La Sea Watch, la nave che batte bandiera olandese di proprietà dell’Ong tedesca, raccoglie un gruppo di 47 clandestini in mare. Dove portarli? Naturalmente in Italia. Ora, il fatto non sta bene al nostro Ministro degli Interni, che ha fatto la promessa elettorale di fermare gli sbarchi clandestini e dimostrare che l’Italia non è il paese dell’accoglienza per tutti. Già il fatto che un ministro mantenga le promesse fatte in campagna elettorale e che ci metta anche la faccia per i milioni d’italiani che la pensano come lui, non fa certo simpatia verso chi ha una concezione differente del futuro. Visione diversa che in fondo hanno anche tutte le altre nazioni che compongono quella babilonia, definizione più azzeccata, dell’Unione Europea. Ci vogliono solo delle persone che hanno i paraocchi o l’anello al naso per non capire che noi contiamo come il due di coppe, quando a briscola comanda bastoni. I segnali ci sono, anche se li vogliamo ignorare. Credo che sia chiaro a tutti gli italiani di buon senso che gli esseri umani che, mettendo a repentaglio la loro vita in un viaggio che li può portare in fondo al mare, sono solo pedine sacrificabili in una partita a scacchi molto più grande di loro e di noi. Il caso della Sea Watch lo dimostra ampiamente. Invece di cercare una soluzione che accontenti il nostro ministro e gli italiani che l’hanno votato, si cerca di deriderlo alimentando delle polemiche per dividere gli italiani. Il numero delle persone sulla nave dell’Ong non è sproporzionato: noi ne abbiamo accolti molti di più in passato. In ogni caso non sembra che nelle altre nazioni ci si strappi i capelli. Che si facciano gare di solidarietà al grido di: – Io Olanda, ne prendo 10 -. Mentre la Francia rilancia, dicendo: – E io ne prendo 20 -. Invece, silenzio tombale. Dove sono i paladini del terzo mondo di queste nazioni? Perché non li accolgono nelle loro strutture? Nessuno si muove, però, si pretende che l’Italia, perché è la nazione dove è più facile l’approdo di queste navi e barconi, si accolli l’onere dell’ospitalità. E questo è dovuto al motivo che la grande Europa, oltre che varare regole in parte strane che possono anche danneggiare le nazioni che la compongono (per esempio: la vongola deve avere determinate misure…), non ha nessuna idea di come arginare il problema. O meglio, lo sanno. Oh, se lo sanno! Si chiama intervento in loco, ma è un’operazione costosa non solo dal punto di vista finanziario ma anche umano e quindi ci sarà bisogno di sacchi di plastica neri con cerniera, come quelli che si usano per recuperare i morti in mare vittime di persone senza scrupoli. Parliamoci chiaro: a breve ci saranno le elezioni europee. Secondo i sondaggi, i partiti definiti populisti e sovranisti, si preparano a sbarcare all’assemblea in forze. Però, non abbastanza da comandare. Nonostante ciò, i partiti contrapposti non pensano minimamente a regalare loro dei voti. Attenzione, però, che questa situazione, che ora si sviluppa in un dibattito a parole, rimanga tale e non s’inneschi qualcosa di peggiore. In passato abbiamo avuto tanti cattivi maestri.
Il tempo trascorso ci ha insegnato che spesso chi si fida dell’alleato e della sua parola, ha fatto spesso una brutta fine. L’idea di mandare sotto processo Matteo Salvini non affascina solo la sinistra radical chic, ma anche i sanculotti grillini. Ora, mi auguro che Salvini faccia orecchie da mercante a qualsiasi cosa gli sia suggerito dal M5S. Personalmente, ritengo che le loro parole siano come scrivere un giuramento sulla sabbia, prima dell’alta marea.