Come si “”fabbricano”” stranieri irregolari facendo un grosso favore alla criminalità

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Ora  si  possono  commentare  alcuni  dati  definitivi  relativi agli esiti fallimentari  del  cosiddetto “Decreto flussi 2010” che, con un automatismo irresponsabile,   ha   “creato”   centinaia   di   migliaia   di  stranieri irregolari/clandestini.

Seicentottanquattromila  in  Italia,  ed  oltre  44.000  in Emilia Romagna, secondo un recente studio Caritas e confermato dai dati Cgil.

Per  di  più,  e  forse  non  per caso, con una suddivisione dei numeri che avvantaggia  notevolmente  poche regioni a governo di centrodestra, con ben il 48% delle “”quote”” concesse per la regolarizzazione degli stranieri

La Cgil segnalò subito il rischio abnorme.

Centinaia  di  migliaia  di  persone  immigrate  regolari,  con un regolare rapporto  di  lavoro,  diventano irregolari a causa del mancato rinnovo del permesso  di  soggiorno,  avendo  perso  il  lavoro.  Scaduti i permessi di lavoro,  in  gran  parte a seguito della forte crisi, automaticamente tutti dovrebbero andarsene dal nostro Paese.

A  Modena,  i  posti  delle  “”quote”” concessi dal Ministero erano solamente 1.360  a  fronte di oltre 10.500 domande da parte di altrettanti lavoratori stranieri. Ne sono così rimasti esclusi circa 9.150.

Le persone che perdono il permesso di soggiorno, che fanno?

Secondo   gli  “”statisti””  del  decreto  flussi,  avrebbero  dovuto  uscire dall’Italia e tornarsene nei loro paesi entro sei mesi.

In  realtà  che  succede? Si contano su una sola mano quelli che in effetti tornano  ai  loro  villaggi  di origine. I rimpatri forzati dall’Italia, in tutto  lo  scorso anno sono stati circa 16.000 – costando circa 10.000 euro l’uno    e poche decine dalla nostra provincia. Qualche decina accresce la popolazione  carceraria e del Cie. La quasi totalità degli irregolari resta nel  nostro territorio clandestinamente, spesso per cercare di continuare a lavorare ed ovviamente in nero.

Un  capolavoro  di irresponsabilità politica e sociale. Perdere il posto di lavoro equivale a perdere il permesso di soggiorno.

Ma  a  chi conviene condannare migliaia di persone alla clandestinità ed al lavoro nero, o peggio, al ricatto ed alla sopravvivenza illegale? Favorendo in  modo  evidente  la  diffusione  dell’evasione  fiscale e contributiva e l’ulteriore  crescita  della concorrenza sleale fra imprese. Taglia
ndo così ogni rapporto e controllo di legalità con le istituzioni e, in particolare, con le forze di polizia.

Come  non  vedere che così si sospinge una massa notevole di stranieri alla marginalità, e spesso nelle braccia compiacenti della criminalità?

Forse,  non  per caso, anche in Emilia ed a Modena, sono cresciuti i numeri degli  stranieri  segnalati  per  traffici illeciti di droghe, borseggi  ed altro.

Norme  perciò  che  vanno  riscritte  con la massima urgenza. Anche in nome della sicurezza e del controllo sociale del territorio.

Sconcerta  invece  leggere,  anche  in  questi ultimi giorni, di demenziali proposte  “”padane””,  che  chiedono  “di  addestrare  ed  armare  gruppi  di volontari,  in  grado di contrastare con durezza ed efficacia” il crescente disagio  da  emarginazione  e qualche rissa per le strade nei nostri centri cittadini!

Le  emergenze sociali e le povertà create dalla crisi economica, si sommano così  a  questa  ulteriore  emergenza  costituita  da una grande “”bolla”” di stranieri  resi  clandestini  da  una  legge  miope ed inconcludente quanto socialmente cinica.

 

Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil regionale

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