Ancora tagli lineari al bilancio degli Enti Locali

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È ormai più di vent’anni che ai comuni, in particolare, si chiede un ruolo sempre più importante a fronte di bilanci depredati dallo stato, assunzioni rese impossibile anche dove necessario e senza alcun riferimento alla possibilità di pagarle, tasse che vanno a Roma e vengono distribuite ogni anno in modo diverso quando già i bilanci sono stati approvati.

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Nella prossima finanziaria si chiede un taglio di 600 milioni all’anno per cinque anni a regioni ed enti locali. “La quota maggiore, 350 milioni, è chiesta alle Regioni ordinarie – leggo su Il Sole 24 Ore – che dovranno però escludere dai tagli le voci su welfare e salute; i Comuni si vedono chiedere 200 milioni mentre gli altri 50 sono a carico di Province e Città metropolitane. Si tratta di tagli lineari, che saranno distribuiti per decreto entro il 20 gennaio in proporzione agli impegni di spesa corrente di ogni ente. Sono escluse dal contributo solo le amministrazioni in default e pre – dissesto”.

Ancora una volta non si interviene là dove sono palesi gli sprechi e le inefficienze; si colpiscono soprattutto quelli che hanno maggiori impegni di spesa corrente perché sono stati bravi a fare pagare ai cittadini rette e tributi locali, permettendosi così un bilancio più largo. Sono penalizzati i comuni più attivi, quelli con più servizi e quindi con bilanci più larghi.

È ormai più di vent’anni che ai comuni, in particolare, si chiede un ruolo sempre più importante a fronte di bilanci depredati dallo stato, assunzioni rese impossibile anche dove necessario e senza alcun riferimento alla possibilità di pagarle, tasse che vanno a Roma e vengono distribuite ogni anno in modo diverso quando già i bilanci sono stati approvati.

Ma poi, ai comuni ‘amici’ arrivano contributi straordinari, quelli infilati in tutte le leggi; ma poi i comuni in pre-dissesto e in default vengono risparmiati (per ovvi ma non giusti motivi), anche se sono finiti in quella condizione per gravi errori dei suoi amministratori. Pagano per loro i comuni virtuosi.

Vengono risparmiate le regioni a statuto speciale e sta diventando una vergogna questa palese differenza fra i cittadini di poche regioni e gli altri italiani. Poi è vero che in alcune di queste fortunelle i soldi vengono fatti fruttare, in altre vengono dilapidati, ma c’è una ingiustizia palese di fondo e riguarda l’autonomia finanziaria che godono.

Perfino il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro “ritiene una scelta politica sbagliata aver puntato sui Comuni, anche se non è sbagliato aver fatto dei tagli. Noi dobbiamo dire che vogliamo le riforme per efficientare lo Stato, ma è ingiusto che chi ha stretto la cinghia sia ancora punito”. “Noi siamo vittime di aumenti e da tre anni e non è stato fatto nulla. Non contesto l’idea di dover efficientare lo Stato, ma non si può scaricare sulle comunità locali e i sindaci quelli che domani diventeranno nuovi balzelli, perché hanno già detto che possiamo alzare di 2 euro la tassa di soggiorno”.

Insomma, sono cambiati i suonatori ma la musica resta la stessa.

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