Quasi tutti i telegiornali nazionali hanno affrontato l’evento sismico dei giorni scorsi raccogliendo sensazioni della popolazione locale in pochissimi secondi. Siccome dieci giorni non possono essere sintetizzati come uno sbadiglio ho deciso di raccontare come li ha vissuti il sottoscritto.
Prima però sono necessarie due postille:
1) Questo racconto altro non è se non una autoanalisi.
2) Il Territorio interessato non è solo in Emilia-Romagna. C’è pure una vasta area del mantovano, provincia lombarda (spiegazione esclusivamente dedicata ai giornalisti tuttologi del nulla),
Domenica 20 Maggio. Dopo un lungo sabato di lavoro arriva il momento del riposo. Attorno alle 23:30 mi coricai a letto, impostai come sempre sul mio televisore, sintonizzato sul canale audio Rai Filodiffusione 5, il timer a 60 minuti, in modo che la musica classica mi potesse indicare la via per raggiungere Orfeo. Questa è stata l’ultima azione abitudinaria da allora. Alle 4:00 cambiò tutto. Sentì improvvisamente il letto muoversi. Il mio pensiero a tutto mi portò tranne che al terremoto; pensai: “porca miseria, ho i ladri in casa e hanno pure preso contro al letto!”. Questo perché dopo la rapina subita il 26 novembre del 2006 (pensate, ricordo ancora perfettamente la data, sigh), quando un delinquente prese per il braccio il solito malcapitato sfigato per aprire tutte le casse, mi è rimasta la paura di subirne altre, soprattutto in casa. Realizzato che di ladri non ce n’erano arrivai alla conclusione più ovvia e logica. Mi alzai, ed incontrai in salotto mio fratello.
“Allora l’hai sentito anche tu?! David, se l’abbiamo avvertito noi a piano terra deve trattarsi di qualcosa di grosso. Chiamo mamma per sapere se è tutto a posto… [telefonata] … Ora David cosa facciamo? Ok torniamo a letto”.
La sensazione provata fu stranissima. Provare a spiegarlo non è facile…dovete immaginare un momento della vostra vita in cui avete capito che tutte le vostre certezze sono crollate. Bene, questo è quello che prova uno che viene svegliato in piena notte dal terremoto. Con qualche dubbio decisi di tornare a letto a spigozzare, termine modenese usato per indicare il riposo al limite della veglia. Alle 5:00 altro moto del letto preceduto da un forte tuono. Il sonno venne definitivamente accantonato. Accesi il televisore per rintracciare informazioni sui canali all news scoprendo che l’epicentro era stato individuato nella bassa modenese e che c’erano stati grossi danni.
Alle 7:30, dopo aver fatto colazione in bar andai a lavorare in agenzia, diedi un occhiata a SkyTG24 e vidi la situazione del castello di San Felice sul Panaro. Subito dopo mi chiamò il responsabile del Centro di Documentazione della Rocca di Vignola, il caro amico Achille Lodovisi, il quale mi disse che non riusciva a contattare nessuno all’interno della Rocca. Messomi, involontariamente, a capo di questa piccola unità di crisi, riuscii a rintracciare il personale e a sapere che non c’era stato alcun danno. Alle 15:00 smisi la mia attività in agenzia e mi recai in Rocca, dove il mio turno sarebbe cominciato alle 15:30. Decisi, democraticamente per me stesso, che nessuno sarebbe stato accompagnato dal sottoscritto in cima alla torre. Nel pomeriggio ci furono altre scosse ed altri crolli a San Felice e Finale Emilia. La sera, inutile dirlo, la mia tana, vale a dire il mio letto, mi pareva una prigione. Sentivo continuamente girare la testa, il letto muoversi anche quando non c’era moto alcuno e ogni rumore pareva un tuono. No, non riuscii a dormire. La stessa cosa la notte seguente…quella dopo…e pure quella successiva.
Proprio quando sembrava essere recuperata ogni normalità la nuova botta. Martedì 29 maggio, stavamo andando a far colazione mio padre, mia mamma ed io quando Radio Bruno annunciò un nuovo, forte, terremoto. Noi non lo avevamo sentito, e un po’ ringraziai il cielo per questo. Tornati a casa, attraverso TRC Tele Modena ed E’ tv – Antenna 1 capimmo cos’era accaduto. Alle 12:40 mi stavo avvicinando alla mia auto per andare in agenzia quando sentì un tuono. Pensai “Eppure non c’è nessuno ed il cielo è sereno…No, ancora un’altra scossa!”. Arrivato in Agenzia non dissi nulla, speravo che i colleghi mi dicessero qualcosa ma ormai era diventato un argomento tabù, forse nella speranza che non citandolo questo non sarebbe tornato. Invece, alle 13:00, mentre ero in ufficio, a stampare le classifica del circolo di Burraco di San Donnino per la sempre allegra Stefy, sentii la sedia tremare: “Ma, forse perché sono seduto sul bordo.”
un minuto dopo squillò il telefono e risposi; era il titolare.
“l’avete sentito anche lì? Perdinci – risposi io – mi è tremata la sedia sotto al culo! Ok, allora mandate un messaggio ai monopoli, fate uscire tutti e chiudete”.
Alice, una mia cara amica, rispose ad un mio messaggino confessando di aver avuto una seconda crisi di panico. La prima fu il 20 maggio. Giulia, mia compagna d’università fino a pochi anni fa, mi disse che la sua famiglia, a Bologna, stava bene ma che la chiesa presso cui prestava servizio il fratello nel ferrarese era seriamente danneggiata.
Giovedì 31 Maggio, alla sera, a Formigine ero impegnato per il consueto campionato di Burraco. Il cane dell’appartamento vicino iniziò ad abbaiare e immediatamente fui preso dalla paura. Tutti si accorsero che quel verso mi aveva profondamente turbato, nonostante il mio tentativo di dissimulazione. In realtà fu un falso allarme ma la testa riprese a girare…girare…girare…
Questo è un breve estratto delle mie ultime giornate, passate a combattere con i rumori, con il bisogno di dormire e la paura di essere ridestato nel sonno.