Non ce l’ho con i fumatori. Non sono uno di quegli assatanati che li vorrebbero esposti al pubblico ludibrio quali nuovi untori. Non ho mai fumato. Ma non perché sono bravo. Semplicemente non mi piace. Ma non demonizzo chi fuma e se all’aperto uno s’accende una sigaretta non mi dà fastidio.
E’ vero: fumare fa male, fa venire il cancro a chi fuma e a chi gli sta vicino. Bene ha fatto Sirchia quando nel 2001 ha varato la legge anti-fumo, una delle poche cose che restano dei governi Berlusconi.
Solo che i danni dei fumatori sono anche altri. Senza generalizzare, dato che tra chi fuma ci sono molte persone educate, non si può negare che la gran parte della sporcizia che deturpa le nostre strade è costituita da mozziconi e da pacchetti vuoti di sigarette. Basta fare due passi e dare un’occhiata per terra: non c’è metro quadro in cui non vi sia almeno una cicca.
So bene che ci sono problemi più gravi. Tuttavia è sempre un buon metodo iniziare dalle piccole cose per aggiustare quelle grandi. Specie se alla base delle une e delle altre c’è la mancanza di senso civico che in estrema sintesi è la consapevolezza che la mia libertà finisce dove comincia la tua e viceversa, che l’interesse generale è superiore a quello individuale.
Ecco allora la necessità di far pagare ai fumatori il lavoro che poi ci vuole per pulire i resti del loro vizio. Come? Semplice: o aumentando il costo delle sigarette di quel tanto che serve per aumentare il personale della nettezza urbana, oppure dando delle multe a chi getta per terra la cicca o il pacchetto. Il primo provvedimento lo deve fare lo stato. Per il secondo basta la volontà politica del Comune.