Oggi me ne stavo bel bello al Cambio, seduto, privilegio a pochi concesso, al posto del Conte di me assai più illustre.
Dopo un eccellente pranzo, mentre sorseggiavo un calice di barolo chinato e degustavo qualche pralina dell’eccelso Peyrano, leggevo
Leggo con la dovuta concentrazione e, terminato l’articolo, sfoglio le pagine centrali: un altro titolo attrae l’attenzione: si parla di seicento “volanti” ferme per avaria a Roma. Seicento su duemilacinquecento: circa un quarto, per i deboli in aritmetica. Non possono essere ritirate per mancanza di fondi. Le officine, stanche di lavorare a ufo, fanno scattare il diritto di ritenzione.
Comincio a preoccuparmi leggermente. Di là dalle questioni di ordine bassamente politico e/o di casacca, un quarto di auto della Pubblica Sicurezza di Roma ferme per mancanza di fondi mi dànno un po’ da pensare. Lascia perdere, mi sono detto, ci penserà il Genio di Scandiano.
Egli è anche professore, è stato anche al Festival dell’Economia a Trento dove ha ricevuto un’ovazione, numerosi peana e “ole” di tripudio a bizzeffe dai suoi fans[2]. Ha perfino destituito il comandante della Guardia di Finanza per manifesta incapacità; Egli risolverà senza dubbio anche questo piccolo problema.
Riacquisita la fiducia, ritorno in prima pagina.
Un occhiello recita: “Casarini: via
Pare che i sorci nostrani, uniti a quelli greci, fossero in prima linea, scrive
(Non si turbino i lettori che smarriscono il filo logico del discorso e non riescono più a capirne il senso, finendo nei pasticci: ho pronto un corso di formazione ad personam per spiegare questi passaggi un po’ostici.)
Il fraterno ed amabile consiglio squittito, penso tra me, dovrebbe preoccupare non poco il Genio per eccellenza e gli intelligentoni del girotondo governativo.
Invece Egli, con un guizzo dell’intuito che solo le persone geniali posso avere, ha capito che occorre “dare il via alla zona rossa o saranno guai”.
Riflette rapidamente e condensa il frutto del superno pensiero più o meno così:
“State calmi e continuate nei girotondi. Decido io che sono adulto. Bisogna lasciare campo libero a topi, sorci e pantegane affinché possano liberamente esprimere le loro idee libertarie. Affinché possano dare una mano ai compagni amministratori della Campania a risolvere il problema della loro immondizia, incendiando qualche cassonetto. Affinché possano divertirsi accendendo qualche falò con i vili status symbol dell’odiata borghesia, o distruggendo qualche vetrina. In fondo che male c’è?
Insomma diamo il via alla zona rossa affinché pianifichi qualcuna di quelle pacifiche manifestazioni che sono regolarmente apparecchiate per tenere sveglia l’attenzione della gente sui problemi del mondo, sulla fame, sulla sete, l’aria, il clima, sulle foche monache, le balene, i grilli, i cercopitechi, etc. etc. “
Ecco in parte il pensiero condensato del geniale Professore.
Le uniche specie di cui nessuno sembra volersi curare sono, ahimé, le pantegane. Eppure non sarebbe poi tanto difficile. Curarsene intendo.
E le seicento “volanti” in avaria a Roma?
“Che ri-man-ga-no pu-re in of-fi-ci-na, – sentenzia il Genio di Scandiano, e scandisce come solo lui sa fare – in fondo a che servono? A consumare inutilmente benzina. Io devo dare il via alle zone rosse! La decisione è presa, indietro non si torna!”.
[1] La Stampa
[2] Ieri il premier è stato contestato nell’ultimo dei luoghi dove sarebbe dovuto accadere: nelle aule in cui si sta svolgendo il Festival dell’Economia di Trento, un evento diventato, al suo secondo anno, un esempio di quanto grande sia lo spazio in Italia per luoghi dove si discute con serietà di cose serie. Il Comitato scientifico è coordinato da Tito Boeri, economista che guida anche l’agguerrito gruppo di esperti raccolto intorno al sito