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L’assessore Querzè non distingue fra manifestare e ascoltare
Personalmente non ho mai pensato di attribuire agli studenti che hanno manifestato, cattiva fede: penso che comunque attivarsi per provare a cambiare quello che si ritiene sbagliato sia segno di impegno, pur non condividendo la loro posizione sulla riforma della scuola. Credo anche che giustamente i giovani vadano ascoltati, come ha fatto ad esempio l’assessore Provinciale Malaguti, che ha ricevuto e ascoltato i manifestanti.
Diverso invece è andare in piazza a protestare contro una riforma avendo non un ruolo di partito, neppure un semplice ruolo elettivo, ma un compito da amministratore, e come tale rappresentante di tutta la città, anche di quella che magari ritiene il lavoro del Governo Berlusconi accettabile, o addirittura positivo. Quale sarà oggi il sentimento di questa parte della città? E’ giusto che metà della città non si senta rappresentata, anzi si senta osteggiata da chi governa? Pur conservando le proprie idee, credo che chi governa Modena dovrebbe avere sempre presente di essere stato eletto da una parte, ma di rappresentare tutti. E sarebbe stato un gesto rispettoso tenerne conto prima di partecipare ad una manifestazione di piazza.
La differenza fra ascolto e protesta è tangibile, e non indifferente. Su questo inviterei l’assessore alla riflessione, fuori dalle polemiche personali, e dagli attacchi strumentali.
Avv. Luca Ghelfi
Consigliere Provinciale – PDL
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Consiglio Comunale Modena
No’al cabò istituzionale!
Presentazione di un Ordine del Giorno richiedente le dimissioni dell’assessore Adriana Querzè dal Gruppo Consigliare Partito della Libertà
Premesso che ormai da troppi decenni la scuola italiana si è trasformata da “Officina del Sapere” e principale Istituto di Istruzione e Formazione in un esamificio il cui principale scopo pare essere il mantenimento di uno strumento inefficace che si auto perpetua mediante personale docente ed ausiliario sempre meno motivato con edifici scolastici posizionati spesso in strutture vecchie di secoli inefficienti e inefficaci;
ricordatoche da alcuni decenni dentro e fuori la scuola si agitano Movimenti anche positivi che, seppur con mille difficoltà, cercano di smuovere le coscienze degli studenti e dei cittadini in modo di addivenire ad una scuola in grado di formare i cittadini di domani;
rilevatoche in data 8 ottobre 2010 è stato indetto uno sciopero della scuola con finalità, condivisibili, di smuovere le coscienze e con altre finalità, meno condivisibili, di “dare una spallata” al Governo contestando una Riforma della Scuola ormai imprescindibile e che porta il nome del Ministro della Scuola a questo incaricato l’on.Maria Luisa Gelmini.
Si esprime stupore
nell’apprendere che nella nostra città l’adesione allo sciopero delle scuole, con un adesione non certamente “oceanica”, ma assolutamente minoritaria, ha goduto dell’appoggio morale e materiale dell’assessore alla Scuola del Comune di Modena che, invece di dirigere la Formazione scolastica cercando, dove p
ossibile, di migliorarla, si presenta ad “arringare le folle” con poco rispetto del ruolo e delle Istituzioni.
Pertantoil Consiglio Comunale di Modena mentre ovviamente riconosce il diritto della signora Querze’ a presentarsi in qualsiasi dibattito esprimendo qualunque idea e/o riserva sulla Riforma Gelmini
contesta con forza la partecipazione dell’assessore Querzè ad un “cabo’” isituzionale dove in orario di scuola si è incentivata una pur legittima critica con il conseguentememnte danneggiamento dell’immagine dell’Istituzione dalla stessa rappresentata;
Valutati questi comportamenti e preso atto che nessuna parola di giustificazione è giunta nei giorni successivi per spiegare l’inopportuna presenza in orario scolastico dell’assessore all’Istruzione e “che la sua funzione presuppone equilibrio, senso di responsabilità e di imparzialità, almeno nel momento in cui si rappresentano le Istituzioni” che, proprio perchè tali, richiedono equidistanza si chiede all’Amministrazione d’invitare l’assessore Querzè a lasciare l’incarico ricoperto in maniera così improvvida
Popolo delle Libertà
Andrea Galli
Morandi Adolfo
GianCarlo Pellicani
Sandro Bellei
Gigi Taddei
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“Troppa distanza tra politica e mondo della scuola”
Dichiarazione dell’assessore comunale all’Istruzione Adriana Querzè
“”Scrivo in merito alle polemiche sulla mia partecipazione alla manifestazione nazionale degli studenti contro i tagli a scuola, ricerca e università. Trovo che il modo in cui questa polemica si è sviluppata sia sintomatico di come, oggi, si sviluppano i rapporti tra politica, istituzioni, cittadini.
