“E’ necessaria una grande campagna strategica comunicativa per convincere il mondo intero che gli Usa intendono abbandonare l’unilateralismo di Bush – premette Doug Bandow nell’ultimo numero della rivista di studi geopolitici Limes – al fine di cooperare col mondo, tramite il dialogo, senza più prescindere da Ue, Cina, Russia, Giappone e Corea all’insegna dello slogan: le laissez faire c’est fini”.
Questa l’impellente priorità del neoeletto presidente Usa Barak Obama che dovrà convincere tutti i più importanti attori dello scacchiere internazionale che gli Usa non intenderanno più dare solo ordini, ma anche prestare ascolto a tutti i partner politici, poste le premesse del ritiro dall’Irak e dalla disastrosa avventura in Afghanistan. Una necessità imprescindibile ora che il mito della infallibilità militare Usa è tramontato forse per sempre trascinando con sè la superiorità morale degli Usa e la sua unicità ed insostituibilità politica contraddistinta da un sistema economico –capitalistico – finanziario letteralmente imploso.
Insomma Obama deve ricostruire ed accreditare una
Barak Obama ora eredita una situazione difficilissima, ma non del tutto compromessa “anche di fronte alla drammatica crisi in corso – conclude Sisci – è difficile immaginare una moneta o un paese che possano rimpiazzare il dollaro e l’America, almeno nel breve termine, (quantunque