Carissimo Pinocchio

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""...quando a mentire sono i governanti che hanno in mano la nazione, e con essa i destini di tutti noi poveri disgraziati, è gravissimo. "" art.di Maria


 

Probabilmente più di una persona, leggendo il titolo, penserà di esserne l’ispiratore…Capita, quando si sa di essere in difetto.

Accadde circa la stessa cosa quando un’insegnante, alzando la testa dal registro, disse: – Fuori quella chiacchierona-  col risultato che, in due, una mia compagna ed io, dai capi opposti della classe, ci alzammo per guadagnare la porta. L’ilarità che prese la classe non contagiò l’insegnante che, impassibile, fece uscire soltanto la mia compagna, rimandando me al posto, a meditare sull’ingiustizia subita, quella di non essere stata “buttata” fuori anch’io.

Tornando al titolo, che una quantità di  individui si sia riconosciuta in quel vocativo, non è bello, non solo perché significa che siamo circondati da emeriti contaballe, siamo anche, e questo è più serio come problema, in balia di essi, soprattutto quando sono persone pubbliche, le cui menzogne hanno ripercussioni sulla nostra società, su tutti noi e sono quindi di interesse generale.

La gravità della menzogna, una delle azioni più inique, non dipende solo dall’argomento, più o meno trascurabile. Ad essere grave in assoluto è l’azione stessa, è l’abito mentale di chi mente, (scusate il bisticcio), è la capacità di improvvisare, guardando negli occhi le persone, snocciolando dati e fatti, le cosiddette  “balle circostanziate”, quelle che  riportano orari, persone, itinerari,una cosa impressionante, persino invidiabile.  Una grande dote  di natura J .

Ma quando a mentire sono i governanti, quando sono le persone che hanno in mano la nazione, e con essa  i destini di  tutti noi poveri disgraziati, è gravissimo.

Poco importa che  uno menta sulla predilezione a  dividere l’alcova con una ninfetta piuttosto che con una nonnetta (chiamalo scemo) o che menta sul proprietario, locatore, locatario, etc. etc. di un appartamento al sole di Montecarlo; meno ancora importa che dichiari  di non conoscere l’identità del benefattore che gli ha pagato tre quarti di casa.

A parte ritenere tutti noi  un branco di cerebrolesi, tutto ciò non è importante.

O meglio, è importante, ma lo è soprattutto  perché, così come ci hanno mentito sulle donzelle prezzolate, sull’ appartamentino in quel di Montecarlo, sull’anonimo cadeau ricevuto per  casuccia di fronte al Colosseo, allo stesso modo questi signori possono mentire sullo stato dell’economia, possono raccontarci ciò che vogliono sull’immigrazione, sullo sviluppo economico, sulla criminalità,  sull’inquinamento, sugli accordi commerciali, sulle indagini, sulle sette segrete, sulle stragi, sulle leggi…

Ciò che deve spaventare, preoccupare e indignare, è  l’attitudine alla menzogna, usata come comportamento strategico, è l’abilità di questi “fregoli” mentali nel mutare la realtà, le circostanze, le situazioni, con prontezza, in modo estemporaneo. In modo da sgusciarne sempre via, salvando la faccia, o altro, ma salvandosi, a scapito della verità e dei disgraziati che credono a ciò che loro dicono, o devono, per i più vari motivi,  fingere di credere.

Forse mi sbaglio, ma non deve essere una bella vita quella di questi pallonari.

Perché, se, come accade talvolta nella vita, è  avvilente e frustrante dire la verità e non essere creduti… questo  non è nulla, non è nemmeno paragonabile alla sensazione che deve provare chi, menzogna dopo menzogna, parla e scrive a interlocutori, che, per convenienza, per loro vantaggio, per altri abietti motivi, o semplicemente perché lo temono, affermano di credergli…Senza credere, tuttavia, nemmeno ad una parola di quanto esce dalla sua  bocca, nemmeno ad un segno di interpunzione digitato sulla tastiera.

Perché all’improvviso, per qualche secondo, può comparire, dietro un servile cenno di approvazione col capo, dietro un applauso di convenienza, dietro una solidarietà di facciata o dietro un qualsiasi  gesto di piaggeria… un guizzo nello sguardo, un ammiccamento involontario, un insopprimibile bagliore d’indignazione.

E’ chiaro che scompaiono subito, ma per quell’attimo in cui sono visibili, questi segni,  tradotti  dal linguaggio non verbale in parole, dicono al  “pinocchio”[1] di turno suppergiù questo :

– Guarda, sei un contaballe imperiale, un sovrumano mentitore, un improvvisatore ineguagliabile. Ti disprezzo, ma mi mostro tuo amico, perché sei potente, o pericoloso, o crudele ( o tutte queste cose insieme) e io sono un codardo e non ho il coraggio morale di togliermi dal gregge, dicendoti ciò che penso di te. Perché tu mi fai comodo. Non ho altro modo per essere accolto nella tua cerchia, per essere nel gruppo dei tuoi amici, anche se so bene che l’amicizia in te è convenienza, interesse, bassa complicità, adulazione, ipocrisia, combutta…-

Parole pesanti come macigni, parole che,  se fossero  scambiate tra persone normali,  sarebbero vergognose e umilianti.

Parole che, invece, passano, come acqua su vetro, sulle sopite coscienze di lorsignori, sia dei mentitori  sia di quelli a cui, per i più vari motivi, fa comodo, credere ad ogni loro menzogna.

Mi rendo conto, infine, che sbaglio, quando penso che  non deve essere una bella vita quella di questi pallonari e dei loro sodali.

E’ sicuramente migliore della vita di chi, anche a costo di sconfitte, smarrimento, amarezze, ancora sa che cosa siano la coerenza, il rispetto della parola data e anche qualcosa di terribilmente fuori moda come la lealtà.

Lunga vita ai bugiardi, dunque, e buona memoria![2]

 

 

Maria

 


[1] Le immagini raffiguranti Pinocchio abbondano in Rete, sia tratte dal film di Walt Disney, sia  tratte  dalla leggendaria versione  televisiva  su Rai Uno. Quella che ho scelto, sicuramente meno accattivante del  visetto di Andrea Balestri, e della raffigurazione che di Pinocchio fecero gli ineguagliabili artisti della Walt Disney, è tratta da una vecchia edizione de  Le avventure di Pinocchio,  un libro che mi è stato regalato, da una persona  a me molto cara, due anni fa. Un suo vecchio libro, per questo ancora più apprezzato. Queste righe, se le leggerà, sono il mio omaggio per lui, pieno d’amicizia e di affetto.

[2] Almeno  secondo Michel de Montaigne  :””A meno che un uomo non senta di avere una memoria abbastanza buona, è meglio che non si arrischi mai a mentire””

 

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