Arletti: Differenziata inutile? Falso. I dati dicono il contrario.
La consigliera comunale e responsabile Ambiente segreteria cittadina Pd Modena, interviene sul dibattito relativo alla questione rifiuti.
Ancora una volta purtroppo quando si parla di questioni ambientali si fa demagogia e si mettono in secondo piano i fatti.
Noi invece vogliamo, come sempre, stare ai fatti.
Primo, c’è una situazione di emergenza nella Capitale del paese che va risolta. C’é lì e non da noi perché il nostro sistema funziona, e come avvenuto in passato per altre regioni (da nord a sud) daremo una mano con responsabilità, spirito di solidarietà nazionale e con tempi e quantità limitati.
Senza dimenticare come e perché ci sono queste emergenze: le amministrazioni locali ancora indietro, come quella di Roma, passino dalle parole ai fatti, per passare dall’emergenza all’autosufficienza. La raccolta differenziata da noi è ai vertici nazionali, e come si puó leggere nel report annuale puntualmente pubblicato da Hera la stragrande maggioranza del materiale viene recuperato (intorno al 93%). Lascia quindi basiti la dichiarazione del Comitato Salute Ambiente che di fatto provoca nei cittadini il dubbio sull’utilità della raccolta differenziata perché tanto tutto verrebbe incenerito.
Altrettanto semplicistico è pensare di ridurre problemi serissimi come l’inquinamento della Pianura padana (che va dal Piemonte al Veneto) additando gli inceneritori quali principali responsabili. Serve forse per suscitare indignazione ma è falso. Studi ufficiali di Arpae stabiliscono che a Modena il termovalorizzatore (ora in Emilia Romagna sono divenuti tutti termovalorizzatori, quindi ad alto grado di efficienza) contribuisce ad aggravare la formazione di polveri sottili (PM10) per meno dell’1% .
Additarlo come la causa principale è, quindi, una semplificazione ed una falsità. Nessuno però che abbia davvero a cuore il problema polveri sottili può dire che esista un’unica azione risolutoria del problema. Basti dire che ci sono stati momenti in cui, per ragioni diverse, l’inceneritore di Modena è stato spento: ebbene, per quanto riguardava la percentuale di polveri sottili nell’aria non è cambiato granché. Non é accettabile fare finta di non sapere che esiste un quadro di programmazione e gestione dei rifiuti per garantire autosufficienza regionale, non può più valere la logica delle singole Province riportata dal Comitato, questa valeva un tempo, ora i termovalorizzatori debbono funzionare in modo da garantire uno smaltimento dell’indifferenziato ancora necessario e una funzionalità degli impianti che sappiamo hanno fermi manutentivi una volta all’anno. Al tempo stesso si procede con le politiche di riduzione di imballaggi e differenziazione con l’obiettivo di arrivare al superamento deli impianti obsoleti, mantenendo in piena efficienza (che vuol dire anche controllo delle emissioni in atmosfera) gli impianti esistenti e operando per usare tutte le best practice per ridurre gli impatti ambientali.
Sono diverse e tutte impegnative le cose da fare e presto invece sulla qualità dell’aria. E’ tra le azioni più importanti l’Accordo del Bacino Padano siglato a Bologna alla presenza del Ministro Galletti e del Presidente Bonaccini che mira a dare attuazione integrata dei Piani aria regionali con una politica condivisa di area vasta sui settori più impattanti come la combustione di biomasse, i trasporti, l’agricoltura attraverso risorse economiche mirate, oltre alla decisione di darsi limiti alla circolazione comuni dal 1.10.2018.
Ha fatto bene la Regione Emilia-Romagna, con il Piano aria 2020, a prendere in considerazione l’ampio ventaglio di possibili fonti di inquinamento: dal riscaldamento domestico e traffico alle emissioni industriali, passando per un settore, l’agricoltura, che, ad esempio con lo spandimento dei liquami, anch’esso contribuisce, attivando meccanismi chimici, ad aggravare la situazione. E’ questa la corretta ottica da adottare. Ci sono comportamenti individuali da modificare (penso alla mobilità individuale ancora in prevalenza basata su auto, invece che su mezzi sostenibili come la bici) ma se si vuole un cambiamento vero occorre oltre a un cambio di stili di vita un radicale investimento sulla mobilità collettiva e sul rinnovo delle caldaie termiche.