Le parole “”bullo “” e “”bullismo”” sono presenti ormai in modo endemico nelle cronache. Parole a mio avviso altamente inadeguate che minimizzano comportamenti che chiamare delinquenziali sarebbe decisamente più esatto.
Ammorbidire, a chissà quale scopo, la reale valenza di certi comportamenti è diseducativo, dannoso, pericoloso e ingiusto. Di fronte agli episodi di cui, in particolare in questi ultimi giorni, abbiamo tutti avuto notizia, ci sono le reazioni più incontrollate, con i responsabili ricoperti di insulti e con i suggerimenti di magiche ricette, a suon di punizioni corporali, inviti a lavare le latrine, zappare la terra, etc etc. Non riesco mai ad essere d’accordo su chi estremizza, credendo di sistemare le cose a suon di ceffoni, meno ancora, tuttavia, sono d’accordo con coloro i quali, con leggerezza e, scusino tanto, con ottusità, dicono che sono fenomeni legati all’età, da non confondere nè, ovviamente, giudicare, come se si trattasse di vere e proprie azioni delinquenziali.
Chi rimpiange e rimanda ai rimedi del buon tempo andato, a mio avviso con molta faciloneria, omette di dire che i figli non si educavano certo solo ricorrendo agli scapaccioni, in dosi commisurate alla gravità del fatto. Gli scapaccioni soltanto non educano un bambino nè hanno mai fatto rinsavire nessuno. Forse con un bimbetto di cinque anni che insistesse per uscire a farsi un giretto sul cornicione, incurante del pericolo, si saltano i discorsi sulla forza di gravità e sul pericolo di tale incursione, e si passa alle vie di fatto, con una sberla per farlo desistere e salvargli così la vita. Ma che senso avrebbe, al di là del disgusto e della violenza a freddo, prendere a””calci nel sedere”” un adolescente ormai perduto, incapace di capire il motivo per il quale va a scuola, per il quale deve rispettare le regole ma capace di essere l’aguzzino miserabile, crudele e feroce di qualche compagno più timido e debole, capace di berciare umiliando un insegnante pretendendo un sei, capace di dire “”Ti faccio sciogliere nell’acido”” o capace di tirare il cestino della carta straccia alla docente… e altre amenità. Nè il ragionamento sull’inutilità della sua permanenza a scuola, può avere effetto, sul suo cervello ottenebrato, forse nemmeno su quello dei suoi genitori. Già, i genitori.
I genitori, con gli insegnanti, sono i grandi colpevoli. E, soprattutto per i primi, possiamo io credo anche usare l’espressione “”grandi assenti””. Assenti come esempio, assenti come educatori, assenti come responsabilità … La tenerezza e l’amore genitoriale non devono trasformare automaticamente padri e madri nei difensori d’ufficio dei figli dei quali prendono le parti, sempre, a prescindere, fino ad arrivare alla violenza. Una nota,un brutto voto, un richiamo, non parliamo di una ventilata bocciatura, sono visti come affronti, da lavare col sangue, aggredendo e talvolta mandando all’ospedale qualche insegnante. Ciò mortifica, impaurisce, demoralizza i docenti i quali perdono ulteriormente autorità e credibilità…ed è infinitamente dannoso per i virgulti così strenuamente difesi ma non certo educati, da questi pseudo genitori.
I padri, forse troppo occupati a lavorare, travolti dai problemi del quotidiano, spesso delegano interamente alle madri il compito di seguire ed educare la prole. Anche in questa categoria, con le debite eccezioni, spesso abbondano le mammine appagate dal ritenersi super tecnologiche, solo perchè hanno un cellulare sempre in mano, perchè “”whatsappano”” con i contatti, eterne adolescenti… interessate relativamente ad allevare i figli ai quali danno più cose materiali che abbracci, più divertimento che tempo trascorso insieme, convinte di essere madri migliori perchè sono “”amiche”” dei loro figli. Ma i figli non hanno bisogno di amici, di quelli ne hanno a iosa, appena mettono il naso fuori dalla porta o anche solo accendendo un cellulare. Ciò di cui, inconsapevoli o meno, hanno bisogno , è proprio di avere un padre e una madre. Che lo siano davvero. E’ utile ricordare, inoltre, che questi “”bulli”” le cui bravate taluni vorrebbero risolte con un buffetto e un sermoncino, saranno responsabili della società di domani.
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Come di consueto, qui di seguito presento brevemente il numero on line da oggi. I titoli in grassetto portano direttamente ai relativi pezzi. Questo per consentire anche a chi ha poco tempo, di poter sfogliare più facilmente il giornale.
di A.D.Z.
Italiani menefreghisti o solo stanchi di questa politica
di Massimo Nardi
Molise: vince il partito del non voto, eppure c’è chi canta vittoria. Con 1,1% in più sulla Lega, F.I tira un sospiro di sollievo. Vedremo il distacco reale domenica prossima alle regionali in Friuli Venezia Giulia.
Un mese e mezzo di nulla
di Alberto Venturi
Dovremmo instaurare una specie di conclave laico: tutti dentro sprangati; fateci sapere quando avere finito e, in ogni caso, entro una settimana decidete perché altrimenti si indicono nuove elezioni.
Ragno d’Oro pro-UNICEF 2018
di Samuele Guerzoni. Servizio Fotografico di Corrado Corradi
Premiate con il prestigioso riconoscimento, quattro importanti personalità che, “modenesi di nascita o di adozione, in Patria o all’estero con genialità o intraprendenza onorano la città di Modena”.
Giacobini di pezza: il teatrino Cinquestelle
Un elettorato arrabbiato e distratto non ha ancor percepito che i nuovi giacobini di Di Maio, oltre a veicolare messaggi demagogici e sgrammaticati sul web, danno segnali sempre più evidenti di incompetenza e contraddittorietà.
The Compounding Effect
di Eugenio Benetazzo
Gli strumenti finanziari non sono in alcun modo prodotti su cui investire in ottica buy and hold come impunemente alcune pubblicità online ci vogliono far credere: solo investitori professionisti in grado di seguire in tempo reale i mercati dovrebbero investire in tali prodotti con uso della leva finanziaria e della short strategy.
Auguro a tutti buona settimana e buona lettura del n. 603-284
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