A pensar male si fa peccato …

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… ma spesso s’indovina.

Non ricordo quale personaggio l’abbia detto per primo: un filosofo? Un calciatore? Un comico? Un uomo politico? Ma un fondo di verità credo che ci sia.

Vi racconterò una storia, breve breve.

Un tizio, di nome Carneade, va in un Paese lontano lontano, dove si dice vi siano molti rischi e popolazioni minacciose. Perché ci vada non è dato saperlo: desiderio di avventura? Desiderio di conoscenza? Desiderio di fama? Amore per la fotografia? Desiderio di denaro?

O piano preordinato?

Dopo un periodo di permanenza non definibile, utile per prendere i dovuti contatti e raggiungere i necessari accordi per gettare le basi del piano, Carneade invia un messaggio allarmante con il cellulare:

           Mi hanno rapito – fa in tempo a dire il poverino. Le coordinate però non riesce a comunicarle.

Un po’ strano che gli sia stato lasciato in mano il cellulare e che abbia potuto utilizzarlo, non credete?! (Saranno stati i miracoli determinati dalla capacità di dialogare).

Carta stampata e televisioni non parlano d’altro. Del Carneade in questione si viene a sapere tutto: appartenenza politica, simpatie, viscerale amore per il Paese lontano lontano, apostasia e nuova appartenenza religiosa.

Chi sia stato a “rapire” il tizio non si sa. Gli stessi Taleban, brava gente del posto, affermano di non essere coinvolti.

Mamma , papà, sorelle, compagna, zii, cugini e compagni del tizio lanciano appelli. Tutti appaiono in tv, tutti dicono la loro, contriti, preoccupati (non troppo), ma sorridenti e fiduciosi. E ognuno esprime il suo proclama davanti a telecamere e microfoni: oh com’è bravo Carneade, oh com’è buono Carneade, oh come vuol loro bene Carneade (intendonsi per “loro” gli abitanti minacciosi del Paese lontano lontano), …

Trascorrono le settimane e puntualmente, ogni giorno, siamo tenuti al corrente degli sviluppi. Con professionale discrezione gli alti detentori del potere nelle conferenze rilasciano dichiarazioni ambigue e criptate: chi deve intendere, intende. Un sindaco, visto che le fiaccolate sono troppo anonime, fa appendere la gigantografia di Carneade alla balaustra del balcone.

Una trasmittente araba assai discussa per sospetta connivenza con il terrorismo islamico, invitata a Piacenza proprio in questi giorni (ma guarda i casi della vita a volte!), per risciacquare la propria immagine e promuoverla presso i compagni, lancia a sua volta un appello per la liberazione del tizio.

Poco dopo manco a dirlo, prima che il passato di verdura si raffreddi, il tizio, previa telefonata, sempre via cellulare, preannuncia la propria liberazione. Un fatto sovrannaturale, peraltro già verificatosi in passato, per gente della stessa matrice politica, con medesimo cliché.

E così:

  • Parenti, compagni e compaesani hanno avuto il loro momento prolungato di presenza gloriosa su tv, radio, carta stampata.
  • Gli alti detentori del potere, i politici in genere, i sindaci, sia del paesello natio sia della Capitale, hanno potuto fare i loro proclami, beandosi della felice conclusione.
  • Il responsabile del ministero degli esteri gongola, si compiace e si congratula con il responsabile dei servizi.
  • Il responsabile dei servizi, che aveva sentito tempo fa odore di bruciaticcio, può gongolare e manifestare la propria soddisfazione.
  • I cosiddetti “rapitori” hanno avuto la loro fetta di torta, senza dover fare fatica alcuna.
  • L’emittente araba in viaggio di promozione a Piacenza appare essere la fautrice della “liberazione”, traendone i meravigliati complimenti del popolo con il lieve difetto al naso.
  • Anche l’agenzia di appartenenza del Carneade ha potuto godere di una buona dose di pubblicità gratuita in buona parte del globo.
  • Il Carneade rientra in Italia a bordo di un aereo “ad personam”, opportunamente e subitamente posto a disposizione. Può così raccontare, trionfante e sorridente, di essere stato tenuto segregato, al buio, per tutti quei giorni, ed anche incatenato, poverino. Ma dice di essersi consolato con la lettura del suo “”libro”” preferito. Avrà avuto una pila tascabile.
  • Tutti, ma proprio tutti, avuta la loro parte, hanno fatto un bel girotondo.

Gli unici gabbati siamo noi che, oltre a doverci sorbire queste storie sovrannaturali, paghiamo le spese del soggiorno del tizio e di tutta l’operazione.

Ovviamente si tratta solo di pensieri malvagi …

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