Alla zappa!

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Neppure nella sceneggiatura più ardita, l’invito alla zappa, così sovente rivolto ai politici,
poteva accompagnarsi a una scena come questa, con i ”grandi del mondo”, riuniti al G20
di Bali. Per la verità un po’ impacciati, benché in abiti  acconci  alla situazione e cappellino 
per proteggersi dal sole, armati di zappa, hanno piantato simbolicamente un piccolo albero
di mangrovia nella Hutan Mangrove Forest.

Non è certo un bel mondo, un mondo nel quale  la certezza che si sta facendo qualcosa di buono si misura più dalle reazioni stizzite di alcuni… che dall’eventuale plauso di altri.

Però è così.

Questo vale nelle nostre piccole vite e vale ancor più per chi riveste un ruolo pubblico, come Giorgia Meloni. Qualsiasi scelta avesse fatto, sarebbe stata criticata. Chi,  mosso da poco onorevoli motivazioni, trova da ridire sul fatto che il Presidente del Consiglio abbia portato la figlioletta con sé… avrebbe trovato da ridire anche se l’avesse lasciata a casa, pur affidata in buone mani.

In pratica,  con certa stampa, con certa gente, “Come ti muovi, sbagli”.
Eppure, non mancano nel passato inopportune presenze in altri viaggi ufficiali all’estero… di “nani e ballerine” e non solo. Il classico velo pietoso dovrebbe avere ragguardevoli dimensioni per coprire la vastità di certe miserie e di certi ricordi anche del recentissimo passato.
C’è da augurarsi, invece, che la condizione di madre lavoratrice faccia sì che nel suo ruolo la Meloni possa promuovere iniziative che favoriscano veramente  anche le altre donne che devono, e vogliono, poter lavorare senza privarsi dell’irrinunciabile diritto alla maternità e all’educazione dei  figli.

A Bali, in un intervallo dei lavori, i leader del mondo hanno visitato la Hutan Mangrove Forest. Qui, con cappellino bianco e Tshirt con il logo del G20, i capi di Stato e di Governo si sono armati di zappa  e piccone e hanno piantato simbolicamente un piccolo albero di mangrovia. Al di là delle fin troppo  facili battute, questo episodio ha un profondo significato e lancia un messaggio che deve essere recepito in ogni latitudine, sulla vera salvaguardia del Pianeta, alla luce dei cambiamenti climatici, anche potenziando e arricchendo il patrimonio di piantagioni e  foreste. Si fanno tante leggi utili ma se ne fanno anche tante di dubbia utilità… farne qualcuna , utile a questo preciso scopo sarebbe il minimo.

Comunque, neppure nella sceneggiatura più ardita, l’invito alla zappa, così sovente rivolto ai politici, poteva accompagnarsi ad una scena come quella che abbiamo visto a Bali, con i ”grandi del mondo”, riuniti al G20 . Apparivano per la verità un po’ impacciati, benché in abiti  acconci  alla situazione e muniti di cappellino  salvacranio, per proteggersi dal sole, mentre  piantavano simbolicamente un piccolo albero di mangrovia nella Hutan Mangrove Forest.

Gesto altamente simbolico, come già detto, per il ruolo ecologico delle mangrovie che, per le loro caratteristiche, sono  particolarmente  adatte  a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Le mangrovie  sono molto  diffuse e crescono lungo le coste e gli sbocchi dei fiumi a latitudini sub tropicali; le loro radici, in parte aeree, in parte conficcate nel terreno, filtrano  l’acqua proveniente dai fiumi e dalle coste trattenendo i detriti, la sabbia, il  fango. L’intricata rete di radici, compatta il suolo e rallenta il passaggio dell’acqua così proteggendo le coste dal fenomeno dell’erosione.
E, dato che l’inquinamento da CO2 è il pericolo  che maggiormente incombe su  tutto il Pianeta,  queste vastissime foreste, al pari  di ogni altra foresta e piantagione, hanno anche il pregio di assorbirne  grandi  quantità.
Non un siparietto bucolico fine a sé stesso, insomma, ma un vero urgente messaggio, quello di Bali, con le piantine di mangrovia messe a dimora… una lezione, da mettere in pratica  con altrettanta urgenza anche in ogni altra latitudine, sia per limitare l’inquinamento da CO2, sia per limitare il dissesto idrogeologico. Ogni territorio, in ogni nazione,  può e deve operare in tal senso, noi per primi.

Tornando  alle critiche  “a prescindere”,  rivolte all’attuale Presidente del Consiglio,  esse sono la  dimostrazione che esiste un pregiudizio ideologico che impedisce, quandanche ci  fosse qualcosa fatta bene, di approvarla, di  condividerla, di apprezzarla.

Credo che si dovrebbero  smettere gli atteggiamenti da tifoseria, presenti sia nella maggioranza, sia nell’opposizione, per consentire un sereno svolgimento del lavoro.

Arrivati a questo punto,   i  cittadini che si dibattono in problemi  e in guai inenarrabili,   sperano  solo  che i governanti, di qualsiasi colore, lavorino bene, svolgano il loro compito con capacità e rettitudine, per il bene comune.
Altrimenti, l’invito ad andare a zappare è quanto mai d’attualità.

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