Ammetto di essere stato imprudente.
Trasgredendo, per rispetto e simpatia, alla regola ferrea che mi son dato, ho risposto al gentile commento inviato al precedente articolo dai figli di Giovannino Guareschi e, sull’onda di un colpevole ottimismo, scrissi:
“… Credo anch’io che questa ricorrenza abbia connotazioni diverse da quelle del passato, se non altro perché si è evitato di mancare di rispetto a Vostro padre.” (1)È trascorso meno di un mese e un tizio (2), di mestiere regista, non ha resistito all’impellente necessità ed ha emesso dalla narice centrale il suo pensiero: «… ho tagliato la parte non pasoliniana del lungometraggio “La Rabbia” (3)per fare un favore a quel razzista di Guareschi».
Naturalmente i soliti quacquaraquà (4)che scrivono sui giornaloni hanno battuto le manine, disquisendo, motivando, assentendo.
Con altrettanta naturalezza considero e affermo che non vale la pena di sottrarre tempo prezioso a voi e a me stesso per esporre le motivazioni di codesta scelta da parte del tizio. Del resto non è questo il punto nodale.
La rabbia della cosiddetta intellighenzia nei confronti di Guareschi non si sopisce neppure dopo mezzo secolo e quell’insulto, che qualifica impietosamente la statura culturale sia di chi lo ha emesso, sia delle sue plaudenti scimmiette, ritorna al mittente con elevati interessi.
Si potrebbero aggiungere molte altre considerazioni, ma ciò significherebbe attribuire al tizio un’importanza che non gli è dovuta e, soprattutto, si rischierebbe di precipitare al suo livello.
Non rimane che la necessità impellente di proteggersi dall’aria rancida esalata dal tizio. Purtroppo les idiots savants (5)e i quacquaraquà del castello di carta e di celluloide sono ostinatamente allettati da questo esercizio aerobico.
Lasciamoli degradare ancora un po’, finché dureranno le sovvenzioni statali, parastatali, e quelle occulte.
Poi verrà il giorno in cui la razza dei trinariciuti (a proposito di razzisti) scomparirà definitivamente.
Allora l’aria sarà meno maleodorante, più lieve.
(3) Lungometraggio prodotto nel
(4) Quacquaraquà (o quaquaraquà) s. m. e f. [voce fonosimbolica, che ricorda il verso delle oche: cfr. quacquarare]. – Voce siciliana, ma diffusa anche altrove, con cui si allude genericamente a chi parla troppo, quindi chiacchierone (e, nel gergo della mafia, delatore), o anche a persona alla cui loquacità non corrispondono capacità effettive, e perciò scarsamente affidabile: “l’umanità… la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà” (L. Sciascia). http://www.treccani.it/site/lingua_linguaggi/consultazione.htm . Persona priva di qualsiasi dignità, inutile a sé e agli altri. – D.I.R.
(5) ?Les idiots savants: gli idioti sapienti sono quei soggetti che, pur soffrendo di qualche grado, anche grave, di ritardo mentale, a volte associato a turbe psichiche, mostrano in qualche settore un’abilità che spicca per essere in contrasto col basso livello dell’intelligenza. Spesso sfruttano tale capacità per millantare intellettualismo à la page e occupare posizioni di rilievo. http://www.edizionisic.it/CITYMALA1-05-GM.htm