Aspettiamo gli esiti della magistratura, ma ci sono in effetti molti punti oscuri nella vicenda Formigoni. di Alberto Venturi Personalmente non ho certezze sul sequestro dei conti bancari di Roberto Formigoni, disposto dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta Maugeri: la villa di Arzachena, in Sardegna, una serie di immobili a Lecco e San Remo e tre automobili. Il senatore del Nuovo CentroDestra replica: “Leggo che mi avrebbero sequestrato o starebbero sequestrandomi beni fino a 49 milioni di euro. Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni”. “Su uno dei miei due conti correnti – spiega il senatore di Fi – figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull’altro un passivo di 75mila euro. Le mie tre auto sono: una Alfa Mito del 2012 per uso personale, una Panda del 2009 e una Multipla del 2008 in dotazione ai miei collaboratori”. “Non ho mai posseduto ne posseggo una casa in Sardegna. Le proprietà immobiliari sono: un micro appartamento nella periferia di Sanremo di 36 metri quadrati e tre appartamenti in Lecco di 400 metri quadrati complessivi, che sono stati ereditati dai miei genitori e la cui proprietà è condivisa con i fratelli”. Mi sembrano affermazioni facili da verificare ed aspetto perciò, nei prossimi giorni, che si faccia la dovuta chiarezza. Il mio rispetto per la magistratura non sarà mai fede cieca, visti i diversi errori che commette. Aspetterò. Mi faccio però una serie di altre domande: “Perché uno che da vent’anni guadagna molte migliaia di euro al mese, si trova in una condizione economica così negativa?” e perché non abbia affrontato il passivo di un conto corrente chiedendo un prestito che gli sarebbe comunque concesso a condizioni ottime? Mi sembra cioè che comunque il borsellino di Formigoni dimostri una opacità, che poco ha a da spartire con il soprannome di ‘celeste’ donatogli dalla stampa e poco ha da spartire con i valori a cui lui si richiama. Così come sono color grigio fumo le ville, le imbarcazioni di alto bordo, le lussuose vacanze, le cene e gli appuntamenti elettorali dei quali ha disposto per un valore di cinque milioni (secondo la contabilità della Procura) e mi domando come si giustifica tanta generosità, spacciata per disinteressata, da parte di privati in affari, guarda caso, con la Regione Lombardia; i sospetti sono appesantiti dalla Regione Lombardia di Roberto Maroni, costituitasi parte civile, e dalla stessa Fondazione Maugeri, che ha già patteggiato il versamento di un milione di euro e la confisca di immobili per 16 milioni, mentre anche alcuni protagonisti della vicenda hanno chiesto di patteggiare la pena. E’ facile che oltre al fumo ci sia dell’arrosto, ma aspettiamo il giudizio della magistratura. Noi intanto ci teniamo il dubbio. Poiché sembra ragionevole e poiché rappresentare i cittadini nelle istituzioni non è obbligatorio, possiamo benissimo non rieleggere Formigoni. Avessimo già fatto così nel passato, avremmo oggi un Parlamento più credibile.
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Se la domanda posta da Pippo Civati in relazione alla disposizione di sequestro preventivo di beni fino ad un ammontare che sfiora i 50 milioni di euro a carico di Roberto Formigoni può essere la stessa che è scattata nella testa di milioni di italiani, altrettanto non può esserlo la risposta. Questa, infatti, dipende dal grado con cui è stata valutata, spiegata e diffusa la notizia. di Gianni Galeotti Titolare in prima pagina che è stato disposto un sequestro per un ammontare di 49 milioni, tra cui una villa in Sardegna, non è sbagliato letteralmente, ma lo è nei fatti. Leggendo il decreto del giudice che impone il sequestro, quei 49 milioni di euro sono stati si calcolati ma non è detto che siano nelle reali proprietà e tantomeno nella disponibilità dell’ex governatore della Lombardia. Un conto è disporre un sequestro fino ad un ammontare di 49 milioni di euro, un conto è dire che sono stati sequestrati beni per tale importo. Di fatto, è andata così: Il giudice ha stabilito il valore presunto degli illeciti attribuiti a Formigoni nell’ambito dell’inchiesta su fatti di corruzione e associazione per delinquere sulle convenzioni con alcuni grandi ospedali privati lombardi e ha stabilito un sequestro di beni, a carico dell’ex governatore, per tale importo. Questo non significa però che i beni posseduti da Formigoni, dalla piccola utilitaria alla casa in Sardegna, possano valere tale somma. Il dispositivo del giudice parla infatti di confisca di beni di cui si abbia disponibilità fino al raggiungimento di euro 49 milioni. Anche io posso farla talmente grossa da essere accusato di avere provocato danni ed illeciti per 50 milioni di euro ed essere quindi oggetto di una disposizione del giudice che sequestra, in via cautelativa e preventiva, i miei beni fino (ed è quel fino che fa la differenza) ad un valore di 50 milioni di euro appunto. Questo non significa che io disponga di un tesoretto da 50 milioni euro. Per questo, dalla disposizione del sequestro da 49 milioni di euro, al dire che Formigoni dispone di beni per tale cifra ne passa. Purtroppo, una volta che i grandi quotidiani tirano la notizia, ed i telegiornali la copiano e la incollano in formato video nell’edizione delle 20, scandalo ed indignazione sono già che costruiti e pronti ad essere dati in pasto alla pubblica gogna, senza bisogno di una scomoda rielaborazione. Una volta che è scattato, il tritacarne mediatico è inarrestabile ed i distinguo di merito sono una goccia impercettibile nell’oceano dell’informazione. Certo, da parte mia, nessuna difesa d’ufficio per Roberto Formigoni sul cui capo pesano accuse pesantissime e gravi, ma solo un elemento in più non tanto per dare una risposta alla domanda ma per dare l’esatto peso alla domanda stessa che di peso, fondamentalmente, non ne ha.
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