Matteo Salvini aggredito a Bologna dai soliti violenti dei centri sociali.
Una consigliera comunale della Lega, Lucia Borgonzoni, presa a schiaffi, e la sinistra democratica condanna, ma con i dovuti distinguo. Ad esprimere solidarietà alla rom che ha preso a schiaffi la rappresentante leghista è Amelia Frascaroli, assessore comunale ai servizi sociali, che giustifica la cosa con il fatto che uno può perdere la pazienza.
Di conseguenza, nel 1920 quando le squadracce rosse assalivano gli ufficiali ed ex combattenti e questi ultimi reagivano, cosa significava? Voleva dire che avevano perso la pazienza? Complimenti assessore! Lei ha scoperto il lato oscuro della storia, in quanto molti ufficiali e reduci aderirono al fascismo. Però, che dal candidato di sinistra a guidare la regione Emilia Romagna, Stefano Bonacini, non arrivi una condanna dell’aggressione, ma una condanna all’aggredito facendolo passare per provocatore, questo la dice lunga sulla forma mentis dell’uomo che dovrà guidare una regione.
In altre parole, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Si, perché sotto-sotto queste persone rimpiangono i tempi di Baffone, al secolo Stalin. Dopo queste affermazioni, c’è poco da stare allegri: se vince Bonaccini, com’è prevedibile, sappiamo cosa ci aspetta. Matteo Salvini può piacere o meno, può dire cazzate o cose giuste secondo la mente di chi lo ascolta. Non ultimo però, rappresenta 1.686.556 (6,16%) di elettori alla ultima tornata elettorale delle europee. Quindi, una fondamentale aggressione a queste persone.
Fare informazione non è facile: in molti casi si tende a minimizzare o dare un colpo al cerchio e una alla botte per non alzare la tensione. E questo, va bene! Ma ignorare il clima che si sta surriscaldando, e non parliamo di quello del pianeta, è riportare le lancette del tempo indietro agli anni settanta, e non bisogna sottovalutare la cosa.
Si iniziò a Valle Giulia, con bastoni e spranghe, e si fini con le pistole e le bombe sui treni. In quel periodo madri e padri che avevano i figli schierati a destra o a sinistra, se questi ultimi ritardavano nell’orario canonico del rientro a casa, si agitavano e cominciavano a guardare fuori dalla finestra. Se poi suonava il telefono, per chi lo possedeva, diventava un motivo d’apprensione. Non si fa la conta dei giovani morti a sinistra o a destra: le lacrime di una madre che ha perso un figlio a causa degli opposti estremismi, hanno lo stesso dolore.
La storia si ripete. Se il primo ad essere aggredito è il leader di un partito, poi toccherà anche al militante che distribuisce il volantino o attacca un manifesto. Anche nei commenti dei politici sull’accaduto c’è un senso di deja vu. Leggete quelli di Fabrizio Cicchitto e di Carlo Giovanardi: il primo un ex PSI, il secondo un ex DC. Uguali a quelli espressi dai loro partiti di appartenenza negli gli anni ’70, che, a scopi elettorali, negavano l’evidenza.
A complicare le cose ci si è messo anche Roberto Calderoli che, sull’onda emotiva dell’aggressione a Salvini, ha detto delle frasi che ricordano un discorso di Giorgio Almirante a Firenze relativo alle continue aggressioni subite dai ragazzi del Fronte della Gioventù. Solo Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha dato piena solidarietà a Salvini.
Siamo ancora in tempo a fermare questo ritorno al passato? Non so! Una cosa è certa: attualmente la violenza, e non solo quella verbale, viene solo da una parte. Questo mi porta a pensare a una certa strategia. Strategia, della tensione?
Piena solidarietà al giornalista ferito.