Nei giorni di sabato 23, domenica 24 e lunedì 25 settembre 2027 , si svolge la settima edizione di “Vivi il verde” , alla scoperta dei giardini dell’Emilia-Romagna” . Ideato ed organizzato dall’ IBC-Istituto Beni Culturali – della Regione Emilia-Romagna, il Festival prevede un ricco e differenziato calendario di eventi, sparsi su tutto il territorio regionale, da Piacenza a Rimini (toccando le provincie di Bologna, Ferrara, Forlì e Cesena, Modena, Parma, Ravenna , Reggio Emilia, e Rimini). Il programma prevede l’apertura ai visitatori dei più bei giardini (pubblici e privati, giardini storici, orti botanici, aree urbane verdi, giardini di ville e castelli) della Regione Emilia-Romagna), con visite guidate ai giardini, ma anche ai laboratori, con conferenze-dibattiti. Oltre alle visite guidate al “Giardino del Casoncello” a Loiano (Bologna), al “Giardino della Reggia “di Colorno (Parma), sono previste visite guidate anche al “Palazzo di Lodovico il Moro” a Ferrara(con il suo splendido labirinto), alla “Fondazione Magnani Rocca” a Mamiano di Traversetolo (Parma) , alla Rocca di Vignola” , dove la guida è il direttore del “Centro Documentazione della Fondazione di Vignola”, Dottor Achille Lodovisi.
La visita guidata alla Rocca di Vignola , intitolata “IL VERDE SIMBOLICO” è prevista per le ore 15,30 di sabato 23 settembre 2017, con ritrovo-appuntamento in Piazza dei Contrari, 4 di Vignola.
Da sottolineare che le pareti della Rocca di Vignola mostrano un piccolo ma affascinante campionario degli archetipi degli alberi , dei fiori e di tutto l’universo verde secondo la cultura e la sensibilità umana e filosofica-artistica di 600 anni fa. Dalla Rocca sarà poi possibile uscire e , con l’ausilio di fotografie dei primi del 900, ricostruire un breve percorso all’insegna dell’universo verde circostante l’edificio e potere vedere-apprezzare quanti e quali cambiamenti ha avuto questo universo verde .
Va sottolineato che da sempre gli alberi , i fiori e tutto l’universo verde, hanno assunto in sé un ricchissimo catalogo di valori simbolici, come il particolare degli alberi della Sala dei Cani nella Rocca di Vignola (vedi immagine riprodotta in calce all’articolo)
Per parlare di alberi, ricordiamo la filastrocca della canzone di Sergio Endrigo “ Per fare un albero ci vuole un seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole un fiore” . Gli alberi (sottolinea Padre Enzo Bianchi) “ allineati in filari o disseminati sulle colline, si offrono come compagni della nostra vita: sta a noi frequentarli , imparare a ad ascoltare il loro profumo e le loro voci, guardarli a lungo, ciascuno nella sua unicità e tutti insieme nel loro stare accanto con la fronde intrecciate… meritano affetto. L’albero vive un’alleanza tra vita e morte differente dalla nostra: è possibile, per esempio, che la morte colpisca una o più fronde, persino un insieme di rami, senza che muoia l’intera pianta… morire a pezzi… altre volte nel silenzio si odono strazianti scricchiolii , segnale che anche per loro il curvarsi può essere doloroso”.
I fiori sono altrettanto (anzi, ancor più) affascinanti e interpretano –rappresentano il simbolismo floreale. In proposito , si dice che la moglie di un ambasciatore inglese in Turchia, Lady Mary Wortley Montagu, nel 1718, abbia sottolineato che i fiori possono avere un significato e “raccontava” che “ le donne dell’harem di Costantinopoli (sorvegliatissime) hanno ideato un linguaggio dei fiori per comunicare con l’esterno. Il simbolismo floreale è presente nei pittori Preraffaeliti (come Dante Gabriel Rossetti in “Lilith” del 1868) che utilizzano il simbolismo floreale nei loro quadri ricchi di riferimenti mitologici; è presente nei Vittoriani, i cui fiori custodivano un linguaggio segreto (e gli amanti se ne servivano per scambiare messaggi d’amore) Forse il fiore che interpreta al meglio il simbolismo floreale è la rosa . Miti e leggende e poemi sono dedicati alla rosa, ritenuta in origine bianca, Poi , in seguito, ha vestito altri colori, il rosso, soprattutto (simbolo dell’amore-passione). Si dice che il sangue versato per i motivi più diversi , abbia colorato la rosa (da bianca) in rosso. Tra le leggende, ricordiamo quella che vede Venere (la dea dell’amore e della bellezza. La greca dea Afrodite) pungersi un piede per sottrarre all’ira di Marte l’amato Adonis, che si nasconde in un boschetto di rose. La venerazione dei turchi per la rosa nasce dalla convinta credenza che questo fiore sia nato dal sudore del profeta Maometto. Per questo, quando trovano una rosa per terra, si affrettano a raccoglierla e dopo averla baciata con rispetto, la mettono al riparo per preservarla da qualsiasi profanazione. Galanti, gli indiani fanno nascere la rosa da un sorriso di voluttà e un poeta latino ipotizza che possa essere caduta dalle chiome di Aurora, intenta a pettinare i suoi capelli, angelo dei fiori. La simbologia floreale è diffusissima e si applica a moltissimi altri fiori. Tra questi, la pervinca, la violetta dei maghi, amata dai Celti e da Jean-Jacques Rousseau (che la piantò in modo seriale) . Resistente e generosa è il simbolo botanico di un legame che dura nel tempo. Cresce spontanea un po’ dovunque. I Celti la onoravano come pianta sacra (ancora oggi, nel Nord della Francia è chiamata violette des sorciers cioè violetta degli stregoni) . Alla pervinca si è sempre guardato come ad una pianta che ha il potere di legare, tanto nella vita quanto nella morte : pare che i fiori di pervinca venissero sparsi davanti agli sposi ma anche intrecciati in corone sul collo dei condannati a morte, nelle antiche terre di Albione .
Ma il massimo del simbolismo di piante e fiori, lo riscontriamo nel labirinti, che sono simboli filosofici, religiosi e pagani, pregni di fascino e significati. Rappresentano il desiderio di perdersi per poi ritrovarsi. Il più grande (e tra gli ultimi a prendere vita) è il Labirinto della Masone di Fontanellato , che l’editore sopraffino ed intellettuale-esteta Franco Maria Ricci (con la collaborazione degli architetti Pier Carlo Bontempi e Davide Dutto) ha creato ispirandosi al racconto “Il giardino dei sentieri che si biforcano” dello scrittore argentino Jorge Luis Borges E’ un labirinto a forma di stella dove il bambù (sono presenti oltre 200.000 piante, di 20 specie diverse) è l’essenza, quel bambù che assorbe molta anidride carbonica e non si spoglia neanche d’inverno. Ricorda quello che secondo Borges è il più ampio labirinto del mondo, il deserto. Qui si estende per oltre 3 chilometri e costituisce un meraviglioso parco culturale con cinquemila metri quadrati di spazi, dedicati alla cultura , con un museo che ospita una collezione permanente (con oltre 500 opere d’arte e la biblioteca di “Franco Maria Ricci” e delle sue edizioni d’arte, con duecentomila libri, tra i quali tutte le opere editoriali sia di Giambattista Bodoni,
sia di Alberto Tallone).