta i temi politicamente, in una visione d’insieme e di prospettiva, della quale i numeri sono una conseguenza. Lo stesso vale per la pianificazione urbanistica.

I consiglieri potrebbero chiedere sedute speciali, ma l’impoverimento avviene anche negli eletti; non nella loro onestà, dignità personale, buona volontà, ma nella impreparazione al ruolo cui sono chiamati. Sono tutti bravi cittadini, ma assai in meno sono consiglieri comunali pronti al ruolo. Quando capiscono davvero il loro ruolo è finita la legislatura e la maggior parte se ne va a casa delusa dall’esperienza insoddisfacente e poco gratificante, perfino da un punto di vista economico.

Ma chi volete che metta mai mano a una simile materia? Peccato che la politica, la più nobile disciplina umana, sia ormai completamente assente dalle istituzioni locali, sostituita dalle brave persone e dalla loro buona volontà. Ma per andare dove?

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