Siamo tutti uguali?

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Siamo tutti uguali di fronte al nostro dovere di lavoratori e anche di  fronte al lutto. Ma non è così semplice. Forse alcuni “sono più uguali degli altri”.

Entrare nella sfera personale del prossimo, oltre che ingiusto, non è neppure agevole e, in ogni caso, non è compito di un giornalista che deve basarsi sui fatti e sulla realtà.

Conviene pertanto lasciare le interpretazioni, le illazioni, le insinuazioni e le letture del pensiero agli unici che si permettono incursioni nella psiche altrui, sedicenti dotati di sesto senso, di antenne, di terzo occhio e altre amenità, equiparabili in pratica a comari pettegole. Costoro, sicuramente, hanno speso tante parole, su Marta Fascina e sul rapporto che l’ha legata dal 2020 a Silvio Berlusconi,  in particolare dopo la sua scomparsa, avvenuta il 12 giugno 2023. Non sono mancate neppure le battute e le vignette, inevitabili probabilmente, alcune al limite del cattivo gusto.

Così va il mondo.  

Quello che conta, dicevamo, è la realtà e la realtà parla di un’assenza ormai diventata memorabile, prosecuzione di un assenteismo dai banchi di Montecitorio che ha collocato stabilmente la Fascina nel gruppetto in testa alla classifica di chi diserta quegli scranni. Secondo il sito specializzato in osservazioni politiche, www.open.online, l’ultima compagna di Silvio Berlusconi ha partecipato solo a 17 votazioni, lo 0,76%, «assente giustificata» per 1534 voti su 2240, dato pubblicato il 17 luglio 2023. 

Più volte, in questi mesi, la deputata di Forza Italia non ha partecipato neppure a manifestazioni esterne, politiche e non, con una sola eccezione, il 9 agosto scorso, quando ha presenziato, accanto a Pier Silvio, secondogenito del Cavaliere, alla partita in occasione del primo Trofeo Silvio Berlusconi, la sua prima uscita pubblica.

Tutto questo può non interessare quanto alla persona, interessa, invece, e molto, per il fatto che la Fascina è un Deputato della Repubblica e, benché prostrata dal lutto, avrebbe il dovere, secondo il popolino ingenuo e illuso, dopo un tempo ragionevole, ormai trascorso, di recarsi comunque a quello che è il suo lavoro, nonché il suo preciso impegno verso gli elettori.

E’ cosa nota, purtroppo, che in queste tristi occasioni, ai comuni mortali, ai lavoratori qualsiasi, è concesso un congedo in generale di tre giorni subito dopo l’evento luttuoso.
Non basta certo questo breve lasso  di tempo  per quella che, con termine abusato, è definita “elaborazione del lutto” , condizione che taluni non raggiungono mai. Ma i doveri, i compiti di un lavoratore dipendente, sono regolati da norme che non possono certo tenere conto della prostrazione, della disperazione, del disorientamento che sono conseguenza di certe perdite.   

Quindi, per quanto provata, prima o poi anche la Fascina dovrà rientrare in Parlamento e possibilmente essere un po’ più presente anche rispetto al passato che già, come si è detto, la vedeva fra i maggiori assenteisti, in buona compagnia con compagni di partito e non.  A meno che la prostrazione nella quale versa le renda impossibile  riprendere il suo ruolo  pubblico e allora la sola strada percorribile, la più dignitosa e corretta verso le istituzioni e gli elettori, sarebbero le sue dimissioni

Ma non è così semplice.

Siamo tutti uguali di fronte al nostro dovere di lavoratori e anche di  fronte al lutto… ma forse alcuni “sono più uguali degli altri”.

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Una risposta

  1. Un dolore più che sospetto
    Non credo al dolore per la perdita del compagno della Fascina.
    Non credo che la Fascina debba elaborare un lutto che non sente perché non le appartiene.
    Non credo che si sia legata alla buonanima per un colpo di fulmine atteso che tra lei e Berlusconi vi è una differenza di età di oltre mezzo secolo .
    Credo invece che si sia legata a Berlusconi per altri inconfessabili motivi.
    Magari per ereditare alla probabile imminente dipartita del coniuge, data la sua veneranda età e gli innumerevoli acciacchi, qualche eurello ( 100 milioni si dice ) e parte dell’immenso patrimonio immobiliare.
    Penso che sarebbe stato molto elegante dimettersi dalla carica di parlamentare per la quale , non avendo il pudore di voler riscattare il peccato originale di stare tra quei scranni solo per diritto di ” prossimità “, non si è mai prodigata più che tanto visto che era tra le più assenteiste degli ” onorevoli ” avendo partecipato a sole 17 votazioni su 2240.
    Non le costerebbe molto perché ha ereditato ben più di un tozzo di pane e potrebbe vivere di rendita sino alla fine dei suoi giorni.
    Ma so che non lo farà .
    Sarebbe urgente emanare una legge che comportasse la caducazione dalla carica di parlamentare ove non si raggiungesse la soglia minima delle presenze ( da definire ) alle sedute ed alla votazioni dei provvedimenti.
    Ma so che non si farà neanche questo perché colpirebbe quasi esclusivamente tutti quelli che occupano scranni parlamentari non per meriti propri ma per diritto di prossimità al dominus di turno.

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