L’8 ottobre studenti e ricercatori decidono di manifestare. Non succedeva da tempo: per me è un buon segno. Indica interesse dei giovani verso la vita pubblica, fiducia nella democrazia di questo Paese, convincimento che, quanto “”dato””, sia migliorabile.
Gli studenti non pensano a un giorno di vacanza. Sanno di “”spendere”” uno dei 50 giorni di assenza che sono il limite oltre il quale scatta la bocciatura. Essere lì ha un costo e lo pagano di persona. Per questo non c’è nessuno in giro sotto i portici. Sono in piazza, nella piazza che ha sempre accolto i modenesi nei momenti di gioia e di dolore, nei momenti della rivendicazione e in quelli del dissenso perché, da qualche decennio, si sa che è possibile dissentire e manifestare.
Ma tutto questo, oggi, a qualcuno non piace. E soprattutto non piace che un assessore accetti l’invito a partecipare a quella manifestazione con un messaggio semplice: “”Ragazzi, studiate e partecipate alla vita della scuola. Le vostre richieste sono le nostre. Da mesi le stiamo portando avanti in ogni sede per tutti gli studenti della città””.
Altro che scorrettezza istituzionale. Si tratta di doverosa, e istituzionale, difesa dei diritti e degli interessi di chi studia in questa città.
Poi, certo, ci sono modi diversi per farlo: ecco, io credo che oggi con la politica che si parla addosso e le istituzioni lontane dalla gente, sia giunta l’ora di parlare chiaro, di metterci la faccia, di avere il coraggio, istituzionale e politico, di guardare negli occhi il nostro interlocutore perché saranno la chiarezza, la coerenza e la vicinanza a ricucire politica, istituzioni, interessi delle persone.
Il 9 ottobre molti studenti hanno aperto i giornali locali e hanno letto una storia diversa da quella di cui erano stati protagonisti il giorno prima. Non c’erano loro sul giornale, non c’erano i loro pensieri né le loro richieste: queste non erano state né sostenute né osteggiate. Semplicemente erano scomparse, inghiottite in qualcosa di diverso: le alte grida di esponenti politici di destra su chi doveva e poteva essere con gli studenti.
E gli studenti hanno taciuto: non hanno replicato o fatto domande alla politica o alla stampa. I ragazzi non parlano con chi non ha orecchie per ascoltarli. Poi perché dovrebbero? Perché dovrebb
ero interloquire con chi non c’era, con chi ha parole diverse, storie diverse e ben diversi livelli di potere?
Così sono tornati al loro passaparola dissacrante, agli sms criptici, ai ragionamenti in pillole postati su facebook che, letti nell’insieme, sono profondi, competenti, limpidi. Questi ragazzi hanno di nuovo lasciato sola la politica, andando, come sempre, per la loro strada.
Spero che chi ha gridato alla scorrettezza istituzionale sappia vedere gli effetti sostanziali della sua scelta: due giorni di presenza sui giornali contro l’occasione perduta di accorciare la distanza tra la politica e le molte centinaia di studenti e ricercatori.
Ciò che è accaduto ha fatto aumentare questa distanza, insieme all’incomprensione e al senso di inutilità dell’agire politico, se far dichiarazioni alla stampa può definirsi agire. Non ci si potrà stupire se, anche alla prossima scadenza elettorale, vedremo aumentare l’astensionismo giovanile e, con esso, diminuire i livelli della democrazia reale in questo Paese””.
