Sinceramente[1]: che facce di bronzo!
(parte prima)
Non parlerò della situazione politica nazionale anche se ci sarebbe molto da dire e da discutere. Mi limiterò alla situazione locale che è ricca di esempi di notevole e metallurgica dote facciale.
VIABILITA’: alcuni esempi.
Tanto per fare un esempio nostri studenti di scuole superiori invadono una magnifica ciclabile con i loro scooters o con le loro biciclette perché non hanno un parcheggio idoneo, il marciapiedi dal lato di strada dove c’è la ciclabile che inizia e muore su parte della strada è dal 1998 che è transennato ed inutilizzabile. Il tutto – sembra – per motivi di sicurezza a favore dell’Accademia Militare. Sulla stessa strada girano pedoni, biciclette, auto che spesso sostano pure loro sulle ciclabili quando genitori premurosi attendono i loro pargoli a due passi dall’uscita e mezzi pubblici. Trovo sia una situazione di alto pericolo e mi sorprendo che ad oggi non sia arrivata notizia di un qualche incidente.
Però nessuno batte ciglio. Sono anni che le bici e gli scooter sono lì ad impedire il passaggio sulla ciclo/pedonabile di fortuna, con gli autobus che fanno delle manovre incredibili per curvare e per evitare di schiacciare i passanti all’incrocio, ma nessuno si è preoccupato e di rendere sicura la zona e nemmeno di dare un ricovero degno a questi mezzi. A fianco del Liceo S. Carlo vi è un cortile ma viene utilizzato esclusivamente dalle auto dei professori. Si potrebbe magari chiedere alla parrocchia di S. Domenico di concedere quel fazzoletto di cortile transennato con fittoni e catene. Non credo nessuna di queste due idee sia mai stata presa in considerazione.
La maggioranza che governa Modena sostiene che il blocco delle auto è inutile così come pensato, detto e ridetto fino a pochi mesi fa. Però poi si presenta in Regione per firmare per lo stesso tipo di provvedimento che non serve? Che senso ha? Mi sembra una situazione di comodo estrema, perché è troppo facile utilizzare un provvedimento già pronto, fallimentare e di questo se ne è consapevoli piuttosto che provare a pensare qualcosa di diverso e proporlo al governo regionale.
Ora con l’avvento della stagione invernale ci si preoccupa di far spazzare i marciapiedi (e questo va bene come compito di frontista) ai cittadini, obbligando gli automobilisti a dotarsi di pneumatici da neve o/e di catene. Se da un lato la cosa mi rassicura perché di scriteriati che guidano in condizioni disastrose con pneumatici normali se ne sono visti abbastanza, dall’altro trovo un po’ “ridicolo” il sistema semaforico per valutare lo stato meteorologico e di stato delle vie pubbliche. Mi piacerebbe vedere chi con metro alla mano controlla se in una zona ci sono 5 o 13 o
Possibile che non si riesca ad amministrare seriamente? Sembra di essere in un comune di allegri burloni che pensano a far cassa senza dare un gran chè agli abitanti. Ah dimenticavo: dall’opposizione arrivano ben poche iniziative a rincuorare chi non approva una amministrazione che ha preso ben il 50,1%. . . ma questa è già un’altra storia per la prossima volta!
[1] Di significato molto trasparente, deriva da un nome latino cristiano, Sincerus, letteralmente “”onesto, sincero””.
sincèro agg. dal lat. sincerus, composto da sem- (=uno solo) e -cerus, da una radice *kere- (=crescere), la stessa di cereale e del v. crescere, quindi il senso sarebbe di genuino perché con una sola scendenza.
Secondo gli antichi invece deriverebbe da sine (=senza) e cera (=tale come il miele puro): infatti Donato nelle nota a Terenzio, così definisce la voce: “”purum sine fuco, et simplex, ut mel sine cera””. Altri hanno proposto sim- contratto di simplex e la radice *kar- di creare, quindi semplice per sua natura; oppure da sine (=senza) e la radice *skar- (=spargere), presente nell’antico slavo skaredu, nel russo skareed, nell’antico scand. skarn, nell’anglosass. scearn (=letame), e quindi lett. senza impurità. La prop.sine è di origine indoeur.;cfr.sanscr.sanùtar (=separatamente), antico alto ted. suntar, itl. sain (=indifferente), gr. áneu.””
Un’altra teoria è quella che vede “”sincero”” e “”sincera”” come una parola composta dalle parole spagnole sin e cera (=senza cera). Nel rinascimento scultori e architetti usavano scolpire le loro opere in unici blocchi di marmo bianco, qualora un artista facesse un errore, o una scheggiatura, si usava mascherare l’imperfezione con della cera. Da qui, un’opera “”con cera”” era un’opera imperfetta e disonesta, mentre un’opera “”sin cera”” (senza cera) era un’opera pura, onesta e… sincera.