C’è muro e muro

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Leggo sul Corriere della sera di oggi, domenica 21 agosto 2005, il commento di un illustre esponente politico circa il ritiro dei coloni israeliani e la proposta di candidare Sharon al Nobel per la pace.

«Non dimentico chi è Sharon. La sua politica dei muri ha diviso anche i palestinesi. Ma quello che accade ora in Israele è un fatto nuovo e straordinario». Il leader di Rifondazione, Bertinotti, giudica l’evacuazione dei coloni da Gaza come un momento di rottura, in cui si apre la strada al riconoscimento di due Stati. Un ripensamento sul premier israeliano? «Non ho mai avuto pregiudizi e quindi non posso raccogliere l’invito di Fassino ad abbandonarli. Il Nobel? La pace è una conquista dura. E un atto unilaterale non è ancora la pace».

La politica dei muri, come l’ha definita, mi ha fatto tornare alla mente alcuni fatti del passato e indotto ad alcune riflessioni.

Correva l’anno 1961 e la notte fra il 12 ed il 13 agosto venne eretto un muro che separò Berlino ovest da Berlino est.

Questo il laconico comunicato Ansa di allora:

« Berlino – Il confine fra Berlino est e Berlino ovest è stato chiuso questa notte» (ore 03.20 del 13 agosto)

Segue quello delle ore 03.28: «Autocarri carichi di truppe della Rdt sono stati visti prendere posizione lungo la linea di confine presso la Porta di Brandenburgo….Il consiglio dei ministri ha deciso di attuare nel settore occidentale di Berlino i controlli abituali alle frontiere di uno stato sovrano».

In effetti la misura si era resa necessaria a causa dell’ormai incontenibile fiumana di persone che volevano passare il confine per vivere felici e liberi nella Germania comunista dell’Est. Quel sant’uomo di Ulbricht ebbe l’idea vincente per fermare l’afflusso: costruire un Muro di cioccolata, (a dire il vero l’aveva ribattezzato: “antifaschistischer Schutzwal: una barriera di protezione antifascista”). Un bel Muro lungo 155 km, ma di cioccolata, non di cemento come quello di Sharon; chi vorrà scavalcarlo sarà ingolosito, ne mangerà oltre misura e sarà costretto a fermarsi. E di guardia dei giovanotti, li chiamavano “Vopos”, che, quando proprio dovevano fermare qualcuno, lo facevano sparando pallottole di gomma. Innocue.

Bravo Onorevole, fa bene a difendere la verità: com’è diverso quel sant’uomo di Ulbricht da quel mezzo criminale di Sharon: il primo voleva solo regolare l’afflusso dei pellegrini che volevano vivere all’Est, nel paradiso comunista, quest’altro vuole chiudersi in casa per evitare che i bravi ragazzi palestinesi vadano a far visita ad Israele, talvolta portando dei pacchi di dolciumi. Lei, Onorevole, a casa  sua non ha una porta con serratura: ha una tenda vero?

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