Adriana Querzè
Assessore all’Istruzione
del Comune di Modena
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Manifestazione degli studenti: basta con gli attacchi alle istituzioni, si parli dei problemi di scuola e università
Nota del sindacato scuola-università Flc/Cgil Modena sulla partecipazione dell’assessore Querzè alla manifestazione degli studenti dell’8 ottobre
La manifestazione degli studenti medi ed universitari di venerdì 8 ottobre, insieme allo sciopero della Scuola e dell’Università promosso dalla Flc/Cgil, è stata la risposta più forte contro i tagli a istruzione pubblica, università e ricerca, registrata nella nostra provincia dalla fine del 2008 ad oggi.
La partecipazione dell’assessore comunale Querzè alla manifestazione e l’incontro successivo degli studenti (al termine della manifestazione) in Provincia con l’assessore Malaguti e il presidente Sabattini, si sono svolti nel rispetto di un alto profilo istituzionale e nel rispetto delle prerogative degli amministratori di incontrare in qualsiasi luogo e in qualsiasi forma tutte le componenti della cittadinanza che avanzano rivendicazioni e richieste.
Lo stesso presidente della Repubblica Napolitano, in apertura dell’anno scolastico, davanti a una piazza di studenti, ha stigmatizzato i tagli alla scuola pubblica e alla ricerca.
Di fronte ai tagli predisposti dalla legge 133/08, dalla riforma delle scuole superiori del 2010, e dal Ddl Gelmini sull’università, che comportano 8 miliardi di euro in meno alla scuola pubblica e all’università nel triennio 2009-11, 132.000 posti di lavoro in meno nella scuola con conseguenti licenziamenti di massa di precari (docenti e Ata), i consiglieri modenesi del PdL chiedono le dimissioni dell’assessore comunale per distrarre l’opinione pubblica dal vero problema, mentre sono latitanti dal 2008 sulle risposte da dare al mondo della scuola, agli studenti, alle famiglie, ai ricercatori.
Si sono mai chiesti come mai solo il 3% delle famiglie italiane (lo 0,3% a Modena) ha scelto il maestro unico, che negli intenti del Ministro Gelmini dovrebbe essere il migliore modello pedagogico ?
Dove sono gli insegnanti statali che dovrebbero arrivare dal Ministero per i 220 bambini modenesi della scuola dell’infanzia che, in assenza di assegnazioni, si vedono negato un loro diritto?
Cosa ne dice l’opposizione sull’abbassamento dell’obbligo scolastico di nuovo a 15 anni (non più a 16) in una società europea che va verso invece l’innalzamento dell’obbligo a 18 anni?
Si sono mai chiesti perché i Rettori delle Università italiane stanno richiedendo modifiche al Ddl Gelmini?
Come mai il Governo chiude Enti di ricerca che si occupano di sicurezza sui luoghi di lavoro?
I Consiglieri del PdL hanno mai incontrato il mondo della scuola e dell’Università entrando nel merito dei contenuti?
La risposta è NO. Non ci sono giustificazioni di carattere pedagogico-didattico a supporto di riforme che sono state presentate come l’entrata in Europa della scuola italiana, che altro non sono che tagli lineari a risorse e personale.
Gli oltre 600 studenti modenesi presenti in piazza l’8 ottobre, che facevano riferimento a varie associazioni studentesche, chiedevano e chiedono un confronto anche con gli Enti Locali, oltre che manifestare il loro dissenso.
Nessuno dei consiglieri di opposizione (PdL e Lega Nord) era presente in piazza o in qualsiasi altro luogo per incontrarLi.
Un ruolo di rappresentanza delle istanze sociali, questo sì, che spetta anche ai consiglieri comunali eletti dai cittadini. Quindi la si smetta di accusare le istituzioni e si parli dei problemi reali della scuola, dell’università e della ricerca pubblica in Italia e a Modena.
Stefano Colombini, segretario sindacato scuola-università-ricerca Flc/Cgil Modena
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Università, Ghizzoni: “Vogliamo una riforma che valorizzi il merito”
Dichiarazione dell’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione e Cultura della Camera.
