Una candelina
17 ottobre 2005. Il pendolo batteva i dodici rintocchi della mezzanotte ed è nata Bice.
Una puledrina dolce come possono esserlo solo i cuccioli, un poco incerta nei suoi primi passi, ma, nel contempo, scattante e irrequieta.
Un po’ di apprensione prima della nascita e durante i suoi primi giorni l’avevamo tutti, ma sono bastate poche settimane, e Bice ha imparato a trottare.
Già a Natale erano in molti a leggerla, perché nel frattempo era cresciuta e sapeva muoversi anche su terreni difficili.
Forse a qualcuno è venuta la tentazione di domarla, di metterle il morso, ma il purosangue nasce libero e libero deve restare. Libero di andare verso il monte quando i ronzini vanno al mare, di percorrere vie impervie, di scattare, imprevedibile, verso l’ostacolo, per la gioia di saltarlo.
In primavera la puledra ha imparato a galoppare nel vento: ogni settimana, sempre più numerosi, i lettori attendevano la sua uscita per leggere, sorridere, scrivere e commentare, talvolta con un po’ d’inquietudine, talvolta con saggezza.
E così Bice ha varcato i confini della provincia, della regione. Ha varcato perfino l’Atlantico.
Buon compleanno Bice. E rimani così: bella, nobile, con il manto candido, libera, scattante, pronta alle sfide e con tanta voglia di galoppare.
Alberto Broglia
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Dalla città dell’uomo alla città di Dio: l’utopia al potere!
Quando più di un anno fa, con un gruppo ristretto di amici, accarezzavamo questa idea di un settimanale on line la domanda ricorrente era sempre la medesima. Perché? Per quale disegno e per quale motivo recondito dovevamo intraprendere questa avventura? Le risposte, come le domande, erano sempre le stesse, semplici e a volte al limite della ingenuità, ma sincere perché non vi erano particolare vette da conquistare, non dovevano esserci traguardi da tagliare o competizioni da vincere.
Fu così che senza risposte certe, senza introiti pubblicitari, sponsor o mecenati alle spalle che ci garantissero una certa tranquillità economica, ugualmente ci siamo spinti in mare aperto sollecitati non tanto dalla fiducia in noi stessi, ma essenzialmente da quella che riponiamo nel “uomo integrale”, quello vero, sempre inquieto e desideroso di superare nuove“ colonne d’Ercole” per seguire “virtute e conoscenza”.Questo uomo che dopo la sua cacciata dal paradiso terrestre vive a suo modo questa sindrome del “paradiso perduto”. Un tarlo che lo tormenta e lo sollecita a ritrovare un cammino che possa garantirgli il ritorno in quella “valle dell’Eden” che immagino essere la periferia della Città di Dio.
Una città governata dalle utopie che in quanto tali a noi sono negate, ma che spesso cerchiamo di immaginare e di riprodurre mediante la costruzione di una nostra “città dell’uomo” Poi spesso una beffarda realtà terrena ci chiama invece a dover scegliere tra Silvio e Romano…Un quesito non molto esaltante, ma ciò nonostante, Bice continua a registrare anche questo duello, continua ad ascoltare tutti nella convinzione che alla fine, confrontandoci, insieme sapremo ritrovare la forza per costruire questa utopica città dell’uomo. Solo il silenzio e l’indifferenza ci affonderanno, ma questi li vinceremo …tra l’altro oggi esiste anche DaBicesidice…e, sono sicuro, comprenderete il nostro piacere di accenderle la sua prima candelina!
Dante Fontechiari