Fa parte di qualche gruppo organizzato?
Adesso non più, per anni sono stato in un gruppo.
Cosa le ha fatto cambiare idea?
La famiglia. Prima vivevo per il calcio, mi incontravo con gli altri ultras, che sono e restano anche amici. Pensavo al Modena ogni giorno, da noi si diceva “ultras 7 su 7”. Adesso ho un bambino, in curva vado ancora e mi muovo anche in trasferta ma non faccio parte del progetto Curva Sud.
Cosa ne pensi di ciò che è accaduto a Catania?
E’ accaduto ciò che prima o poi ci si doveva aspettare. Quando ti scontri con la polizia è una cosa che devi mettere in preventivo. Il lancio di oggetti sia da una parte che dall’altra è normale. Purtroppo, e lo dico senza volermi attirare la benevolenza di qualcuno, è morto un poliziotto. Alla sua famiglia posso fare le mie condoglianze, ma non dimentichiamoci che sono morti anche dei tifosi per colpa dei poliziotti.
Non siamo grandi conoscitori, ci spieghi?
Stefano Furlan di Trieste. Aveva 20 anni, venne portato in Questura dopo degli incidenti allo stadio. Lo malmenarono a tal punto che la mattina dopo mori per un emorragia celebrale. Venne fatto un processo, ma di questo non si mai parlato.
Ci spiega questo odio per la polizia?
Non è un odio a prescindere. Negli anni maturi la convinzione che con la polizia non puoi dialogare serenamente. Ci sono poliziotti che hanno la nostra stima, ma non saranno mai alleati perché il loro lavoro è diverso dal nostro fine che è quello di poter sostenere la squadra come meglio crediamo. In più, soprattutto in trasferta, veniamo considerato carne da macello. Arrivi in una città ospite, ti tengono fermo al casello delle ore, ti scortano dentro lo stadio magari offendendoti e manganellando. Sia chiaro, non è la regola ma mi è successo tante volte.
Qualcuno ha detto che è contento per la morte del poliziotto.
Io non lo sono, non posso esserlo perché adesso pagherà il movimento ultras, quello sano, quello che mette davanti a tutto la squadra, che organizza iniziative sociali, quello che colora gli stadi. Per colpa di teppisti il nostro mondo rischia di scomparire.
Non vorrà farci credere che siete tutti bravi.
Non ho mai detto questo. Le spiego: quando un ultras combina guai ci mette la propria faccia. Se viene diffidato si sobbarca un processo, spende soldi, va in questura a firmare anche tre volte durante la partita. Noi ci prendiamo le nostre responsabilità, sappiamo che infrangiamo la legge e ne paghiamo le conseguenze in modo consapevole. Esiste una parte della società italiana che sgarra ma non paga. Che differenza c’è tra un ultras e un evasore del fisco? Noi paghiamo, qualcuno è anche finito in carcere, invece chi fa reati magari meno violenti ma più dannosi per la socialità resta impunito. Adesso è partito un processo mediatico agli ultras, fatelo pure, ma non crediate che distruggendo questo movimento finirà la violenza. Anche quando non c’erano gli ultras sugli spalti ci si picchiava. Poi spiegatemi voi: se un ragazzo picchia un altro ragazzo in discoteca la cosa più grave che rischia è quello di essere buttato fuori dal locale, mica va a firmare in questura tutti i sabati sera e non viene neppure processato o arrestato.
In Inghilterra però la violenza è stata debellata, allo stadio non ci si scontra più.
Non crediate che gli incidenti non avvengano più. Succedono lontano dallo stadio, magari nei pub a 300 metri. Se la regola deve essere occhio non vede problema non esiste, allora in Inghilterra hanno capito tutto. Io però non credo che sia stato risolto un granchè. E’ vero che adesso allo stadio sono tornate le famiglie, e non posso che rallegrarmene, ma se discutiamo di violenza allora gli hooligans non sono scomparsi, questo sia chiaro.
Ma ci spiega perché uno deve andare allo stadio per fare incidenti?
E’ sbagliato partire da questo presupposto. Allo stadio si va per vedere la partita e per sostenere la propria squadra. Poi gli incidenti sono un corollario che nel 90% delle gare non esiste. Quando ci sono hanno un valore campanilistico, magari ci sono degli sgarri da regolare. Le faccio un esempio: con i bresciani c’è una rivalità che dura da quasi 30 anni, ogni volta che le squadre si affrontano il rischio incidenti c’è perché nella nostra mentalità il contatto fisico, la sottomissione dell’avversario è un valore. Però voglio anche sottolineare che sia noi che i bresciani abbiamo una mentalità ultras, ossia non usiamo coltelli, non rompiamo auto, non tocchiamo la gente cosiddetta normale. Una scazzottata non mi sembra una cosa drammatica.
Che soluzioni proporrebbe per ridurre la violenza?
Credo che si debba cercare di capire le esigenze degli ultras. Le pare che per andare a vedere una partita in un campetto di provincia, magari su una tribuna in tubolare e con il rischio di prendere la pioggia, io debba spendere 15 euro? Le pare che io debba essere perquisito in ogni parte del mio corpo? Le pare che ogni volta debba fare attenzione a come parlo con un poliziotto, all’estero sono cortesi qui ti trovi quelli che ti ridono in faccia ti dicono “che cazzo sei venuto a fare qua? Se vogliamo ti apriamo il culo”. In più sarebbe interessante creare un filo diretto con le forze dell’ordine dove poter spiegare i nostri problemi e magari cercare di andare incontro alle loro esigenze. Non sono un bigotto che dice che questo rapporto non può esistere, ma se noi facciamo un passo è necessario che anche dall’altra parte ne venga fatto uno.
Contrario o favorevole alla sospensione dei campionati?
Assolutamente contrario. Togliere il calcio è come darla vinta ai teppisti. Adesso chi va allo stadio solo per fare casino prenderà forza: hai visto che siamo in grado di far sospendere i campionati.
Ma i teppisti voi li conoscete, perché non siete i primi a denunciarli?
Perché non è compito nostro farlo. Ognuno si prende le proprie responsabilità, noi vigiliamo in curva e questi teppisti in curva non fanno caos, sulla strada noi non possiamo fare nulla.
Esistono i rapporti ultras-società?
Le parlo di Modena. Qui non esistono: biglietti gratuiti non se ne sono mai visti e neanche soldi. Poi possiamo dire che i dirigenti li conosciamo, ci fermiamo a parlare con loro, ma poi non esiste un rapporto diretto e funzionale alle nostre esigenze.
E la politica negli stadi, è un bene o un male?
Dove c’è un aggregazione di giovani la politica c’è perché è parte integrante della nostra vita sociale. Ci sono piazze in cui il credo politico è insito nella vita delle persone e ovviamente viene esposto anche in curva. Modena è una città di sinistra, la politica in curva, soprattutto negli anni ’80, esisteva e si faceva attivamente. Era una cosa normale. Adesso Curva Sud ha deciso di essere apolitica e io condivido questa scelta. Non essere politicizzati può essere una modo per evitare che i media strumentalizzino la curva. Poi però quando si va in trasferta di politica se ne parla, come del resto fate voi di Bice oppure si fa al bar.
Continuerà ad andare in curva?
La morte di un poliziotto non me lo impedirà. La curva è un microcosmo a cui non so rinunciare. Venite anche voi e provate a capire di persona cosa significa vivere 7 su 7