«Oggi è stata una grande giornata di mobilitazione per tutto il mondo dell’università. Davanti a Montecitorio si sono radunate centinaia di persone – studenti, ricercatori, precari, docenti, semplici cittadini – contrarie alla finta riforma dell’università firmata Gelmini. Questa la ragione per cui, con grande rammarico, il segretario Bersani e io non possiamo partecipare al congresso di Modena.
Abbiamo voluto essere in piazza innanzitutto per dire no a un decreto legge che, anche emendato, resta iniquo e del tutto inefficace rispetto ai nodi veri dell’università. Un decreto al quale il governo ha fatto mancare la copertura finanziaria laddove tentava, timidamente, di dare una risposta alle richieste dei ricercatori.
Il nostro no a questa finta riforma non è certo motivato da una volontà di conservare lo stato di cose presente, come qualcuno ha voluto maliziosamente insinuare.
Non siamo noi i conservatori ma quelli che vogliono cambiare tutto per non cambiare nulla.
Il Ddl Gelmini è questo: un provvedimento centralistico, burocratico, farraginoso che non valorizza le professionalità di chi lavora negli atenei, men che meno i meriti dei ricercatori invitati esplicitamente dal governo ad andare a cercar fortuna all’estero e quindi condannati in Italia al precariato e alla morte sociale.
Quella che noi vogliamo è una riforma vera dell’università che usi gli strumenti della valutazione per una razionale allocazione delle risorse, che investa finalmente sulla ricerca, che valorizzi i meriti di chi lavora e di chi studia, che renda effettivo il diritto allo studio, l’accesso ai servizi, la mobilità degli studenti. Non è vero che le risorse non ci sono. Si possono trovare, ad esempio mettendo in vendita le frequenze televisive liberate dalla transizione al digitale terrestre, come propone il segretario Bersani.
Abbiamo voluto essere in piazza questa mattina e incontrare una delegazione di studenti, ricercatori di ruolo e precari dell’università anche per un altro motivo: ascoltare le ragioni di chi nell’università studia e lavora, intrecciare i fili con un settore strategico per un Paese che voglia essere realmente competitivo e intenda partecipare a pieno titolo ai cambiamenti globali. Abbiamo fatto ciò che il centrodestra non fa né a Roma né a Modena: cercare di ascoltare, di capire, essere interlocutori credibili di un pezzo importante della società.
Il centrodestra si scandalizza perché a Modena l’assessore all’istruzione scende in piazza insieme agli studenti e, per questo, ne chiede le dimissioni.
Ma se veramente il centrodestra avesse a cuore la meritocrazia tanto proclamata (e poco praticata) allora dovrebbe chiedere le dimissioni di un ministro che sta letteralmente smantellando il sistema formativo nel nostro Paese e non di chi, con competenza e senso di responsabilità, vuole una scuola al passo con i tempi e che ascolta la società.
Sono certa che anche da questo punto di vista – quello delle proposte e delle azioni positive – il congresso di Modena darà un contributo autorevole alla ricerca di nuovi modelli educativi e alla costruzione di una scuola che sia luogo di formazione non solo di una nuova classe dirigente ma di cittadini consapevoli e responsabili capaci di confrontarsi con il mondo che cambia».
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Provincia di Modena
Gruppo Consiliare Partito Democratico
Ordine del giorno: promuovere la scuola pubblica al tempo della crisi economica
Si è concluso l’anno scolastico 2009/10. Un anno scolastico segnato dalla drastica riduzione della spesa per l’istruzione, riduzione presentata come una riforma epocale del sistema scolastico.
Le esigenze del contenimento della spesa pubblica sono imprescindibili ma, dalle scelte del Governo, emerge la volontà di penalizzare l’istruzione. Nella combinazione tagli e riforme funzionali, vengono mutilati fondamentali principi ed obiettivi della formazione scolastica.
