Aboliti i Referendum pero’… li stiamo preparando

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Tutti sappiamo della loro abolizione, ma ancora dal Ministero agli uffici elettorali degli ottomila comuni non sono arrivate comunicazioni in merito e da oggi, perciò,  cominceranno a muovere la macchina organizzativa per le affissioni dedicate e via dicendo perché ci sono tempi e procedure da rispettare rigorosamente. 


Davvero prende la stanchezza e la sfiducia che non riusciremo mai ad essere un Paese normale e un motivo c’è: quando scopriamo errori, lacune, mastodontiche assurdità non li trasformiamo in opportunità per modificare la struttura dello stato affinché non si ripetano. Prendiamo ad esempio i referendum. Tutti sappiamo della loro abolizione, ma ancora dal Ministero agli uffici elettorali degli ottomila comuni non sono arrivate comunicazioni in merito e da oggi, perciò, cominceranno a fare gli straordinari previsti nei periodi di consultazione elettorale, cominceranno a muovere la macchina organizzativa per le affissioni dedicate, con la predisposizione dei grandi pannelli e via dicendo perché ci sono tempi e procedure da rispettare rigorosamente. Sono spese rimborsate dal Governo agli enti locali, ma se i Referendum non si faranno, pagherà lo stesso o dovranno farsene carico i già depredati comuni? In ogni caso pagheremo noi, però si creerà caos e difficoltà, anche perché se un ufficiale di stato civile non inizia l’iter, rischia in proprio. Sarà l’ultima volta? Non ci spero più.

A proposito dei tabelloni, possibile che si debbano predisporre spazi che rimarranno in gran parte desolantemente vuoti perché i candidati, i movimenti, i partiti, i comitati o i gruppi fiancheggiatori non hanno soldi o li destinano diversamente? Ma allora, perché fanno domanda di averli? Buon senso pretenderebbe una norma per punire chi chiede soltanto perché non costa niente. Invece ogni volta si ricomincia da capo, incapaci di maturare, di cambiare cioè i nostri comportamenti in base all’esperienza acquisita.

Prendiamo un altro caso. C’è un contenzioso del Comune di Torino con il Governo, avviato dai tempi del sindaco Fassino,  per riavere 61 milioni del Fondo perequativo Imu-Ici. Gli hanno dato ragione il Tar e il Consiglio di Stato, ma il sottosegretario Maria Elena Boschi risponde picche all’Appendino.  Non m’interessa sapere chi nel caso specifico abbia ragione, ma che due sentenze non vengano applicate mi sembra davvero il segnale di una maionese impazzita. Non è il primo caso di contenzioso dovuto al fondo perequativo. Forse si poteva intervenire e sanare la situazione per tutti invece che procedere a trattative singole come è stato fatto per Lecce.

So che sono mali antichi, sovrastrutture e sovrossi al corpo dell’Italia difficili da superare e l’unica strada è, piano piano, con i tempi necessari non per inventare uno spot televisivo, ma modificare la struttura della nostra organizzazione sociale.

Non credo ce la faremo mai.

 

 

 

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