Accettate o subite, le parole di De Luca sono inaccettabili

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De Luca non è una scheggia impazzita, ma è organico al Pd, maggiore partito di governo e non basta disconoscerne a parole i metodi o ritenere di mantenere le distanze, come fa Renzi, soltanto perché non parla dallo stesso palco. Rivela un metodo, accettato o subito, nel quale la clientela è strumento politico legittimato e sostenuto.

 


L’intervento di Vincenzo De Luca, governatore della Campania, davanti a duecento amministratori della sua regione favorevoli al SI referendario, evidenzia il cancro della politica italiana, denunciandone la povertà culturale e l’arroganza. Bastano, come esempio, le poche frasi rilanciate dai media: “Abbiamo fatto una chiacchierata con Renzi. Gli abbiamo chiesto 270 milioni di euro per Bagnoli e ce li ha dati. Mezzo miliardo per la Terra dei fuochi e ha detto sì. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Sono arrivati fiumi di soldi: 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli… Che dobbiamo chiedere di più?”.

“Dobbiamo parlare con i nostri riferimenti. Il mondo delle imprese. Gli studi professionali: utilizzeremo i fondi europei per finanziarli, non l’abbiamo mai fatto in Campania.  Il comparto della sanità: questa qui non è la Toscana, qui il 25% è dei privati, migliaia di persone, Io credo, per come ci siamo comportati, che possiamo permetterci di chiedere a ognuno di loro di fare una riunione con i propri dipendenti e di portarli a votare”.

Loda anche il sindaco di Agropoli Franco Alfieri (non candidato alle regionali perché impresentabile e ugualmente da lui promosso a consulente con delega alla agricoltura e alla pesca): “Prendiamo lui, notoriamente clientelare, Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, razionale come Cristo comanda. Ah che cosa bella!”.

Registro la prima reazione di Renzi: ”Quei metodi non sono i miei”, da liquidare come irricevibile se arriva dal primo ministro e segretario del Pd, cui va attribuita la responsabilità della candidatura di De Luca.

Lasciando da parte  il disappunto di vedere i soldi di tutti noi concessi con tanta leggerezza alla Campania,  mi domando su cosa stia dietro al De Luca, sicuro che le aziende accetteranno di collaborare ‘per come ci siamo comportati’? e mi stupisco che questa pericolosa e scivolosa sponda sia rimasta in secondo piano nella vicenda. Può rivelare un impegno totale a favore del sistema produttivo, oppure un sistema in bilico fra lobbismo e malaffare.

De Luca non è una scheggia impazzita, ma è organico al Pd, maggiore partito di governo e non basta disconoscerne a parole i metodi o ritenere di mantenere le distanze, come fa Renzi, soltanto perché non parla dallo stesso palco. Rivela un metodo, accettato o subito, nel quale la clientela è strumento politico legittimato e sostenuto. Se accettato, la rottamazione ha per protagonisti gli stessi rottamandi nel perfetto gattopardismo; se subito, non serve, per paura di fare vedere la casa sporca, nascondere la polvere sotto il tappeto.

Quale prezzo pagheremo, come Italiani, di fronte all’ennesima delegittimazione delle sue istituzioni? Qualcuno invoca la Magistratura e questa seguirà eventualmente il suo corso; ma la politica deve essere sempre giudicata in primis dalla politica, ovvero da noi cittadini; siamo noi ad assolverli o condannarli quando andiamo alle urne.

Ma forse in Italia vittime e carnefici sono complici.

 

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