Il principio costituzionale dell’uguaglianza delle opportunità
1. I tagli più pesanti colpiscono la scuola primaria e di I° grado dove si concretizza il principio costituzionale dell’uguaglianza delle opportunità. E’ a rischio di compromissione il compito della scuola di prevenire le difficoltà scolastiche, rimuovere gli ostacoli in ingresso delle disabilità, dei disturbi apprendimento e di valorizzare attitudini ed orientamenti.
La cancellazione dei modelli di tempo pieno e di tempo prolungato con le compresenze, che hanno assicurato elevati risultati a livello europeo, porterà a danni incalcolabili nel medio periodo.
Gli effetti saranno quelli di avere giovani in genere meno attrezzati a continuare gli studi e quindi l’obiettivo di Lisbona 2000, che prevede il 90% di diplomati, ancorché lontanissimo al Sud, sarà peggiorato al Nord del Paese, nè saranno ottenuti gli obiettivi della prosecuzione degli studi universitari e dell’aumento dei laureati in ambito scientifico.
La scuola dell’infanzia che, nella nostra Regione, ha visto sempre i Comuni fare la scelta di mettere a disposizione i locali necessari, si trova nella certezza di non poter disporre degli organici.
L’istruzione tecnica e professionale
2. Sarà davvero difficile valorizzare i quadri tecnici delle imprese, uno degli obiettivi della presunta “riforma epocale” della scuola secondaria superiore, non per la riorganizzazione in sè degli indirizzi, quanto per la mancanza di organici adeguati ed investimenti sui laboratori, sulle tecnologie e sulla formazione dei docenti.
Nel frattempo sono stati quasi cancellati i fondi per l’alternanza scuola lavoro e per la terza area dei professionali. E’ difficile prevedere una ripresa dell’istruzione tecnica e professionale, mentre è più probabile, come si evidenzia dai primi dati, una maggiore licealizzazione, con una prevalenza dei percorsi liceali deboli. Il rischio e quello di avere molti precari per i call center e pochi tecnici davvero utili per la nostra industria manifatturiera; dall’agroalimentare, alla meccanica al tessile, al biomedicale.
La Provincia di Modena tra le più colpite
3. La provincia di Modena, che ha una popolazione scolastica di poco inferiore a quella di Bologna ed in costante incremento per i saldi positivi verso le province limitrofe, si trova a subire un taglio degli organici insostenibile per dimensioni e tipologie delle scuole.
Si avrà il sovraffollamento delle classi con problemi didattici in primo luogo
(peggioramento della qualità dell’insegnamento) e con locali inadeguati a norma di legge sulla sicurezza. Le strutture edilizie utilizzate devono rispondere alle esigenze di sicurezza, perciò sono necessarie risorse economiche e si sollecita l’intervento dello Stato con lo sblocco dei fondi previsti già nel 2009.
La questione docenti
4. Il personale della scuola è colpito dalla scure del governo, è trattato con ostilità, talvolta
con disprezzo, dal ministro e dai suoi rappresentanti e soprattutto è allontanato del tutto dalla prospettiva di un premio per i più meritevoli della scuola, come il ministro diceva di voler fare.
La riforma del sistema pubblico verso l’efficienza e la qualità si è tradotta, nella manovra correttiva 2010 di Tremonti, in un’umiliazione dei pubblici dipendenti.
In questo quadro la valutazione dei meritevoli e la carriera dei docenti diventano nulla, con la manovra finanziaria si colpiscono i soliti noti a reddito fisso, con l’ormai consueto accanimento nei confronti della scuola, considerata semplicemente una spesa.
Il congelamento per 3 anni delle modeste retribuzioni dei docenti avrà l’effetto di demotivare ancor di più il mondo della scuola al quale si chiede, in realtà, di accettare silenziosamente l’abbassamento dei livelli di qualità dell’insegnamento.
Nel frattempo, senza modificare il vecchio sistema di reclutamento che produce precariato, si cancellano precari che da decenni lavorano nelle scuole lasciandoli senza alcuna prospettiva di reinserimento e di alternative nel mercato del lavoro.
Meno tempo scuola e scuole chiuse
5. Coloro che di recente, in modo estemporaneo, hanno proposto un ulteriore accorciamento del tempo scolastico, per rendere un presunto favore agli albergatori, hanno reso bene l’idea di quanto la scuola sia ben lontana dalle priorità del governo.
