Mi sembra esagerato che uno, pur sindaco e pur di nome Menani, non possa farsi scappare un ‘Prima sembravo uno zingaro’ riferito alla sua chioma finalmente addomesticata dal barbiere, senza incorrere nelle censure e nell’accusa di inopportunità e sgradevolezza, con conseguente trafiletto sul giornale a darcene notizia. Si tratta di un modo di dire entrato nel linguaggio quotidiano chissà quando e non a caso, se penso agli zingari della mia infanzia che si accampavano nella piazza di Fiorano.
Non credo che la battuta del sindaco di Sassuolo Francesco Menani avesse una volontà razzista o di pregiudizio verso le etnie nomadi e faremmo disastri prendendo alla lettera i modi di dire ereditati nello scrigno del linguaggio popolare.
Fare la punta agli spilli e passare al setaccio ogni parola di un amministratore rischia di trovare motivi per una polemica al dì, ma di consumare le proprie energie in scaramucce che dimenticano il quadro generale; nel caso specifico: “Dove Menani vuole portare Sassuolo? Cosa vuole che la città diventi nel futuro?”
Sto aspettando che, liberati dall’emergenza coronavirus, sia possibile programmare il futuro dopo questi mesi di apnea, ma fino ad oggi ho visto Sassuolo ripiegata su se stessa, attenta all’ordine pubblico e ai desiderata dei cittadini quanto a decoro urbano, ma non a disegnare un domani tutto da decifrare. Sarà capitale? Sarà città o paesone?
Intanto sta abdicando al suo ruolo di centro politico, economico e culturale del distretto. Quando non è in contrapposizione con gli altri comuni (vedi il turismo) è allineato, ma mai protagonista; eppure la leadership di Sassuolo non ha sostituti: non Formigine, orgogliosamente in crescita, ma sempre bifronte: un po’ girata a nord, un po’ verso Modena. Non Maranello e Fiorano, città di nome e paesi di fatto, seppure con straordinarie eccellenze. Il sistema di relazioni nel distretto deve esprimere una forza centripeta fra realtà produttive, istituzionali e sociali, per condividere visioni e intenti; per farlo ha bisogno di un ‘centro’, dell’unico suo centro possibile, altrimenti la forza diventerà centrifuga e sempre più pezzi voleranno altrove: imprese, enti, istituti, scuole, organizzazioni cercheranno nuovi centri aggregativi e punti di riferimento in territori più vasti, probabilmente regionali.
Sassuolo sarà capace di essere ancora la capitale della ceramica? Vuole restare la piccola capitale fra modenese e reggiano del commercio? Vuole tornare a essere il motore del distretto? E cosa si fa per riuscirci?
Ecco cosa domando a Menani, anche perché dovrà trovare una risposta capace di salvare capra e cavoli: l’anima industriale, quella commerciale e quella di baricentro territoriale di Sassuolo, perché la perdita di una identità/funzione avrà ripercussioni inevitabilmente sulle altre.
PS: ho parlato di Sassuolo, ma ognuno sostituisca i nomi e potrà applicare lo stesso concetto a molte altre realtà. La differenza è la stessa: amministrare o governare una comunità?