L’incontro tenutosi venerdì 22 settembre, presso l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, con argomento la battaglia di Caporetto vista dalla parte austriaca, ha riscosso un grande successo di pubblico che ha riempito la sala convegni dell’istituto.
Dopo i saluti della presidente della sezione storica, Prof. Beggi-Miani, un’introduzione tenuta da Paolo Carraro, presidente del Circolo Culturale Raimondo Montecuccoli, ha narrato la situazione dell’anno 1917, quando la guerra aveva già provato duramente gli stati belligeranti. L’anno vede la rivoluzione in Russia che portò una delle potenze maggiori dell’Intesa, all’uscita del conflitto e la guerra sottomarina che invece provocò l’entrata in campo degli Stati Uniti, elemento che porterà nel 1918 alla vittoria sulle Potenze Centrali.
La situazione particolare dell’Impero Austro-Ungarico era divenuta così grave, vista la penuria di generi alimentari e di tutte le risorse importanti per la guerra e per la vita della nazione, che la Germania decise di inviare un aiuto all’alleato in quanto temeva il crollo dello stesso a seguito delle continue offensive italiane sul fronte dell’Isonzo.
D’altronde, la situazione italiana non era molto migliore se non sotto l’aspetto materiale, essendo l’Italia, come le potenze dell’Intesa, libera dal blocco navale britannico. L’esercito italiano era stanco e provato dalle continue offensive e il suo schieramento venne mantenuto pronto per ulteriori offensive anche quando il nostro comando supremo avrebbe dovuto modificarlo in funzione difensiva, specie dopo la scoperta di precise informazioni che avvisavano della prossimità di un’offensiva austro-tedesca. Approfittando di ulteriori errori nello schieramento italiano, le truppe austro-tedesche concentrarono una forte armata che sfondò a Caporetto, ottenendo un successo assai maggiore di quello auspicato.
Come ha detto SAI &R l’Arciduca Martino d’Austria-Este, ospite d’onore dell’incontro, sollecitato dai giornalisti Massimo Nardi e Francesco Baraldi, che gli hanno posto alcune domande su come la famiglia imperiale austriaca visse quell’evento, era nata l’illusione che con quella vittoria si potesse giungere ad una fine del conflitto negoziata, allontanando il pericolo di dissoluzione dell’impero. Così non fu invece. Dopo l’euforia iniziale dei soldati vittoriosi, questi, con la cattura dei depositi italiani nelle retrovie del fronte sull’Isonzo, constatarono come le forze dell’Intesa fossero dotate di abbondanti materiali e generi alimentari, mentre le truppe austro-ungariche erano già da tempo soggette a forti razionamenti.
Come è noto, l’offensiva si fermò sul fiume Piave e, con il ritiro delle divisioni tedesche dal fronte italiano, l’Austria-Ungheria non potette riprendere l’iniziativa dell’attacco con successo. L’ultimo sforzo lo fece nel giugno del 1918, ma non portò che all’indebolimento ulteriore delle armate imperiali che vennero poi travolte in autunno con la battaglia di Vittorio Veneto.
Il convegno ha visto pure la partecipazione, da parte del pubblico, del gen. Bruno Loi, che ha integrato con alcune sue considerazioni le discussioni tenute nel pomeriggio. A questo punto l’appuntamento sarà per il prossimo anno, quando si tratterrà la fine della guerra.