Le finanze della scuola oggi sono tali da non consentirne il normale funzionamento.
La manovra del ministero, nel corrente anno scolastico, tesa recuperare i debiti verso le scuola utilizzando l’avanzo di amministrazione accantonato dalle stesse e proveniente da famiglie e da enti del territorio, sono un goffo tentativo di “mettere le mani nelle tasche delle scuole” per sottrarre anche il poco rimasto. La mancanza di fondi adeguati per le supplenze sarà un danno ulteriore alla qualità dell’istruzione.
In un momento di inevitabili sacrifici per il paese si penalizza particolarmente il servizio scolastico, negando i fatti e chiedendo agli operatori scolastici di tacere la verità con la pretesa di connivenza con una situazione di grandi difficoltà.
Il complesso delle azioni sulla scuola ci allontana dalla Costituzione Italiana e ci allontana dall’Europa e nel contempo evidentemente non ci mette in condizione di affrontare la crisi.
Il rapporto della scuola con il territorio, con il mondo economico e con l’idea federalista sarà al centro delle future scelte.
La Regione Emilia Romagna ha dedicato sempre energie e finanziamenti in settori che rappresentano la quota più importante del futuro e delle speranze di sviluppo della nostra area.
In questa prospettiva un nuovo protagonismo della Regione Emilia Romagna nel settore dell’istruzione e formazione dovrebbe assumere obiettivi di trasformazione dell’intero sistema dell’istruzione con i seguenti traguardi:
Obiettivi per le autonomie scolastiche
a) fare integrazione ed alfabetizzazione verso gli stranieri, gli studenti in difficoltà e promuovere il successo
scolastico, in particolare nello snodo del biennio superiore dell’obbligo;
b) valorizzare le eccellenze con piani formativi personalizzati ed orientati anche verso la formazione
universitaria o post diploma;
c) ampliare il piano dell’offerta formativa per sviluppare l’identità della scuole come interfaccia dell’identità del territor
io puntando all’apertura della scuole, in controtendenza rispetto alle scelte che portano ad una descolarizzazione ed alla chiusura della scuola.
d) assumere l’orientamento come progetto di vita. Sostenere la didattica per competenze e la diffusione e
documentazione della cultura tecnologica. Sostenere il valore culturale della formazione liceale: presenza sul
territorio, interazione con la città e con i servizi culturali e sociali.
Costruire Centri Territoriali per le Autonomie Scolastiche e Conferenze per l’Offerta Formativa
Occorre assolutamente aumentare la collaborazione fra le scuole.
Bisogna organizzare servizi scolastici per reti di scuole nell’ambito della messa in comune di ambito amministrativo-tecnico, nella gestione di procedure amministrative del personale, nell’ambito didattico nella individuazione di progetti di formazione, nella gestione di stage lavorativi e di terza area per gli istituti professionali e nella messa in comune di docenti. In particolare:
1. attivazione di conferenze territoriali per l’offerta formativa per l’individuazione delle quote di flessibilità del 30 – 35 % delle scuole superiori che correggano gli errori della riforma;
2. un piano di investimenti sui laboratori per la didattica e la formazione scientifica e linguistica;
3. progetti di alternanza scuola e mondo del lavoro attraverso patti di sviluppo e di valorizzazione della
formazione nell’impresa, in particolare per l’istruzione tecnica e professionale;
4. la creazione di un sistema integrato fra formazione professionale, scuole e mondo del lavoro.
5. costituzione di un servizio autonomo di orientamento territoriale che indirizzi le scelte degli studenti e che fornisca una corretta informazione anche tenendo conto della domanda del mondo produttivo.
Nell’applicazione del titolo V della Costituzione e nel quadro della piena attuazione delle competenze Regionali è giunto il momento di una diversa gestione degli organici regionali della scuola e di attivare norme regionali di natura contrattuale che favoriscano la stabilità dei docenti e la valutazione degli istituti scolastici.
Gruppo Provinciale PD
Giorgio Siena
Luca Gozzoli
Grazia Baracchi