La Francia negli ultimi mesi non ha avuto paura di usare i muscoli: attacchi alla Libia, bombe sulla Costa d’Avorio, e schiaffi (morali) all’Italia. L’Italia invece ha saputo solo dimostrare una certa propensione a tentennare: non sa che pesci pigliare in Libia, non usa la forza per bloccare gli scafisti che ci portano migliaia di sedicenti profughi, non rispedisce a casa chi entra illecitamente nel nostro paese e non riesce a farsi aiutare dai partner europei a gestire questo esodo dal Nord-Africa.
La risposta leghista è stata una risposta antieuropeista: non vogliamo stare in una Europa che ci maltratta.
Per cui o l’Europa ci tratta bene e ci rispetta e ci aiuta, o altrimenti ce ne andiamo.
L’atteggiamento è piuttosto sbagliato perché l’Europa sa che l’Italia non può permettersi di uscire da sola dalla Unione Europea o di abbandonare l’Euro (e di esporsi così alle speculazioni valutarie che ci colpirono nel 1992). E quindi l’Europa sa che le minacce italiane sono solo parole al vento che mostrano la nostra impotenza.
Per cui l’Italia deve adottare una diversa strategia e deve dire: con scelte spesso sbagliate l’Unione Europea genera malcontento, porta al successo elettorale i partiti anti-europeisti, e crea le condizioni per un eventuale fallimento del progetto europeo/europeista.
Se è questo quello che vuole, vada avanti così.
Se invece l’Unione Europea vuole sopravvivere, deve cambiare approccio. Un segno concreto consiste nel dar ragione all’Italia e nel convincere la Francia ad accettare (e a far passare sul suo territorio) i tunisini muniti di regolare visto italiano.
Con questi argomenti per i nostri ministri sarebbe più facile trovare orecchie attente a Bruxelles e difendere i nostri legittimi interessi nazionali.